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Addio alle carni - Oltre la Specie

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I danni collettivi del<strong>la</strong> zootecnia<br />

La legge 531 del 1992 getta un occhio distratto sulle lunghe agonie dei pesci. Obbliga<br />

in effetti a tenerli – nei mercati, sui banchi di vendita eccetera – nelle “condizioni<br />

più idonee al<strong>la</strong> sopravvivenza”. Norma assolutamente disattesa. Nul<strong>la</strong> è previsto per<br />

i metodi di soppressione.<br />

Tutte le leggi implicano sanzioni per i contravventori, ma così modeste da far ritenere<br />

più conveniente una sistematica vio<strong>la</strong>zione.<br />

Tuttavia è importante che chi vi assiste ricorra al<strong>la</strong> azienda sanitaria locale o all’autorità<br />

di polizia.<br />

40.000 miliardi: costi normali...<br />

In Occidente i prodotti animali – carne, <strong>la</strong>tte, uova - costano troppo poco. Ma questo<br />

non è conveniente, poiché porta a un circolo vizioso di: acquisti e consumi eccessivi,<br />

produzione gigantesca, malsana e sovvenzionata per star dietro al<strong>la</strong> domanda,<br />

e così via all’infinito.<br />

Se il settore zootecnico si trasformasse quantitativamente e qualitativamente nel<strong>la</strong><br />

direzione del<strong>la</strong> sostenibilità, i prezzi dei re<strong>la</strong>tivi prodotti sarebbero doppi o tripli.<br />

Quel che i consumatori credono di risparmiare pagando poco i prodotti animali<br />

grava sul<strong>la</strong> collettività: sotto forma di sostegni al<strong>la</strong> filiera zootecnica, per “aiutar<strong>la</strong>” a<br />

produrre molto a bassissimi costi, e garantire <strong>la</strong>uti profitti ai grossi produttori e<br />

commercianti. Senza considerare i giri di miliardi illeciti nel business del<strong>la</strong> zootecnia<br />

criminale, con false macel<strong>la</strong>zioni, vendita di <strong>carni</strong> infette, <strong>alle</strong>vamenti e macellerie acquistate<br />

con proventi illeciti, evasione fiscale, frode, truffa: un mondo sommerso di<br />

sangue e soldi.<br />

In Europa come altrove, le aziende agricole più intensive sono le più sovvenzionate,<br />

in proporzione agli ettari, ai raccolti e agli animali posseduti; mentre ai produttori di<br />

aree marginali vanno briciole.<br />

Nel 1999, su un totale di spese europee annue di 40.460 Euro – più di 80.000 miliardi<br />

- destinate all’agricoltura, al settore zootecnico (<strong>carni</strong> delle diverse specie, <strong>la</strong>tte)<br />

è andato il 23,3%. Una cifra a cui va aggiunta buona parte di quel 44,2% del sostegno<br />

comunitario ai seminativi (cereali, semi oleosi, proteaginose), i quali sono soprattutto<br />

destinati all’alimentazione animale. Si può così calco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> cifra di circa<br />

40.000 miliardi all’anno a titolo di incentivi al<strong>la</strong> zootecnia d’Europa. Follemente<br />

spesi, direbbe una saggia mucca. Per l’Italia, che ha una vocazione produttiva mediterranea<br />

in cui mal si inserisce <strong>la</strong> zootecnia dei grandi numeri, il sostegno comunitario<br />

al settore <strong>alle</strong>vamenti e ai seminativi re<strong>la</strong>tivi si può stimare intorno ai 2.600 mi-<br />

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