individuo e insurrezione - Autistici
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Guido Durante<br />
Parlare dei “liberi” equivale a parlare dei giovani hegeliani più<br />
radicali e anticonformisti, più tardi criticati aspramente da K.<br />
Marx. Cito qualche nome: B. Bauer, A. Ruge, F. Mejer, K. F. Köppen,<br />
F. Engels li frequentò per un breve periodo.<br />
Ma ora ritorniamo a Il falso principio della nostra educazione.<br />
Lo spunto preso da Stirner come riferimento iniziale per lo sviluppo<br />
delle sue considerazioni sull'educazione è un libro, uscito<br />
nel 1842, di un certo professore Theodor Heinsius, dal titolo<br />
molto articolato e programmatico: «Concordato tra la scuola e<br />
la vita o una conciliazione tra umanesimo e realismo, considerato<br />
da un punto di vista nazionale». In questo scritto il «venerabile<br />
professore» 3 tenta di conciliare due tipi di educazione<br />
molto differenti tra loro: l'educazione umanista fondata sullo<br />
studio dei classici greci e latini, nonché sulla Bibbia; l'educazione<br />
cosiddetta realista fondata invece sullo studio di materie<br />
tecnico-professionali. La prima delle due, corrispondente al<br />
liceo, è sempre stata la palestra culturale delle classi dominanti.<br />
La sua forte connotazione formalistica e astratta ha contribuito<br />
a far perdere negli studenti il senso della vita reale. L'educazione<br />
realista, sorta storicamente dopo la rivoluzione francese,<br />
sembrerebbe apparentemente quella più adatta a preparare i<br />
ragazzi alla vita, ma anch'essa, secondo Stirner, si basa troppo<br />
sulle materie tecniche sviluppando così la mentalità dell'industriale<br />
e del tecnico. È evidente come ambedue le scuole siano<br />
strutturate per creare un cittadino modello, in questo caso il<br />
dandy e l'industriale, adeguato al ruolo che la società gli ha<br />
prefissato.<br />
La società attraverso la scuola opera sull'<strong>individuo</strong> un vero e<br />
proprio “addestramento”. Si è quindi trovata la risposta alla domanda<br />
che Stirner si poneva nelle prime righe del suo saggio:<br />
«Si educa coscienziosamente quella predisposizione che abbiamo<br />
a diventar creatori o ci si tratta soltanto come creature, la<br />
cui natura tollera un puro addestramento?» 4 . L'addestramento<br />
si attua, sul fondo di un capillare autoritarismo, con una cultura<br />
sterilizzata in nozionismo puro che trasformandosi in enorme<br />
fardello schiaccia l'<strong>individuo</strong>. Per Stirner è quest'ultimo che deve<br />
utilizzare il sapere per farne una linfa, un succo: «Il sapere<br />
stesso deve morire per rifiorire nella morte come volontà» 5 . Le<br />
intrinseche peculiarità dell'io, l'autocreatività e la volontà, si dispiegano<br />
liberamente nel momento in cui dissolvendo il sapere<br />
3 Stirner, Scritti minori, op. cit., pag. 26.<br />
4 Ibidem.<br />
5 Ivi, pag. 35.<br />
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