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individuo e insurrezione - Autistici

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Enrico Ferri<br />

cioè l'avvento della dottrina cristiana, soprattutto attraverso le<br />

scuole socratiche, scettici, stoici e cinici, che predicavano l'indifferenza<br />

e il non-senso del mondo, preparando le coscienze<br />

all'annuncio cristiano del «mondo vero», del «regno dello spirito».<br />

Il secondo momento che corona il superamento della condizione<br />

naturale si ha quando Gesù Cristo, prima, e poi i suoi<br />

discepoli cominciano a vivere da uomini spirituali, orientando in<br />

funzione dello spirito le proprie esistenze ed edificando nel<br />

mondo il «regno dello spirito». Il processo di trasformazione<br />

viene prima compiuto nelle coscienze e poi portato in tutte le relazioni<br />

mondane, secondo uno schema dialettico hegeliano e<br />

non «esistenzialista».<br />

A questo punto possiamo tornare alla pagina di Stirner dedicata<br />

alla rivolta, perché rimangono ancora da definire le diversità di<br />

intenti fra un rivoltoso e un rivoluzionario, i motivi e i fini ultimi<br />

della stessa rivolta di Cristo. In questi termini Stirner spiega<br />

perché il Nazareno deve essere considerato un ribelle e non un<br />

rivoluzionario:<br />

«Ma perché non era un rivoluzionario, un demagogo, come gli<br />

ebrei avrebbero ben voluto, perché non era un liberale? Perché<br />

egli non si aspettava la salvezza da un cambiamento delle condizioni<br />

e tutto quell'ordinamento gli era indifferente. (...) egli non<br />

conduceva alcuna battaglia liberale o politica contro l'autorità<br />

costituita, ma voleva, incurante di quell'autorità e da essa indisturbato,<br />

percorrere la propria strada» 49 .<br />

Cristo non si ribella perché è insoddisfatto della costituzione<br />

politica della Roma imperiale ma perché, come pure tutti i cristiani<br />

dopo di Lui, è insoddisfatto della propria esistenza, ma<br />

non fa coincidere la propria esistenza con un determinato status<br />

politico. Gesù non è un «dema-gogo», cioè un sobillatore<br />

politico, perché non vuole sostituire un ordine politico con un<br />

altro sistema socio-politico.<br />

Se per un verso Stirner è convinto che esiste una relazione tra<br />

<strong>individuo</strong> e società, per un altro afferma che la modificazione<br />

del rapporto tra l'<strong>individuo</strong> e l'insieme degli altri uomini (società)<br />

va promossa a partire da ogni <strong>individuo</strong> e non dalla società:<br />

questa, infatti, non è un ente diverso e trascendente l'insieme<br />

dei «tanti io» che la compongono. Se si considera «la società»<br />

come una entità diversa dalla sommatoria dei singoli, come è,<br />

ad esempio, «l'unione degli egoisti», essa viene pensata autonoma<br />

dai singoli, ad essi superiore. In tal caso tutt'al più si può<br />

aspirare a cambiare una società con un'altra migliore, una costi-<br />

49 Ivi, pp.331-332.<br />

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