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individuo e insurrezione - Autistici

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Giorgio Penzo<br />

Per Feuerbach quindi, superare la religione «non vuol dire altro<br />

che dimostrare che il suo oggetto o il suo <strong>individuo</strong> sacro è identico<br />

a tutti gli altri individui profani dello stesso genere» 18 .<br />

Questo sarebbe pure l’unico modo di superare il cristianesimo<br />

la cui essenza si esaurisce nella seguente proposizione: «Io,<br />

questo <strong>individuo</strong> esclusivo ed incomparabile, sono Dio» 19 . Egli<br />

è convinto che per superare la dimensione di sacralità è necessario<br />

mostrare come un cosiddetto <strong>individuo</strong> sacro non sia diverso<br />

da altri individui. Ed è questo il motivo che porta Feuerbach<br />

a sottolineare sempre più la dimensione della sensibilità.<br />

Questa preoccupazione è estranea al pensiero di Stirner che<br />

vede l’essenza del sacro e quindi della religione non già in un<br />

determinato oggetto ma nella natura di un rapporto. E precisamente<br />

nel rapporto di dipendenza. Solo se si supera un simile<br />

rapporto di dipendenza si supera da una parte la religione e la<br />

dimensione del sacro e contemporaneamente si procede<br />

dall’altra in un approfondimento di un discorso che è autenticamente<br />

filosofico. Si può così vedere il duplice modo di delineare<br />

il volto della verità. Feuerbach, il cui filosofare è legato<br />

all’oggetto, o meglio all’oggetto sensibile, scrive a proposito<br />

della verità: «Segui la sensibilità! Dove inizia la sensibilità, cessa<br />

sia la religione che la filosofia, ma hai in compenso la nuda,<br />

pura verità» 20 . Stirner invece, il cui filosofare è legato alla dinamica<br />

esistenziale della relazione di dipendenza, scriverà: «Tutte<br />

le verità sotto di me sono care; una verità sopra di me, una verità<br />

secondo la quale io debba dirigermi, io non la riconosco. Per<br />

me non c’è verità alcuna poiché al di sopra di me niente ha valore!<br />

Neppure la mia essenza, neppure l’essenza dell’uomo è<br />

superiore a me!» 21 .<br />

In questo passo Stirner non intende dire che non c’è alcuna<br />

verità ma soltanto che non esistono verità in senso ovviamente<br />

autentico se queste sono come tali sopra di noi. Solo ciò che è<br />

sotto di noi può dirsi vero, dato che soltanto in tale ambito viene<br />

messo in luce da una parte il superamento della dimensione di<br />

dipendenza e dall’altra la dimensione di verità come proprietà.<br />

Questa concezione di verità–proprietà non si riferisce all’uomo<br />

inteso come essenza ma al singolo, cioè all’unico che è tale<br />

appunto in quanto è in rapporto intrinseco con la proprietà. Stirner<br />

scrive a riguardo: «Il vero è ciò che è mio, il falso è ciò a cui<br />

18 Ibidem, p. 299.<br />

19 Ibidem, p. 300.<br />

20 Ibidem, p. 300.<br />

21 MAX STIRNER, Der Einzige..., cit., p. 415 (trad. it. cit., pp. 340-341).<br />

20

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