individuo e insurrezione - Autistici
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Massimo Passamani<br />
singolo può rifiutare la vita alienata del docile, utilizzabile cittadino,<br />
del suddito che conduce un'esistenza scandita dai ritmi<br />
della prestazione 42 .<br />
Superfluo è sottolineare quanti siano i punti di contatto tra l'unione<br />
stirneriana e l'associazionismo antiautoritario. Non è un<br />
caso che i pensatori anarchici 43 che con più costanza si sono<br />
richiamati a Stirner siano quelli che, forse, hanno contribuito<br />
maggiormente alla definizione dei caratteri del contrattualismo<br />
a-cratico. La nozione – per fare un esempio – del «metodo dell'eguale<br />
libertà» ricorda, a mio avviso, molto da vicino la tesi<br />
stirneriana dell'uguale disuguaglianza nei rapporti tra gli unici.<br />
Riprendendo un tema – quello della servitù volontaria – già sviluppato<br />
da E. De La Boétie, Stirner afferma che «se cessasse<br />
la soggezione, per il dominio sarebbe finita!» e, dopo aver prospettato<br />
l'<strong>insurrezione</strong> come unica soluzione alla «questione<br />
sociale» 44 , apostrofa che «se ci sono i ricchi, la colpa è dei poveri».<br />
Qualche anno dopo, scriverà l'anarchico Anselme Bellagarigue:<br />
«Avete creduto fino ad oggi che ci fossero dei tiranni?<br />
Ebbene, vi siete sempre sbagliati, perché non ci sono che<br />
schiavi: laddove nessuno ubbidisce, nessuno comanda» 45 .<br />
Stirner nota come il dominio e la gerarchia siano oltre (e forse<br />
prima) che la strutturazione del Potere interindividuale, una<br />
forma di alienazione intraindividuale, un processo di interiorizzazione<br />
del «sacro». È nelle abitudini sociali, viste come forme<br />
42 Sulla tematica della prestazione cfr. S.Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione,<br />
ed.Iperborea, Milano 1991.<br />
43 Mi riferisco, in particolare, a B.R.Tucker, a S.T.Byington e a E.Armand.<br />
44 Nonostante, in tal senso, ci siano ne L'unico dei passi inconfutabili (mi riferisco,<br />
ad esempio, alle pp. 284-286), la maggior parte degli autori che hanno<br />
dedicato degli studi a Stirner sostiene che egli non auspica un cambiamento<br />
profondo dell'esistente. Penzo ritiene che la rivolta stirneriana è «soltanto una<br />
presa di coscienza da parte del soggetto rispetto all'oggetto prescindendo dal<br />
fatto se sia o no possibile modificare, anche pur minimamente, l'oggetto»; si<br />
tratta quindi di «un atto intimo, quasi si potrebbe dire stoico o addirittura ascetico»<br />
(op.cit., pp.308-309). Stirner, sempre secondo Penzo, vuole suscitare la<br />
ribellione «non già contro lo Stato, contro la legge o contro la Chiesa, ma solo<br />
contro la santità dello Stato, della legge e della Chiesa» (introduzione a L'unico<br />
e la sua proprietà, trad. di C.Berto, ed. Mursia, Milano 1990, p.24), distinzione<br />
– questa – evidentemente insostenibile visto che per Stirner, ad esempio,<br />
«tutti gli Stati sono religiosi» (L'unico, cit., p.236), dunque santi. Anche per<br />
Ciaravolo Stirner «non nega la società, nè lo Stato» (Max Stirner. Per una<br />
teoresi dell'unico, ed. Cadmo, Roma 1992, p.125). Dello stesso avviso è<br />
F.Bazzani, per il quale la rivolta dell'unico è, in fin dei conti, «indifferenza e<br />
inazione», e si riduce alla «percezione di sé quale <strong>individuo</strong> non-generico»<br />
(Weitling e Stirner. Filosofia e storia [1838-1845], ed. Franco Angeli, Milano<br />
1985, p.156).<br />
45 A.Bellagarigue, Manifesto, ed. Altamurgia, Torino 1975, p.22.<br />
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