individuo e insurrezione - Autistici
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Roberto Escobar<br />
«dove esso è, per necessità tutto è per ciò stesso pieno di immagini»<br />
12 .<br />
Il sofista – il filosofo ironico – crea immagini che pretendono<br />
d’essere reali, di valere come verità. La sua arte è quella «di<br />
creare apparenze, e questa a sua volta dipende da quella di<br />
fare immagini». Perciò, è assimilabile alla pittura, «che operando<br />
imitazioni omonime delle cose che sono [può] ingannare i<br />
giovani fanciulli ignari [...]» 13 .<br />
Il filosofo che non si subordini al cielo, starebbe dunque sulla<br />
superficie delle cose, come il pittore che, nella sua presunzione,<br />
ricrea il mondo. Chiunque – si legge nella Repubblica – può<br />
tessere questo inganno: «Basta che tu voglia prendere uno<br />
specchio e farlo girare da ogni lato. Rapidamente farai il sole e<br />
gli astri celesti, rapidamente la terra e poi te stesso e gli altri<br />
esseri viventi, i mobili, le piante e tutti gli oggetti [...]» 14 .<br />
La verità non sarebbe dunque da lasciare agli imitatori ironici,<br />
agli "artisti"? Apparterrà forse a più gravi chierici, che conoscano<br />
il sentiero stretto che dalla superficie delle apparenze conduce<br />
giù giù, nelle profondità delle essenze, o magari su su,<br />
fino al cielo? Che sia il convitato di pietra il suo custode?<br />
L’ironia eventuale di costoro – si sa – non è nulla più che espediente<br />
retorico, strumento di conversione alla verità. Non più<br />
leggerezza, non più gioia e belle parole, non più creazione del<br />
mondo: quando il chierico si impone, l’ironia diventa pedante,<br />
intollerante macchina didattica. Il suo fine – argomentiamo da<br />
Hans Kelsen – è la volontà di potenza 15 . Essa diventa socratica,<br />
direbbe Nietzsche.<br />
Questa ironia è fondata dall’autorità del chierico nei confronti<br />
del laico, e insieme la fonda, ne è prodotta e la riproduce. Da<br />
un lato, presuppone una consolidata gerarchia – nel senso stirneriano<br />
di dominio del sacro (ma si potrebbe anche dire «dei<br />
colti») –; dall’altro la conferma. Essa rafforza quello stesso cielo<br />
che la legittima.<br />
In ogni altra forma, per l’ironia non c’è spazio sotto il cielo che ci<br />
sovrasta, sotto il dominio del sacro. Se solo tende a manifestarsi<br />
nella sua autonomia creatrice, subito i chierici provvedono a<br />
bollarla come soggettività infinita, «autocoscienza soltanto formale,<br />
che si sa in sé assolutamente [...] che sa ridurre a niente,<br />
12 Sofista, 233c, 235a, 240d, 260c.<br />
13 Ivi, 268d, 234b.<br />
14 Platone, Repubblica, 596d-e.<br />
15 Sulla volontà di potenza in Socrate (oltre che in Platone), e su come essa si<br />
traduca - e forse si mimetizzi - in una volontà di educazione, si veda appunto<br />
Hans Kelsen, L'amor platonico, Bologna, il Mulino, 1985, pp. 129 ss.<br />
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