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individuo e insurrezione - Autistici

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Massimo Passamani<br />

che sembro dovere a lui, in realtà, lo devo solo a me stesso.<br />

Dire quindi che «tu sei il mio alimento, così come anche tu, d'altronde,<br />

mi usi e mi consumi» 10 , non è l'espressione di una paranoica<br />

volontà di sopraffazione (un rapporto tra «ruminanti» lo<br />

definiva Kuno Fischer), bensì la tranquilla affermazione della<br />

nostra centralità e della nostra unilateralità.<br />

È importante notare come Stirner, quando afferma che «noi<br />

abbiamo l'un l'altro un solo rapporto, quello dell'utilizzabilità,<br />

dell'utilità, dell'uso», sottolinei a più riprese la reciprocità insita<br />

in tale relazione (al contrario del rapporto gerarchico che, ponendo<br />

valori assoluti, la nega).<br />

Se considero l'altro come «un oggetto per il quale posso provare<br />

qualcosa o anche niente, un soggetto utilizzabile o inutilizzabile»,<br />

con cui intendermi e accordarmi «per accrescere la mia<br />

potenza con questa alleanza e per poter riuscire, riunendo le<br />

nostre forze, dove uno solo fallirebbe», mi accorgo che non si<br />

tratta solo di una utilizzazione reciproca, ma anche di una reciprocità<br />

utilizzabile 11 .<br />

Il fatto che Stirner calchi volutamente le tinte sull'utilitarietà delle<br />

relazioni che l'unico intrattiene con l'altro ha solo lo scopo di<br />

sottolineare come nel rapporto tra individui proprietari ci sia un<br />

vicendevole interesse alla persona e non, come pretendono la<br />

morale e la religione, una reciproca rinuncia. L'amore reale, non<br />

quello idealizzato, è un sentimento interessato e non un atto di<br />

abnegazione. Infatti, «noi vogliamo amare perché sentiamo<br />

amore, perché l'amore è gradito al nostro cuore e ai nostri sensi<br />

e nell'amore per l'altra persona noi proviamo un più alto godimento<br />

di noi stessi» 12 . È lo stesso amore per l'altro che mi porta<br />

a «sacrificargli con gioia innumerevoli piaceri miei», a «rinunciare<br />

a innumerevoli cose pur di veder rifiorire il suo sorriso» e<br />

«mettere a repentaglio per lui quella che, se lui non ci fosse,<br />

sarebbe per me la cosa più cara al mondo: la mia vita o il mio<br />

10 Ibidem, p.311.<br />

11 I passi precedenti si trovano alle pp. 311 e 326. Per quanto riguarda quest'ultimo<br />

punto, cfr. A. Laganà, Attualità di Max Stirner: riflessioni sull'associazione<br />

degli egoisti, in A.A. V.V., Nietzsche-Stirner, a cura di P.Ciaravolo, ed.<br />

E.B.M. italiana, Roma 1984, p.148, oppure in A. Laganà, Scritti su Stirner, ed.<br />

Il paniere, Verona 1988, p.11.<br />

12 Max Stirner, I reazionari filosofici (risposta a I sofisti moderni di Kuno Fischer),<br />

in Scritti minori, op.cit., p.168. Come è noto, questo saggio è uscito nel<br />

IV volume degli Epigoni di Wigand (nel 1847) con la firma di G.Edward. Tuttavia<br />

lo stile dello scritto lascia pochi dubbi sulla paternità stirneriana. Si tratta,<br />

se si escludono i suoi commenti a quella raccolta di documenti in 2 volumi che<br />

è la Storia della reazione (1852), dell'ultimo scritto di Stirner, il suo «vero congedo»<br />

(così lo definisce R.Calasso nel suo Accompagnamento alla lettura di<br />

Stirner, in L'unico e la sua proprietà, cit., p.404).<br />

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