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rappresentazioni e pratiche tradizionali della castanicoltura in alto ...

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3.1 IL BOSCO E LE VEGLIE<br />

La vita e la socialità delle comunità dell’Alto Tevere, dove le castagne e i castagneti<br />

rappresentavano alcune, se non l’unica, tra le risorse pr<strong>in</strong>cipali per il sostentamento <strong>della</strong><br />

popolazione rurale, era scandita e fortemente condizionata dalla presenza di queste preziose piante e<br />

dei loro frutti. Nei mul<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>torno agli essiccatoi, nei boschi al momento <strong>della</strong> raccolta, si<br />

svolgevano momenti importanti <strong>della</strong> socialità <strong>della</strong> montagna che co<strong>in</strong>volgevano giovani e anziani,<br />

uom<strong>in</strong>i e donne. L’allegria, lo scambio di battute, le situazioni goliardiche, l’entusiasmo che<br />

caratterizzavano le giornate nei castagneti sono ancora vive nelle testimonianze dei nostri<br />

<strong>in</strong>formatori, per i quali le attività che si svolgevano nel bosco, scandite soprattutto dalla raccolta e<br />

dalla spegliatura, erano vissute come veri e propri momenti di festa. Una atmosfera, questa, che non<br />

veniva <strong>in</strong>taccata nemmeno dal duro lavoro e dalle proibitive condizioni climatiche a cui erano<br />

sottoposti i contad<strong>in</strong>i, ben descritte dai commenti di Bruno e Angiol<strong>in</strong>o durante l’<strong>in</strong>tervista a cui<br />

hanno partecipato <strong>in</strong>sieme:<br />

- Bruno: «che freddate! Oh sciagurati... »<br />

- Angiol<strong>in</strong>o: «con la neve alta così... da morì dal freddo. Te ricordi l'tu por babbo quela volta – sarà<br />

stato gli anni ‘50, ’60 – cercava le balle, ma le balle n'c'erano: il tu poro zio, par<strong>in</strong>o moriva dal<br />

freddo: ce n'aveva 8 sulle spalle!»<br />

- Bruno: «era 'na tramontana...»<br />

- Angiol<strong>in</strong>o: «el freddo, el freddo da morì...»<br />

- Bruno: «andandoci adesso se more subbito!» [<strong>in</strong>formatore n. 7, Bruno, p. 9; <strong>in</strong>formatore n. 6,<br />

Angiol<strong>in</strong>o, p. 9].<br />

Il momento <strong>della</strong> raccolta rappresentava un’occasione di divertimento <strong>in</strong>nanzitutto per i bamb<strong>in</strong>i:<br />

«da ragazz<strong>in</strong>i, quando andavamo nel castagneto, per la raccolta, era una giornata magica perché<br />

andavamo via, si partiva, si andava a raccogliere le castagne, a batterle per farle cadere, a<br />

raccogliere i ricci per metterli nel p<strong>in</strong>icciaio e si portava dietro la colazione, merend<strong>in</strong>e. Per i<br />

ragazzetti è sempre stato un po’ un fasc<strong>in</strong>o, e io mi ricordo che avevo costruito un piccolo capanno<br />

dentro questo p<strong>in</strong>icciaio quando ancora non era il momento di metterci i ricci con dei tronchi di<br />

castagno messi alla meglio e frasche di castagno sopra. Un certo tronchetto fatto a schiena di<br />

cavallo, che avevo messo dentro e quella lì era la mia panch<strong>in</strong>a; portavo via un libretto, un<br />

Topol<strong>in</strong>o. Il momento più bello era verso l’ora di pranzo perché si accendeva un bel fuoco, con tutti<br />

ramoscelli secchi, di castagno […] e poi dietro si portavano le salsicce» [<strong>in</strong>formatore n. 1, Lorenzo,<br />

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