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rappresentazioni e pratiche tradizionali della castanicoltura in alto ...

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Rupertsberg (Germania), consigliava acqua di lessatura di foglie e bucce per combattere emicrania e<br />

gotta, castagne crude per chi soffre di disturbi cardiaci, caldarroste per chi ha problemi di milza.<br />

Secondo la monaca, lesse, pestate e unite a miele aiutavano i malati di fegato, mentre con l’aggiunta<br />

di pane grattugiato, liquirizia e felce dolce <strong>in</strong> polvere, costituivano rimedio per i disturbi di stomaco.<br />

Un tempo, castagne secche mac<strong>in</strong>ate, unite a sale e miele, venivano usate contro i morsi di cani o <strong>in</strong><br />

caso di avvelenamento. Per i suoi presunti effetti antipiretici, i frutti entravano nelle diete degli<br />

affetti da febbre terzana e di prevenzione contro la peste, specie se cotti con prugne. Molti medici<br />

del passato attribuivano alle castagne effetti afrodisiaci, mentre la far<strong>in</strong>a era impiegata nel caso di<br />

mestrui abbondanti, per lenire dolori renali <strong>in</strong> gestazione, per prevenire i rischi di aborto e,<br />

mescolata con aceto e far<strong>in</strong>a d’orzo, per guarire mastiti» (BOUNOUS G. 2002: 171). Di quest’ultimo<br />

impiego <strong>della</strong> castagna nella gestazione e nei disturbi legati all’allattamento, r<strong>in</strong>tracciamo qualche<br />

segno nella testimonianza dei nostri <strong>in</strong>formatori di Lippiano, che ricordano l’uso di far mangiare<br />

castagne lessate alle puerpere che non disponevano di sufficiente latte per nutrire i loro figli [cfr.<br />

<strong>in</strong>formatore n. 7, Bruno, p. 25; <strong>in</strong>formatore n. 14, Marco, p. 25]. Altri usi <strong>della</strong> castagna per f<strong>in</strong>i<br />

terapeutici riguardavano la sua benefica azione espettorante e antispasmodica nelle tossi e<br />

astr<strong>in</strong>gente nelle s<strong>in</strong>dromi dissenteriche, grazie alla preparazione di <strong>in</strong>fusi con la buccia e con le<br />

foglie (BOUNOUS G. 2002). Le castagne si utilizzavano anche per favorire la crescita dei capelli e<br />

per il trattamento dell’alopecia, come racconta un <strong>in</strong>formatore di Città di Castello che ricorda anche<br />

l’<strong>in</strong>contro con una suora del convento di Citerna <strong>in</strong> grado, attraverso l’impiego di decotti di<br />

castagne, di aiutare il r<strong>in</strong>foltimento <strong>della</strong> capigliatura: «i decotti con le foglie delle castagne le<br />

facevano per i capelli, […] per non li far cascare. […] Prima a Citerna c’era una monaca che<br />

curava i capelli […] si entrava uno per volta, qualcuno ci stava una mezz’oretta per lavare i<br />

capelli. […] Trent’anni fa, mica tanti anni fa. A me mi ci ha portato un amico che (mi ha detto)<br />

“per i capelli c’è una mia amica monaca!” […] mi ha lavato con un panno me l’ha bagnati due o<br />

tre volte […]. Recitando sempre… robe <strong>in</strong>comprensibili. Sempre quando vai da queste “medicone”<br />

sempre recitavano una filastrocca…[…] ma non c’erano dei riferimenti…» [<strong>in</strong>formatore n. 9,<br />

Livio, pp. 8-9]. Oltre che per contrastare la caduta, la castagna veniva utilizzata anche per f<strong>in</strong>i<br />

puramente estetici: l’acqua di <strong>in</strong>fusione <strong>della</strong> buccia, <strong>in</strong>fatti, veniva impiegata come frizione e<br />

shampoo e aveva la proprietà di lucidare ed esaltare i riflessi dei capelli [cfr. <strong>in</strong>formatore n. 1,<br />

Lorenzo, p. 13].<br />

macerato si tengono immersi per un periodo di tempo variabile foglie, fiori etc, per lo più <strong>in</strong> acqua, aceto, v<strong>in</strong>o od olio.<br />

Ognuno di questi preparati (<strong>in</strong> cui rientrano anche più erbe contemporaneamente) è poi sottoposto a filtrazione e<br />

compressione del residuo […] Per uso esterno nella terapia popolare è frequente l’applicazione locale di parti vegetali,<br />

soprattutto foglie fresche, anche pestate, oppure cotte <strong>in</strong> acqua, latte etc» (GUARRERA P. 1989: 71).<br />

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