rappresentazioni e pratiche tradizionali della castanicoltura in alto ...
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la Concezione se mangiaano le castagne durante la veglia. Se vegliaa, venivano da distante»<br />
[<strong>in</strong>formatore n. 8, Santa, p. 14]; «per l’otto dicembre se mangiavano e qualche volta s’era lì a<br />
speglia’, a togliele dala ricciaia»[<strong>in</strong>formatore n. 6, Angiol<strong>in</strong>o, p. 14]; «parecchi prima su a<br />
Marzana l’otto dicembre ci facevano colazione a la macchia; el primo che arivava acendeva el<br />
foco, metteva su ‘n paiolo e per colazione castagne» [<strong>in</strong>formatore n. 7, Bruno, p. 14].<br />
Detti e proverbi quali caldarroste a San Mart<strong>in</strong>o <strong>in</strong>naffiate col nuovo v<strong>in</strong>o o anche a San Mart<strong>in</strong>o<br />
v<strong>in</strong>o novo e castagne scandivano la prima “ricorrenza ufficiale” dall’<strong>in</strong>izio <strong>della</strong> raccolta nella quale<br />
si consumava questo prezioso frutto. In occasione <strong>della</strong> sv<strong>in</strong>atura delle botti – per San Mart<strong>in</strong>o ogni<br />
uva è diventata v<strong>in</strong>o – si usava mangiare le castagne cotte alla brace, accompagnate da un buon<br />
bicchiere di v<strong>in</strong>o novello e del più dolce v<strong>in</strong>o canaiola, mentre tra l’allegria <strong>della</strong> compagnia di<br />
amici e parenti si “vegliava” riuniti <strong>in</strong>torno al focolare. Come riferisce una contad<strong>in</strong>a di Umbertide:<br />
«pe san Mart<strong>in</strong>o se sentìa l v<strong>in</strong>o e se magnàono le castagne arosto. Ogn(i)anno na sbornia, na sera<br />
me so' presa na briacatura che ero morta, èo bevuto sette bicchieri de v<strong>in</strong>o» (ROMETTA M. 2000).<br />
Questo “rito alimentare” che si ripeteva ogni anno, e che, anche se più blandamente resiste<br />
tutt’oggi, era strettamente connesso con l’importanza che la figura di San Mart<strong>in</strong>o rivestiva nel<br />
contesto rurale tradizionale, essendo associata alla protezione dei raccolti e di conseguenza alla loro<br />
buona riuscita e all’abbondanza alimentare (SCASSELLATI P. 1998). Al santo era anche attribuito il<br />
potere taumaturgico di proteggere dai dolori di ventre e nelle aree a tradizionale assetto mezzadrile,<br />
come l’Alta Valle del Tevere, le campagne perug<strong>in</strong>e e quelle di Todi, il giorno <strong>della</strong> sua festa<br />
rappresentava «la data <strong>in</strong> cui scadevano i contratti di mezzadria e si verificava il cambio delle<br />
famiglie nei poderi: era considerato l’ultimo giorno utile per la partenza dei vecchi coloni che<br />
dovevano lasciare la casa ai subentranti» (BARONTI G. p.9 <strong>in</strong>corso di pubblicazione).<br />
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