rappresentazioni e pratiche tradizionali della castanicoltura in alto ...
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Anche i ricci, tuttora impiegati come “compostaggio” per i fiori, erano utilizzati come fertilizzante<br />
naturale e, poiché “sterili”, cioè privi di altri semi, erano particolarmente adatti per la composizione<br />
di semenzai: «per i semenzai, per l’<strong>in</strong>salata, i pomodori e così via, […] poi è sterile, nel senso che<br />
non c’è altri semi: non ci nasce l’erbaccia. […] L'unico sistema per salva’ ‘l grano era quello lì.<br />
Funzionava da concime e nello stesso tempo i polli n’ci andavano. Toccaa portalli a casa, con la<br />
pala, poi se passava col cistone, se buttaano ‘n qua e ‘n là. Alora, normalmente quando tira ‘l vento<br />
che è asciutto per la tramontana, buch<strong>in</strong>o completamente e n’ ci vanno i polli, perché se buch<strong>in</strong>o i<br />
diti!» [<strong>in</strong>formatore n. 6, Angiol<strong>in</strong>o, p. 18]. In alcune zone dell’Alto Tevere questo particolare<br />
terriccio era impiegato anche per le piant<strong>in</strong>e di tabacco: «sopra se mettea questo p<strong>in</strong>iccio, questa<br />
pegliariccia che serviva per fa’ nascere ‘l tabacco nero. Tutti, <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>tamente partiano dal V<strong>in</strong>gone,<br />
da Citerna, da Pistr<strong>in</strong>o e : “me de’ ‘n po’ de p<strong>in</strong>iccio per fa ‘l tabacco?”. Tutti, f<strong>in</strong>o a dodici,<br />
tredici, qu<strong>in</strong>dici anni fa, sempre ‘n quel modo!» [<strong>in</strong>formatore n. 6, Angiol<strong>in</strong>o, p. 18].<br />
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