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il Bosco

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Affondo la mano nella tasca per prendere un fazzoletto… per asciugarmi le lacrime, ma mi trovo fra le<br />

mani una bellissima piuma verde-blu, fosforescente di luce e calore, l’ammiro con stupore, quindi la<br />

ripongo nel taschino interno della giacca, sicuro di non perderla … Un sospiro di sollievo ed un largo<br />

sorriso mi spianano <strong>il</strong> viso, fra me e me sussurro. “Esiste, <strong>il</strong> Paradiso.”<br />

NOVELLE<br />

Donatella Taverna<br />

La Bella Addormentata è una montagna<br />

Il racconto che segue è ispirato in modo fedele a una vicenda realmente accaduta in un paese ai piedi della<br />

valle del Tesso alla fine degli anni ’20 del Novecento; anche le percentuali sono corrette, essendo la<br />

tubercolosi una malattia all’epoca invincib<strong>il</strong>e ed estremamente contagiosa, in assenza di terapie antibiotiche.<br />

La Bella Addormentata è una montagna.<br />

Distesa a lato della valle del Tesso, in un angolo di Piemonte quasi dimenticato, sembra una donna<br />

dormiente, ed è coperta di una vegetazione misera. Un tempo vi salivano le greggi, oggi non vi sale<br />

quasi nessuno: poche case qua e là, raramente un p<strong>il</strong>oncino, forse a segnare <strong>il</strong> luogo di una disgrazia<br />

sulla montagna.<br />

La Bella Addormentata, Caterina amava guardarla dalla finestrina antica della sua casa, quella a Nord,<br />

dietro la cucina, dove c’era la dispensa fredda e umida d’inverno e fresca d’estate, con un pavimento<br />

di terra battuta e semplici stagere di legno alle pareti, con l’odore misto di olio, vino, muffe nob<strong>il</strong>i del<br />

salame, legna bruciata … Una vita inalterata da secoli, anche se dopo la guerra qualcosa sembrava<br />

cambiato. Questa guerra, che prima era stata sui confini dell’oriente d’Italia, si era ripercossa anche su<br />

chi stava a casa, con le morti dei soldati al fronte, con la povertà cresciuta, con i turbamenti politici<br />

nuovi, un nuovo modo di pensare, forse. O forse no. Nel 1915 lei aveva visto l’inizio della guerra che<br />

era quasi una bambina, suo padre andava a giornata, sua madre aveva l’orto e <strong>il</strong> pollaio, loro tre bambine<br />

erano ignare di tutto e serene. Poi suo padre era morto, una notte, travolto dal carro, e <strong>il</strong> denaro<br />

aveva cominciato a mancare. Il secondo inverno di guerra faceva un gran freddo, le bambine si erano<br />

ammalate tutte e tre, una tossetta secca e brutta le scuoteva. Poi si erano riprese nella tarda primavera.<br />

Solo allora si erano accorte che un po’ di tosse ce l’aveva anche la loro mamma. Tuttavia gli inverni<br />

dopo, per la salute erano andati meno peggio (anche se sempre con un po’ di tosse ), e quando a<br />

guerra finita le cose sembravano più tranqu<strong>il</strong>le, un giovane ingegnere era venuto in paese con la giovane<br />

moglie e <strong>il</strong> bambino appena nato. Abitava in una bella v<strong>il</strong>letta nuova vicino al curvone con l’edicola<br />

della Madonna. Era la Madonna della Neve, miracolosa, dicevano. Però sorgeva in un punto di<br />

terreno paludoso e un po’ malsano, dove crescevano sì e no trifogli e patate, neppure l’insalata, perché<br />

così ai piedi della montagna all’ombra perpetua, mancava <strong>il</strong> sole. Ma l’ingegnere e la sua gente erano<br />

cittadini, non sapevano come si riconosce la terra, quale è la posizione buona.<br />

Nel giardinetto sull’altro lato della casa, comunque, c’erano margherite e gigli rossi, un piccolo mar-<br />

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<strong>il</strong> <strong>Bosco</strong><br />

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