Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni
Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni
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immagine nell’indifferente divenire degli istanti.<br />
Ora sa cosa regalarle.<br />
Ci siamo. Sono quasi le otto e Zuleima corre come una gallina impazzita<br />
tra <strong>lo</strong> specchio del bagno e quel<strong>lo</strong> della camera da letto. Guardandola<br />
di sfuggita sembrerebbe stia perdendo tempo. Ma se la si osserva<br />
con attenzione si scopre che con poche mosse sta facendo quattro<br />
cose contemporaneamente.<br />
Le donne sono veramente straordinarie. Ogni <strong>lo</strong>ro frammento di giornata<br />
è un rega<strong>lo</strong> per chi ha la fortuna di riuscire a vederle. Come<br />
quando al semaforo, sedute alla guida della propria agghindata auto,<br />
le vedi truccarsi guardandosi al<strong>lo</strong> specchietto retrovisore.<br />
Si vede proprio che l’ultima volta che è uscita con un uomo erano gli<br />
anni Ottanta. Una camicia di jeans, una gonna nera di raso che prova<br />
a domare il rassicurante sederotto, delle scarpe da ginnastica e una<br />
splendida fascia co<strong>lo</strong>rata a cingerle la testa. Molto metropolitana, poco<br />
armonica ma bella come non mai. L’ultima passata di lucidalabbra, afferra<br />
la borsa ed è di nuovo nel cuore pulsante della città.<br />
Da casa sua sono so<strong>lo</strong> pochi minuti a piedi. Se possibile questa rissa<br />
di vecchie case al sabato sera è ancora più bella. L’aria fredda rende<br />
le immagini nitide e le sue scarpe sembrano mangiare l’asfalto. Una<br />
leggera salita che porta al Ponte di Mezzo e sotto di lei uno <strong>dei</strong> rumori<br />
che più le piace. L’acqua che scorre. Si ferma un istante, <strong>lo</strong> fa spesso.<br />
Ma stasera questo fiume sembra vivo, ne sente l’odore, l’energia. E<br />
via verso la piazza principale con i mille tavolini occupati per l’aperitivo.<br />
Un’ultima occhiata sulla vetrina di un negozio e resta ferma per un bel<br />
dieci minuti dinnanzi al campanel<strong>lo</strong> fissando un punto non precisato.<br />
Quando sta per tornarsene indietro inghiottita dalla paura, si apre all’improvviso<br />
il portone.<br />
«Ciao Zuleima, ti ho vista dalla finestra. Tutto bene?»<br />
«Ciao! Be’ sì, tutto bene. Non ero sicura fosse questa la porta.»<br />
«Sei bellissima! Hai fame?»<br />
«Grazie! Sì, abbastanza.»<br />
Vladimir si avvicina con manifesta timidezza e la stringe in un abbraccio<br />
senza fine. Zuleima si abbandona con tutto l’imbarazzo del caso.<br />
I due entrano in casa in un’atmosfera senza tempo. Una bolla di sapone<br />
sospesa nella luce. Ogni cosa è al suo posto. Le candele accese<br />
ovattano i movimenti, accarezzano le idee. Zuleima appoggia la borsetta<br />
sul divano e Vladimir le sfila il giaccone. Una musica soffusa ac-<br />
> :-<br />
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