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Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni

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Blue ink. Un inchiostro blu sbiadito 06<br />

di Irina Marazzi<br />

> fumetto manga- ricettario:-<br />

«Scusa, ho dormito tutto il viaggio. È ancora l’effetto del jet lag.»<br />

Il volto di Kazuko venne travolto da uno sbadiglio che lei cercò di trattenere<br />

con il suo pudore e con la mano di porcellana che spuntava<br />

dalla giacca di panno blu.<br />

Una sensazione di inaspettata familiarità l’aveva accompagnata durante<br />

tutto il tragitto accanto ad Anita, inconsapevole pedina del suo<br />

destino e spensierato connubio di ilarità e leggerezza distribuiti in un<br />

metro e ottanta centimetri di una magrezza spontanea.<br />

Il suo invito era arrivato la sera prima, preceduto so<strong>lo</strong> da un tecno<strong>lo</strong>gico<br />

bip bip: “Sabato parto per la campagna, vado a trovare mio padre, sei<br />

<strong>dei</strong> nostri? Ti prometto buon vino, lunghe dormite e un po’ di lezioni di<br />

italiano. A.”<br />

Kazuko aveva guardato fuori dalla finestra alzando gli occhi al cie<strong>lo</strong><br />

sereno, portando il pensiero a quei film neorealisti con le ragazze in<br />

Vespa sulle colline e la famiglia riunita intorno a una tavola con la tovaglia<br />

a scacchi. Poi era tornata alla realtà, che sapeva molto di più di<br />

interessi condivisi e di una strana attrazione per quel mondo <strong>lo</strong>ntano<br />

dal suo, ma che sapeva accoglierla con un ca<strong>lo</strong>re e una naturalezza<br />

da crearle dipendenza fisica.<br />

Dieci e mezza. Calle de la Misericordia, 11. Kazuko era lì, in piedi davanti<br />

al portoncino di legno un po’ délabré avvolta nella sua eleganza<br />

minimal, che le dava l’aria di un’illustrazione ad acquarel<strong>lo</strong> appoggiata<br />

lì per caso da un artista di strada.<br />

Le due esili figure bagnate dalla pioggia, impacciate nei <strong>lo</strong>ro scambi<br />

verbali da secondo incontro, si erano lasciate trasportare dalla lenta<br />

andatura del vaporetto che le avrebbe condotte alla <strong>lo</strong>ro terza compagna<br />

di viaggio: la vecchia Cinquecento di cui la bionda andava fiera<br />

come di un pesce rosso un bambino dell’asi<strong>lo</strong>. Anita guardava avanti<br />

dominando la strada con la stessa decisione con cui era solita affrontare<br />

tutte le sue partenze, con o senza un motore sotto gli ischi.<br />

«Non ti preoccupare, sono abituata a viaggiare da sola» disse incli-<br />

> :-<br />

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