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Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni

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«Qui sotto ci sono molti libri che riguardano i movimenti meccanici e<br />

le macchine automatiche dell’Ottocento. Probabilmente qualcuno<br />

stava compiendo una ricerca.»<br />

«Be’, riportiamo<strong>lo</strong> su e lasciamo<strong>lo</strong> al banco informazioni» tagliò corto<br />

la prima ragazza.<br />

Presero il caril<strong>lo</strong>n e dopo aver ripercorso i vari corridoi del sotterraneo<br />

giunsero alle scale da cui erano scesi. Saliti al piano terra, i tre giovani<br />

si accorsero, con un po’ di apprensione, che tutte le luci erano spente.<br />

Pit diede un’occhiata al suo oro<strong>lo</strong>gio da polso: segnava le diciannove<br />

e un quarto.<br />

«Dovrebbe chiudere adesso la biblioteca…» disse con aria interrogativa.<br />

Poi come in un flash gli vennero in mente le parole scandite dall’altoparlante<br />

della sala circa un’ora prima. Quelle a cui non aveva<br />

prestato attenzione. Si avvisava il pubblico che quella sera la biblioteca,<br />

a causa della tempesta di neve, avrebbe chiuso un quarto d’ora<br />

prima. Il sospetto più che fondato di non aver fatto in tempo a uscire<br />

mise Pit a disagio.<br />

Nella semioscurità i tre ragazzi aumentarono il passo e tornarono al<br />

grande sa<strong>lo</strong>ne centrale, buio e vuoto. Non c’era anima viva. Lo percorsero<br />

speditamente sino a raggiungere l’ingresso. Nessuno, nemmeno<br />

lì. Arrivarono alla grande porta a vetri dell’entrata. Chiusa.<br />

«Fantastico… siamo rimasti chiusi dentro» esclamò la ragazza dai capelli<br />

rossi in un misto di apprensione e disappunto.<br />

Pit appoggiò le mani alla vetrata e guardò fuori. La tempesta imperversava<br />

più forte e violenta di prima. Si poteva udire il sibi<strong>lo</strong> minaccioso<br />

del vento. La neve aveva completamente ricoperto la scalinata dell’edificio<br />

e si stava ammassando davanti al portone. La strada di fronte<br />

formava un’unica striscia bianca con il marciapiede e le macchine parcheggiate<br />

portavano sui tetti un notevole strato di neve. I tre si guardarono<br />

in faccia quasi dire: e adesso?<br />

«Come modo per passare la notte di Hal<strong>lo</strong>ween <strong>lo</strong> trovo molto originale!»<br />

esclamò la ragazza dai capelli rossi sorridendo.<br />

Nessuno di <strong>lo</strong>ro aveva intenzione di rimanere lì per la notte. Bisognava<br />

comunicare con l’esterno. La prima cosa che fecero fu quella di usare<br />

i propri cellulari, ma nulla. Non c’era segnale. Si diressero nell’ufficio<br />

della biblioteca per usare il telefono fisso, ma anche questo era muto.<br />

La tempesta aveva interrotto le linee, e non so<strong>lo</strong> quelle di comunicazione.<br />

Anche l’elettricità era saltata e per quanto la ragazza dai capelli<br />

rossi si accanisse sull’interruttore, le luci rimasero spente.<br />

> :-<br />

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