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Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni

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che ci sei arrivato te ne vuoi andare?»<br />

Ines era seduta sul divano. Parlava con freddezza, eppure sembrava<br />

che il suo corpo si fosse d’improvviso rinvigorito. I suoi occhi erano accesi<br />

e profondi, il suo tono di voce vivido e risoluto. Era una donna<br />

adulta che <strong>lo</strong>ttava per difendere se stessa ed era pronta a distruggere<br />

l’altro pur di salvarsi.<br />

«Sei sposata. Questo non me l’aspettavo. Credevo fossimo alla pari»<br />

rispose lui mentre si preparava a uscire.<br />

Ines corse verso di lui, <strong>lo</strong> prese per un braccio e gli disse:<br />

«Se è per questo, non andartene.»<br />

Lo guardò per un brevissimo instante, poi <strong>lo</strong> baciò. Gli sfilò la tracolla,<br />

poi la giacca e dopo ancora la camicia, e in un momento i due furono<br />

avvolti l’uno all’altra sul pavimento del corridoio, nel mezzo di una caotica<br />

mescolanza di scarpe rosse.<br />

«Sto cercando di avere un figlio» disse Ines, rompendo un lungo ma<br />

sereno silenzio.<br />

Lui si girò verso di lei e la guardò sgomento.<br />

«Sono venuta qui per vivere con un uomo. Ma lui non è realmente il<br />

mio compagno, sarà solamente il donatore, quando accerteranno che<br />

siamo una coppia abbastanza stabile da poter costituire una famiglia.»<br />

Alvise si mise seduto e guardò <strong>lo</strong>ntano, sul fondo della stanza.<br />

«È l’uomo del citofono? Quindi è tutta una farsa?»<br />

«Sì, è così. Non posso più aspettare il caso per realizzare il mio desiderio.»<br />

«Certo» rispose Alvise, che tuttavia avrebbe voluto fuggire immediatamente<br />

da quella discussione, mentre lei sembrava determinata a volerla<br />

indagare in ogni sua implicazione.<br />

Si alzò e cominciò a raccogliere i suoi vestiti. Ines vide che lui stava<br />

sfuggendo e capì che era arrivato il momento di lasciar<strong>lo</strong> so<strong>lo</strong>, sebbene<br />

<strong>lo</strong> avrebbe volentieri trattenuto a sé.<br />

«Vado a fare una doccia.»<br />

Alvise rimase so<strong>lo</strong>. Indossò distrattamente i suoi vestiti e andò in sa<strong>lo</strong>tto.<br />

Aprì la finestra e si mise al davanzale a fumare. Guardò la strada<br />

stretta, vide il traffico, la gente che camminava, il sole che stava impallidendo,<br />

gli alberi mossi dal vento, il cie<strong>lo</strong> fumoso. Guardò la sua<br />

città, quel luogo dove aveva passato gran parte <strong>dei</strong> suoi cinquant’anni<br />

di vita, quel panorama così conosciuto e familiare al quale aveva creduto<br />

di essere ormai abituato. Ma tutto gli parve nuovo. Erano visioni<br />

e strade inconsuete, alberi diversi e respiri di una nuova vita. Si sentiva<br />

> :-<br />

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