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Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni

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sono un dio. Non sei più nella mia testa, Claudia! Guardami! Sono immortale,<br />

Claudia!<br />

Ci metto una frazione di secondo, un attimo, a buttarmi su di lui. Lo<br />

sento benissimo il suo anel<strong>lo</strong> sul mio sopracciglio. E mi piace, è caldo<br />

e reale e vivo, è sangue. Il mio primo sinistro va a vuoto, ma la mia<br />

era una finta. Scarico il sinistro nell'aria, sfrutto <strong>lo</strong> slancio e il destro gli<br />

arriva feroce sotto <strong>lo</strong> sterno. Vomita, pezzo di merda, ti voglio vedere<br />

boccheggiare. Dall'occhio destro non vedo più un cazzo, il sangue<br />

scorre pulsante e non si vede niente. Non mi serve, lui è grosso ma io<br />

ho ancora l'occhio sinistro. Aspetto che si rialzi prima di colpir<strong>lo</strong> di<br />

nuovo, stavolta in faccia, sulla tempia, che fa male, ma non <strong>lo</strong> manda<br />

in terra. Gli rido in faccia, quasi urlando, rido come un pazzo e <strong>lo</strong><br />

guardo, tiro pugni al muro, forti, so<strong>lo</strong> per sentire male alle mani, so<strong>lo</strong><br />

per fargli vedere che sono pronto a tutto, anche a uccider<strong>lo</strong>. Rimangono<br />

macchie rosse di sangue sulla parete dipinta di arancione dalla<br />

luce che filtra tra le imposte. Cerca di reagire, si lancia con un ur<strong>lo</strong> patetico<br />

addosso a me ma è lento e ubriaco e vecchio e io sono dio, non<br />

puoi prendere un dio, coglione. Mi sposto di lato, <strong>lo</strong> lascio passare e<br />

<strong>lo</strong> afferro per la camicia, da dietro. Lo tiro a me, di spalle, gli prendo i<br />

capelli e <strong>lo</strong> sbatto in terra. Gli piego la testa all'indietro, vicino alle mie<br />

labbra, così magari mi sente, se non è già svenuto. Gli par<strong>lo</strong> piano,<br />

quasi sussurro, scandisco ogni sillaba, voglio sentire il potere delle mie<br />

parole che gli entrano nel cervel<strong>lo</strong> e liberano terrore puro. Ascolta, ora<br />

ti spacco i denti sul pavimento, poi continuo a sbatterti la faccia per<br />

terra, mentre ti pisci addosso, sapendo che i respiri si faranno sempre<br />

più faticosi, col sangue che ti scende in gola e coagula in grumi abbastanza<br />

grossi da toglierti il fiato. E tutta la mia vita mi sembra meravigliosa,<br />

sono forte, ho vinto, non sono più un fallito. Claudia, mi vedi?<br />

Non sono più un fallito! Guardami, Claudia! Ho in mano la vita di un<br />

uomo, amore, e la dedico a te, so<strong>lo</strong> a te amore mio, a te e al nostro<br />

bambino, Claudia, a te e al nostro bambino.<br />

Guardo la ragazza buttata per terra in mezzo al sa<strong>lo</strong>tto, sopra la sedia<br />

sfondata.<br />

«Bevi, starai meglio.»<br />

«Grazie.»<br />

«È acqua e zucchero, ti farà bene.»<br />

«Cosa gli hai fatto?»<br />

«Niente, sono venuto di qua e tu eri per terra, lui mi ha attaccato, mi<br />

> :-<br />

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