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Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni

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lavora molto spesso con lui per le sue campagne. Domani mi metterò<br />

in contatto con la segretaria e le farò avere il suo numero di telefono,<br />

così potrete ricordare i vecchi tempi e gli potrà chiedere direttamente<br />

notizie di sua sorella Micheline. Ma cos’ha in mente di fare? È una<br />

donna quindici anni più vecchia di lei e inoltre è passato così tanto<br />

tempo dal vostro ultimo incontro. Direi quasi una vita. Crede che abbia senso?»<br />

«Senso, mi chiede? Crede al<strong>lo</strong>ra che abbia avuto senso tutto questo<br />

tempo di rinuncia? In nome di cosa e per chi? Per ritrovarmi dove sono<br />

ora, alla mia età, so<strong>lo</strong>? All’improvviso mi sono reso conto di quel<strong>lo</strong> che<br />

sapevo già ma che non volevo vedere. Da tempo mi porto dietro questo<br />

peso, ma ben allenato a regger<strong>lo</strong> sono rimasto fedele a quelle condizioni<br />

che mi permettevano di vivere come sempre; giorni cadenzati<br />

da ritmi così artificiali quanto assassini. Mi chiedo spesso come potrebbe<br />

essere la mia vita se so<strong>lo</strong> avessi scelto diversamente al<strong>lo</strong>ra. Mi<br />

tormenta il ricordo di lei che non ho cercato più, un amore che sarebbe<br />

potuto essere ma che non so, emozioni forti, sensazioni dolci. Sono<br />

sicuro di esserci stato interamente in quei giorni con Micheline. E oggi?<br />

Oggi dove sono? Quando si impone la verità la resa diventa necessaria<br />

e bisogna finalmente prendersi cura del proprio do<strong>lo</strong>re, limpido<br />

quanto crudele. Non si può più barare e non serve più aggrapparsi a<br />

qualcosa, qualsiasi cosa, per continuare a fingere che tutto intorno<br />

vada bene così. Che tutto abbia un senso perché in fondo… in fondo<br />

è meglio dare un senso alla propria vita anche se dopo, anche se tardi,<br />

piuttosto che non dar<strong>lo</strong> affatto.»<br />

«Ah… Mi sento confusa!» esclama sorpresa e imbarazzata. Sembra<br />

quasi che abbia parlato di lei, che si stia riferendo a lei. Disarmata, rimane<br />

in quella sensazione.<br />

«E chi è Gilbert? Lo sa che ho un cliente che viene proprio da Parigi<br />

che si chiama così? Veramente un bel ragazzo, un model<strong>lo</strong> sa? Ha<br />

presente quei cartel<strong>lo</strong>ni che si vedono alle pensiline delle fermate <strong>dei</strong><br />

tram e degli autobus, con quel bel ragazzo a torso nudo, tutto muscoli<br />

e mascella… Quel<strong>lo</strong> che pubblicizza un profumo francese, credo.<br />

Ecco, è lui! Ne è piena la città. Gilbert viene qui per il mio fantastico<br />

fois gras, il migliore di Milano, senza modestia.»<br />

Terremoto forza dieci della scala Mercalli sotto i tacchi di Corinne la<br />

costringono ad appoggiarsi con entrambi le mani al bancone lustro in<br />

cristal<strong>lo</strong> illuminato da un’orribile luce al neon. Attimo di cecità e incoscienza:<br />

Gilbert è qui. Sorride. Ovviamente per paura di farsi scoprire<br />

dal signor Sergio, e riacquista il pieno control<strong>lo</strong> della sua postura.<br />

> :-<br />

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