Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni
Abbiamo perso lo smalto - Macchina dei Sogni
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la solita fiumana di gente che sale dalle porte dell’uscita rendendo la<br />
discesa un’impresa teutonica. Minaccia pioggia e deve imporsi controcorrente<br />
verso un gruppo di bulli adolescenti che sosta irrequieto<br />
proprio nei pressi della fermata. L’ombrel<strong>lo</strong> di fabbricazione cinese,<br />
con chiusura automatica volubile, si apre invo<strong>lo</strong>ntariamente facendola<br />
inciampare maldestramente verso il cartel<strong>lo</strong>ne pubblicitario riparato dal<br />
tetto sporgente della pensilina. Gli occhi le scivolano magneticamente<br />
sull’immagine dell’affissione provocandole un’inaspettata contrazione<br />
facciale molto simile a “L’ur<strong>lo</strong>” di Munch. Incredula e attonita cerca di<br />
far finta di nulla. Il solito sorriso le si stampa sulla bocca, si ricompone<br />
e scappa via, senza più voltarsi indietro.<br />
Durante la visita all’appartamento Corinne trattiene a stento il turbamento<br />
della visione alla fermata. È distratta, svogliata e insofferente<br />
di fronte al dimesso agente immobiliare dai capelli induriti dall’eccesso<br />
di gel. Lo stesso che pazientemente l’ha dovuta aspettare una bella<br />
mezz’ora al freddo. Le sue parole le rimbombano nel canale uditivo<br />
causandole un improvviso attacco di labirintite. Si siede su una sedia<br />
sudicia e impolverata, unico oggetto superstite di un recente tras<strong>lo</strong>co.<br />
«Mi deve scusare, ma non mi sento affatto bene. Penso sia la pressione.<br />
Ho bisogno di aria. Se non le dispiace fisserei per un altro<br />
giorno. Non riesco a concentrarmi.» Pesca l’agenda tra i mille oggetti<br />
ammassati nella sua borsetta per annotare sotto una nuova data l’orario<br />
convenuto.<br />
Lentamente, sorreggendosi alle pareti, esce dall’edificio, sosta per<br />
qualche attimo usando l’ombrel<strong>lo</strong> come sostegno. “Forza e coraggio,<br />
riprenditi e prosegui verso il salumiere. In fondo cosa vuoi che sia<br />
quella foto. Nessun ripensamento. Si tratta so<strong>lo</strong> di un gioco del destino.<br />
Mera coincidenza. Non farci caso. Passerà” la mente le consiglia.<br />
Riprende lenta il tragitto verso la salumeria. Appena fuori dalla vetrina<br />
nota, con immenso piacere, che il negozio è vuoto.<br />
«Buongiorno signor Sergio, che brutta giornata, vero?»<br />
«Ma buongiorno signora Corinne. Aspettavo proprio lei.»<br />
«Come aspettava me?»<br />
«Mi è venuta in mente proprio un’oretta fa quando ho trovato una cartolina<br />
sul marciapiede all’entrata del negozio. Avrei bisogno che mi traducesse<br />
il testo, è scritto in francese. Conoscendo le sue origini l’ho<br />
chiamata col pensiero. Sembrerebbe proprio così.» Risata imbarazzata.<br />
> :-<br />
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