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Studio sulla presenza della lince - Università degli Studi di Padova

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italiano. Questo metodo non invasivo, per quanto possa essere perfezionato, è<br />

considerato efficace; dunque la carenza <strong>di</strong> dati raccolti durante questo lavoro può portare<br />

a svariate interpretazioni che vado ora a spiegare:<br />

1) Le aree geografiche in cui sono state poste le unità potrebbero non essere<br />

frequentate da alcuna <strong>lince</strong>; infatti 8 su 10 campioni <strong>di</strong> probabile <strong>lince</strong><br />

provengono dalle zone facenti parte dell’areale <strong>della</strong> <strong>lince</strong> ra<strong>di</strong>ocollarata.<br />

Altro caso è quello <strong>di</strong> averle posizionate in zone <strong>di</strong> segnalazione, da dove,<br />

però, le linci si sarebbero subito allontanate alla ricerca <strong>di</strong> nuovi territori o<br />

prede.<br />

2) I paletti potrebbero essere stati posizionati in punti non ideali lungo i<br />

transetti. Durante la prima sessione <strong>di</strong> lavoro essi venivano collocati<br />

principalmente negli spiazzi situati ai lati delle strade forestali, in modo che<br />

non fossero d’intralcio per il passaggio <strong>di</strong> mezzi e persone. Poi si è deciso<br />

<strong>di</strong> spostarli a bordo strada, poiché se la strada è larga qualche metro,<br />

l’animale potrebbe passare, senza accorgersi dell’attrattivo, messo troppo<br />

lontano. Sempre per lo stesso motivo, durante la terza sessione <strong>di</strong> lavoro, i<br />

paletti sono stati raddoppiati, mettendoli uno <strong>di</strong> fronte all’altro, in modo che<br />

la <strong>lince</strong> potesse passarci vicino, qualsiasi fosse il margine <strong>della</strong> strada<br />

lungo cui camminava. C’è anche da <strong>di</strong>re che le strade e i sentieri sono stati<br />

scelti in base a segnalazioni <strong>di</strong> <strong>lince</strong> spesso datate e quin<strong>di</strong> potrebbero<br />

attualmente essere inutilizzati o utilizzati spora<strong>di</strong>camente dalle linci;<br />

questo <strong>di</strong>scorso non riguarda ovviamente le unità entro l’home range <strong>di</strong><br />

Ricky.<br />

3) Il numero <strong>di</strong> stazioni potrebbe essere troppo esiguo. Sono state sempre<br />

poste non meno <strong>di</strong> 5 stazioni per unità, come suggerito da altri stu<strong>di</strong>, ma<br />

può essere che la bassa densità <strong>di</strong> animali richieda una maggiore<br />

vicinanza tra le trappole. Infatti, in unità molto gran<strong>di</strong> spesso i paletti<br />

<strong>di</strong>stavano tra loro più <strong>di</strong> 500 m, mentre la lunghezza ideale dei transetti<br />

sarebbe 400 m, con paletti <strong>di</strong>stanziati l’un l’altro 100 m. Ciò aumenta <strong>di</strong><br />

molto la probabilità che il trappolaggio funzioni e riduce le <strong>di</strong>fferenze dovute alla<br />

microarea <strong>di</strong> posizionamento <strong>della</strong> singola esca tra una stazione e l’altra (Burdett<br />

et al., 2006). Tuttavia McKelvey et al. (1999) ammettono che la lunghezza possa<br />

arrivare ad 1 km in particolari circostanze, qualora si ritrovino costruzioni<br />

antropiche, praterie, stagni, laghi o altro che interferiscano nella regolare<br />

<strong>di</strong>stribuzione delle stazioni. Anche Harrison (1997) e Downey et al. (2007)<br />

localizzarono le stazioni rispettivamente a intervalli <strong>di</strong> 600 m o 500 m, ma se la<br />

<strong>di</strong>stanza supera il chilometro è invece bene spostare parte del transetto o il suo<br />

punto <strong>di</strong> partenza.<br />

4) Altro suggerimento <strong>di</strong> McKelvey et al. (1999) sarebbe quello <strong>di</strong> porre le stazioni<br />

lungo transetti lineari; questo si è cercato <strong>di</strong> farlo, ma spesso le strade <strong>di</strong><br />

montagna presentavano curve e ciò potrebbe essere un limite, poiché gli animali<br />

invece <strong>di</strong> percorrere la strada interamente, a volte, preferiscono scendere lungo i<br />

pen<strong>di</strong>i, come si è osservato facendo snowtracking.<br />

5) Come espresso da Schmidt e Kowalczyk (2006), le linci ignorano le stazioni<br />

poste a qualche metro <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza (1-3 m) dai loro punti <strong>di</strong> marcatura. Il metodo<br />

sembra quin<strong>di</strong> più adatto se applicato in aree <strong>di</strong> facile accesso per l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> piste e <strong>di</strong> conseguenza dei punti <strong>di</strong> marcatura dell’animale.<br />

6) La frequenza nel controllo e rinnovo delle trappole potrebbe essere stata<br />

troppo bassa. I controlli sono stati fissati ogni due settimane, come<br />

proposto nel protocollo <strong>di</strong> McKelvey et al. (1999), malgrado ciò, non<br />

sempre si è riusciti a mantenere una regolarità nelle scadenze, cosicché<br />

per alcune il ritardo ha superato i <strong>di</strong>eci giorni. Come suggerito da stu<strong>di</strong> in<br />

cattività sembra che l’interesse riposto da una <strong>lince</strong> in un attrattivo subisca<br />

un cambiamento allo trascorrere del tempo. Ad esempio, se all’inizio una<br />

<strong>lince</strong> sembra privilegiare il Feliway ® al Gimpet ® , dopo <strong>di</strong>eci giorni si ha una<br />

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