Ai miei genitoriErrore. Il segnalibro non è definito. e ad Elisabetta, con infinita riconoscenza PRESENTAZIONE L’esperienza insegna che un <strong>catalogo</strong> dettagliato delle composizioni di un autore costituisce uno strumento indispensabile per facilitare l’opera di reperimento, la consultazione, la divulgazione, e in definitiva la stessa conservazione di tale produzione. Un <strong>catalogo</strong> delle opere di Franco Margola può rappresentare quindi un primo passo concreto per favorire la diffusione e la conoscenza della musica di questo compositore bresciano che tanti ancora ricordano con affetto e stima. Tuttavia si tenga presente che, ben lungi dall’aver raggiunto risultati conclusivi, questo <strong>catalogo</strong> si propone soltanto come un primo termine di riferimento utile ad avere un quadro il più preciso possibile della produzione margoliana così come ci si presenta a distanza di poco più di un anno dalla scomparsa del musicista. Certamente, infatti, nuove informazioni, nuove notizie, anche nuove composizioni emergeranno in futuro, così come continuamente è stato durante il lavoro di ricerca, e certo non esito a riconoscere che con più tempo a disposizione avrei potuto colmare molte di quelle lacune che l’opera inevitabilmente presenta. Mi auguro d’altra parte che questo stesso volume funga da stimolo per tutti coloro che sono in possesso di notizie qui non riportate, affinché essi ne diano comunicazione al curatore di un’eventuale altra edizione aggiornata. Un sentito ringraziamento è dovuto al dott. ing. Alfredo Margola, che con infinita pazienza e passione ha seguito e sostenuto il lavoro di ricerca, accordandomi grande fiducia e consentendomi gentilmente l’accesso all’archivio personale del padre; a mia moglie Elisabetta, il cui aiuto in ogni fase del lavoro è stato immenso e prezioso come l’affetto che l’ha motivato; e alla Fondazione Civiltà Bresciana, in particolare nella persona di Mons. Antonio Fappani, che ha accolto questo lavoro con immediato interesse e ne ha promosso con entusiasmo la pubblicazione. 2
BREVI NOTE BIOGRAFICHE 1 Nato ad Orzinuovi il 30 ottobre 1908, figlio secondogenito di un cancelliere di Tribunale, Franco Margola fin da piccolo manifestò una spiccata inclinazione per la musica, e venne presto iscritto all’Istituto musicale `Venturi’ di Brescia, dove studiò violino con Romano Romanini, che ne era direttore, conseguendo nel 1926 il diploma di magistero; e dove seguì i corsi di pianoforte complementare, armonia e contrappunto con Isidoro Capitanio. Nel 1927 iniziò lo studio della composizione al Conservatorio di Parma, dapprima con Guido Guerrini, poi con Carlo Jachino ed infine con Achille Longo, col quale si diplomò nel 1933. Contemporaneamente agli studi musicali Margola aveva coltivato gli studi umanistici dapprima frequentando il ginnasio, poi continuando per proprio conto e con fervore ad interessarsi di filosofia, storia delle religioni, storia dell’arte, letteratura classica, ecc. Frutto del periodo scolastico sono composizioni già vigorose, che riscossero subito una calorosa accoglienza non solo nei saggi di Conservatorio, ma anche in concerti e in concorsi musicali. Il suo Campiello delle Streghe, del 1930, fu premiato al concorso della Camerata Musicale di Napoli; e il Quintetto per pianoforte ed archi (1932-33) venne pubblicato dall’editore Bongiovanni ed eseguito da rinomati complessi, quali il Quintetto Chigiano ed altri. Nel 1933, ancora studente, Margola incontrò per la prima volta Alfredo Casella, e gli presentò la Preghiera d’un Clefta per canto e pianoforte: il Maestro ne fu colpito, tanto che lo invitò a mostrargli altri suoi lavori di più ampio respiro. Stimolato da questo incontro, il giovane si accinse allora a comporre un Trio in la (1934-35), che Casella giudicò subito come uno dei migliori Trii moderni, inserendolo nel repertorio del proprio complesso (Casella-Bonucci-Poltronieri) ed eseguendolo ovunque in Italia e all’estero, anche in concerti radiofonici. Questa composizione procurò all’autore il Premio Rispoli di Napoli, e rappresentò, insieme a poche altre, la musica moderna italiana al IV Festival Internazionale di Venezia nel 1936. Dapprima orientato verso lo stile di Pizzetti, Margola fu poi profondamente influenzato dalla conoscenza di Casella, e lo dimostrò con composizioni come il Quartetto n. 3 (1937), col quale vinse il Premio Scaligero di Verona. Furono gli anni che lo videro impegnato principalmente nella composizione di musica per archi. Col Quartetto n.4 (1938) vinse il Premio del Concorso Nazionale del Sindacato dei Musicisti a Roma; col Quartetto n. 5, dello stesso anno, vinse, ex-aequo con Gavazzeni, il Premio San Remo 1938 per la musica da camera. Frattanto il compositore aveva iniziato ad insegnare. Dal 1936 al 1939 ebbe la cattedra di Storia della Musica presso l’Istituto musicale di Brescia. E parallelamente si dedicava ad iniziative di vario genere, fra le quali la più notevole fu la costituzione di un’orchestra d’archi, tutta composta di elementi locali, per l’esecuzione di musiche classiche e moderne. Il primo concerto con questo complesso ebbe luogo nel Teatro Grande di Brescia il 4 novembre 1938, con la collaborazione dell’allora diciottenne Arturo Benedetti Michelangeli. Nel 1939 Margola fu nominato direttore ed insegnante di armonia e contrappunto nel Liceo Musicale di Messina (Filarmonica Laudamo), impiego che mantenne fino al gennaio 1941, quando venne chiamato per chiara fama ad insegnare composizione al Conservatorio di Cagliari. Qui mantenne nominalmente l’impiego fino al 1949, anche se dal 1943 al 1945, impossibilitato per cause belliche a trasferirsi in Sardegna, non poté svolgere regolarmente l’incarico. Di questo periodo è l’opera teatrale Il Mito di Caino su versi di Edoardo Ziletti, che fu rappresentata per la prima volta il 29 settembre 1940 al Teatro Donizetti di Bergamo per iniziativa del Teatro delle Novità. Il successo di questa lo incoraggiò alla composizione di una seconda opera, il Titone, ancora su versi di Ziletti, che però andò perduta per il siluramento della nave che trasportava i suoi bagagli in Sardegna. La sua vena rimase feconda anche nei difficili anni della guerra: nel 1943 compose il Concerto per pianoforte e orchestra, dedicato ad Arturo Benedetti Michelangeli e da lui più volte eseguito, che è sicuramente una delle sue opere migliori. Rastrellato a Brescia dai tedeschi mentre si recava alla posta per spedire all’editore Suvini-Zerboni questo Concerto, Margola fu deportato nel luglio 1944 a Mühldorf in Germania, dove fu addetto al trasporto di sacchi di cemento e di carbone. Nel 1944-45 insegnò Armonia complementare al Conservatorio di Parma, poi, terminata la guerra, il compositore riprese a riscuotere successi e riconoscimenti: il Trio per archi, del 1947, fu premiato nel concorso indetto in quell’anno dal Ministero della Pubblica Istruzione per una composizione di musica da camera. Trasferitosi da Cagliari, insegnò Armonia e Contrappunto a Bologna (1950-52), quindi Armonia, Contrappunto, Fuga e Composizione a Milano dal 1952 al 1957 e a Roma all’Accademia S. Cecilia dal 1957 al 1959; nel 1960 vinse il concorso di direttore del Conservatorio di Cagliari, e dal 1963 al 1975, anno di pensionamento, fu, su sua richiesta, insegnante di alta composizione al Conservatorio di Parma. Molte furono le energie che dedicò all’attività didattica, che svolse sempre con grande passione, elaborando fra l’altro diversi testi ancora oggi base di studio in numerosi conservatori. Tra i suoi allievi, numerosissimi, taluni hanno poi raggiunto chiara fama: ricordiamo, fra gli altri, Camillo Togni, Niccolò Castiglioni e Giancarlo Facchinetti. La sua attività di compositore, di conferenziere, di uomo di cultura, fu instancabile, e sempre dettata da quel suo spirito schietto, avverso ad ogni leziosaggine, ed alieno da ogni falsa modestia, spirito che pervase sempre anche le sue numerosissime composizioni. Centinaia sono le opere, per lo più strumentali, lasciate dal maestro, riguardanti i generi più diversi (musica sinfonica, concerti con strumento solista, musica da camera di ogni specie, per strumenti solisti, ecc.). Franco Margola si è serenamente spento a Nave, presso Brescia, il 9 marzo 1992, all’età di ottantatre anni. 1 Per una più approfondita indagine sulla vita e la figura di Franco Margola, sull’ambiente culturale in cui egli si è formato, sui rapporti che ha instaurato col mondo circostante, si rimanda ad un altro volume monografico complementare a questo. 3
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