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pianoforte<br />

- In cinque parti (la quinta incompiuta)<br />

- 1958<br />

- Manoscritto inedito<br />

ARCHIVIO MARGOLA: Autografo<br />

NOTE: Inizialmente intitolata L’ombra del girasole. Il 26-7-1958 Roberto Pancari scriveva a Margola: “[...] Per l’esecuzione della Nuova<br />

Bethlem a Stoccolma, sa già che bisognava inviare la musica entro luglio: io ho atteso una Sua comunicazione, la cui mancanza è<br />

dovuta senz’altro ai Suoi molti impegni a Roma - e lo comprendo benissimo [...]”.<br />

121<br />

CONCERTO PER ARCHI<br />

- Largo - Allegro - Sostenuto assai<br />

- 1958<br />

1ª ESECUZIONE: 21-9-1958, Venezia, Teatro `La Fenice’ (XXI Festival Internazionale di Musica Contemporanea),<br />

Orchestra del Teatro `La Fenice’ di Venezia, dir. Stanislav Skrowaczewski.<br />

EDIZIONE: Ricordi 129783 (Non in commercio) (1958) (partitura)<br />

DURATA: 14 minuti<br />

ARCHIVIO MARGOLA: Edizione a stampa (partitura); registrazione MC da trasmissione radiofonica (Venezia,<br />

Teatro `La Fenice’, XXI Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Orchestra del Teatro `La<br />

Fenice’, dir. S. Skrowaczewski)<br />

NOTE: Tra le carte di Margola è conservato il seguente appunto, purtroppo incompleto ma evidentemente riferito a questo Concerto: “Il<br />

concerto per archi non obbedisce a preordinati criteri tradizionali di forma, ma si svolge seguendo l’ordine di pure necessità<br />

dialettiche. Esso è costituito da un tempo unico e comporta l’alternarsi di 5 movimenti di andamento contrastante. I due andamenti<br />

corrispondenti ai numeri d’ordine pari, e cioè: il secondo e il quarto, sono i più sviluppati e si riscontra in essi l’adozione pressoché<br />

integrale degli stessi elementi tematici sia pure in ordine diverso di esposizione. Natura assolutamente autonoma hanno invece il<br />

primo movimento (introduttivo) e l’ultimo che assume il ruolo di una vera [...]”.<br />

COMMENTI CRITICI: COSTARELLI, Nicola. Note introduttive al programma de La Biennale di Venezia. XXI Festival Internazionale di Musica<br />

Contemporanea, Venezia, settembre 1958, pp. 49-50: “Il Concerto per archi consta essenzialmente di un solo tempo, in cui vari<br />

movimenti si susseguono senza interruzione, secondo una logica dettata dalle naturali esigenze del discorso musicale. La forma<br />

generale del lavoro, più che rifarsi agli schemi tradizionali, nasce e si organizza da sé attraverso la dialettica, lo spontaneo<br />

concatenarsi degli argomenti, il succedersi degli stati d’animo. [...] La tematica è libera, come la forma. Sebbene il ritorno, la<br />

ripresa di una stessa idea sia talvolta avvertibile, non si può tuttavia parlare di `sviluppo’ o di variazione nel senso comunemente<br />

inteso, ma sempre e soltanto di associazione di `idee’”; Il Messaggero, 22-9-1958: “di eccellente fattura. Che l’autore sappia<br />

maneggiare con bravura gli strumenti, è rivelato dalla originale qualità degli impasti sonori che egli sa trarre dai violini, dalle viole,<br />

dai violoncelli e dai contrabbassi. A volte si ha l’impressione che nella falange orchestrale subentrino altri elementi, tanto gli effetti<br />

risultano bene centrati, valorizzati e fusi; così ottimamente `impastate’ appaiono le singole idee, libere da ogni forma prestabilita.<br />

Ma accanto ai timbri ed ai colori va posto in rilievo il procedere del discorso musicale” (Mario Rinaldi); Corriere della sera,<br />

23-9-1958: “coraggiosamente tonale nelle basi armoniche, semplice nel libero sviluppo tematico, scorrevole nell’esposizione”<br />

(Franco Abbiati); Giornale di Brescia, 23-9-1958: “In quest’ultima partitura Margola ha raggiunto una grande libertà di forma,<br />

tanto libera che essa nasce dallo spontaneo concatenarsi degli argomenti, dal succedersi degli stati d’animo. Non si tratta di veri e<br />

propri `sviluppi’, ma sempre e soltanto di associazioni di idee, aggiungeremmo di germinazioni a catena. I tre tempi brevi di cui si<br />

compone, con l’inserimento tra il secondo e il terzo di due brevissimi episodi, scorrono via coerenti e fusi da mano maestra, su<br />

acque chiare, nonostante si noti l’incisività di parecchi temi” (Mario Conter); “Il concerto non obbedisce a criteri di forma<br />

prestabiliti, ma si snoda seguendo, volta per volta, le pure necessità della dialettica musicale. Sono tuttavia avvertibili tre fasi<br />

fondamentali nel corso della composizione, fasi che si identificano in un disteso movimento, un Allegro centrale in cui fanno gioco<br />

temi di natura contrastante, e un Sostenuto con cui l’opera si conclude” (Ernesto Paolone, dalle note di sala del concerto del<br />

20-4-1959 a Cagliari); UGOLINI, Giovanni. `Franco Margola’, in: Il Bruttanome, II/3, Brescia, autunno 1963, p. 473: “del Concerto<br />

va sottolineata la struttura `continua’ del discorso musicale, dove le mutazioni agogiche avvengono senza sospensioni, in un clima<br />

di viva tensione e di drammatico oscuramento espressivo”.<br />

ALTRE ESECUZIONI:<br />

- 20-4-1959, Cagliari, Teatro Massimo, dir. Francesco Mander<br />

- 25-2-1962, 30-3-1963, 14-1-1964, 30-5-1965, RAI, Orchestra Sinfonica di Milano della RAI, dir. Fulvio Vernizzi<br />

- 1-8-1968, Firenze, dir. Giacomo Zani<br />

- 1977, Svizzera<br />

- 1958<br />

EDIZIONE: Bongiovanni F. 2470 B. (1959)<br />

122<br />

SONATA 4ª<br />

per pianoforte<br />

70

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