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vita espressiva. E il brano, per quanti si servono di esso come primo accostamento all’autore, apparirà asciutto e vitale,<br />

innervato con un passo sintattico ineccepibile, condotto con ricca e pur spaziata polifonia strumentale. Un brano da diffondere<br />

e da eseguire, a tutto arricchimento di un genere orchestrale. Per chi abbia qualche confidenza con l’attività del giovine<br />

compositore bresciano, l’Arioso risulta un punto fermo della sua parabola formativa. Gli sbandamenti di altre zone della<br />

produzione sono risolti, almeno nel caso presente. Si metteva Margola, per il Trio [N. Cat. 37], sotto il segno pizzettiano. Lo si<br />

accodava giustamente a Casella per talune parti dei Quartetti. Ora, con l’Arioso, puoi dire che i luoghi comuni critici, i punti<br />

convenzionali di riferimento si fanno da parte. E risulta chiaro che Margola ha accolto la lezione di certi moderni anche<br />

disparatissimi, per quanto essa poteva e doveva servirgli a richiamare, a raccogliere la parte migliore d’ogni sua possibilità.<br />

Non solo come offerta di strumenti, ma proprio quale raccolta spirituale, intima. Questo è avvenuto, e con l’Arioso assai più<br />

validamente che con il precedente Trittico per archi [N. Cat. 45]. E appunto il brano adesso stampato ci dà la misura dei poteri<br />

lirici di Margola, della sua sostenutezza linguistica, della novità per la quale muovere la ricerca di combinazioni di intervalli e<br />

di incroci contrappuntistici. Ne viene fuori un lirismo denso, grumoso, traverso il quale ci sembra individuare il punto<br />

maggiormente personale e più carico di conseguenze che il giovane bresciano abbia sinora manifestato. Dove parlare ancora di<br />

casellismo, almeno per stavolta, serebbe insistere nel peccato. Che è cosa diabolica! O almeno sciocca per la musica e i<br />

musicisti! Mentre Margola è avviato, sulle premesse indispensabili al suo lavoro, ad affermare caratteri individuati, nocchiuti e<br />

densi, tagliati con vigore lombardo. Lo si vedrà, dopo l’Arioso, nel Quartetto [N. Cat. 54] premiato quest’anno a San Remo<br />

che ci auguriamo di veder presto stampato. E soprattutto, quando sarà conosciuta, nell’opera Il Mito di Caino”; BRUNELLI,<br />

Vittorio. `Franco Margola’, in: Rivista Musicale Italiana, LII/4, Milano, Bocca, ottobre-dicembre 1950, p. 352: “una melodia<br />

pacata, ripresa quattro volte con fioriture di gran buon gusto...”.<br />

ALTRE ESECUZIONI:<br />

- 1941, Roma, Orchestra del Gruppo Universitari Fascisti, dir. Carlo Maria Giulini (1°esecuzione a Roma)<br />

- 1-10-1942, Trasmissione radiofonica, dir. C. M. Giulini<br />

- 10-3-1943, Brescia, Teatro Grande, dir. Renato Fasano<br />

- 27-3-1946, Cagliari, Conservatorio, Sala `Scarlatti’, Orchestra da Camera del Conservatorio, dir. F. Margola<br />

- 22-11-1949, Bologna, Sala `Bossi’, Orchestra d’archi dell’U.C.A.I. (Unione Cattolica Artisti Italiani), dir. Domenico Serantoni<br />

- 27-1-1952, Milano, Angelicum, Orchestra dell’Angelicum, dir. Mario Rossini<br />

- 27-3-1956, Padova, Sala dei Giganti, Gruppo d’archi dell’Orchestra `G.Tartini’, dir. Pasquale Rispoli<br />

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IL MITO DI CAINO<br />

Opera in un atto<br />

(libretto di Edoardo Ziletti)<br />

ORGANICO: baritono (Caino), tenore (Abele), soprano (Ararat), contralto (Eva), basso (Adamo) - 2 fl, 2 ob, 2<br />

cl, 2 fg, 3 cn, 3 trb, 3 trbn, timp, tamtam, tamburo, archi<br />

- 1938/1939<br />

- Dedicata “All’Ill. mo sig. Col. llo Arturo Nicotra”<br />

1ª ESECUZIONE: 29-9 e 1-10-1940, Bergamo, Teatro Donizetti (Teatro Lirico delle Novità), Antenore Reali<br />

(Luigi Rossi Morelli) (baritono), Giacinto Prandelli (tenore), Carla Gavazzi (soprano), Rhea Toniolo<br />

(contralto), Antonio Cassinelli (basso), dir. Gianandrea Gavazzeni, regia Domenico Messina, scena di<br />

Contardo Barbieri<br />

EDIZIONE: Stamperia musicale Carrara (Carisch) (1940). Edizione non commerciale. A noleggio presso<br />

Carisch<br />

DURATA: 30 minuti<br />

ARCHIVIO MARGOLA: riduzione per canto e pianoforte, in manoscritto autografo e in edizione a stampa;<br />

libretto a stampa; Registrazione MC da trasmissione radiofonica, RAI 3, Guido Mazzini (Caino), Luigi<br />

Ottolini (Abele), Jolanda Torriani (Ararat), Eva Jakabfi (Eva), Vincenzo Preziosa (Adamo), Orchestra<br />

sinfonica di Milano della RAI, dir. Ferruccio Scaglia<br />

NOTE: Il 24 giugno 1954 Mario Labroca, in qualità di direttore della RAI - Radiotelevisione italiana, scriveva a Margola: “Caro<br />

Màrgola, esamineremo senz’altro, e appena possibile, il Suo desiderio relativo alla realizzazione dell’opera Il mito di Caino e<br />

mi auguro di poterLe dare al più presto una notizia favorevole”.<br />

COMMENTI CRITICI: La Voce di Bergamo, 30-9-1940: “Soggetto biblico che ha tentato la fantasia di numerosi artisti di ogni epoca, e che<br />

oggi vediamo portato con arditezza sulle scene liriche. Lo stesso Giuseppe Verdi aveva pensato a questo soggetto che poi<br />

abbandonò. Caino è il figlio dei progenitori dell’umanità, è l’uomo senza cuore, il fratricida condannato ad errare pel mondo<br />

sotto il peso del suo delitto. Tra lui e il fratello Abele c’è una donna - Ararat - promessa sposa a quest’ultimo. È Adamo che<br />

glie l’ha predestinata per volere divino. Ma Caino, tutto chiuso nel suo inguaribile tormento, è preso dal fascino di Ararat e<br />

con le sue arti riesce a incatenare il cuore della donna. L’abisso è ormai scavato tra i due fratelli. Il sacrificio divino che<br />

riunisce a sera la famiglia di Adamo rivelerà che qualcuno ha toccato l’altare con mani impure, e poiché Caino sa di essere lui<br />

il colpevole, si avventa in un impeto di collera sull’altare di Abele per distruggerlo, ma la sua mano armata di clava scende sul<br />

fratello che indarno tenta di frenarne l’insano proposito, e l’uccide. Adamo trasfigurato dallo sdegno, scaglia sul figlio<br />

fratricida una terribile maledizione, poi solleva il cadavere di Abele e seguito da Eva singhiozzante, scompare, mentre Caino,<br />

sotto il peso del rimorso, fugge nella foresta insieme con Ararat. Questa, in sintesi, la vicenda, sceneggiata e verseggiata con<br />

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