margola_catalogo
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Criteri di ordinamento del materiale catalogato<br />
Una volta selezionato il materiale da catalogare, è stato necessario stabilire con quale criterio ordinarlo. La scelta doveva<br />
essere determinata naturalmente dalla finalità del lavoro. Nel caso presente, si è ritenuto che gli obiettivi principali fossero<br />
essenzialmente i seguenti:<br />
1) stabilire, per quanto possibile, in quali termini cronologici la produzione di Franco Margola potesse essere ordinata; ovvero,<br />
quali sviluppi essa abbia seguito nel corso del lungo arco di più di un cinquantennio: quali forme fossero preferite nei primi<br />
anni di attività, quali negli ultimi, quali strumenti avessero via via goduto di particolari preferenze, e così via di seguito.<br />
2) raccogliere in schede specifiche ogni notizia relativa ad ogni composizione (datazione, edizione, esecuzioni, commenti<br />
critici, reperibilità, ecc.)<br />
3) avere un quadro generale e possibilmente anche sintetico della stessa produzione, ossia stabilire quali fossero i settori a cui il<br />
musicista si è principalmente dedicato, quali quelli che invece ha più o meno trascurato, ecc.<br />
A questo scopo, si è ritenuto opportuno compilare elenchi diversi, relativi ai diversi punti sopraindicati. Le composizioni<br />
di Margola sono state ordinate cronologicamente, almeno per quanto è stato possibile, e secondo questa successione sono state<br />
disposte le schede specifiche di ogni composizione, in progressione numerica. Poiché però molte opere inedite - quasi 500 -<br />
sono prive di sicuri riferimenti relativi ad una precisa datazione, ma sono per lo più genericamente ascrivibili all’ultimo<br />
decennio di attività del compositore, il <strong>catalogo</strong>, si presenta di fatto suddiviso in due principali sezioni: una prima, in ordine<br />
rigorosamente cronologico (Nn. Cat. 1-334), e una seconda, che potrebbe costituire una semplice appendice se non<br />
rappresentasse una parte tanto consistente, nella quale ci si è dovuti attenere ad una ordinazione basata sull’organico<br />
strumentale, in successione alfabetica (Nn. Cat. 335-814).<br />
Si è ritenuto utile presentare l’elenco delle opere secondo l’ordine numerico progressivo anche in forma sintetica.<br />
Un secondo elenco raggruppa invece tutte le composizioni per generi 2 , con riferimento particolare all’organico strumentale<br />
utilizzato: è la sezione forse più interessante e di più immediata consultazione per gli esecutori in cerca di repertorio per il<br />
proprio strumento.<br />
Un terzo elenco inoltre è stato compilato con riferimento alla sola musica stampata, suddivisa per case editrici, allo scopo<br />
di avere un quadro più chiaro anche riguardo alle opere pubblicate. Naturalmente le opere non incluse in questo elenco si<br />
intendono inedite.<br />
Denominatore comune alle diverse sezioni del <strong>catalogo</strong>, che permette un facile gioco di rimandi tra una e l’altra di esse, è<br />
l’attribuzione di un semplice numero cardinale ad ogni composizione. Si è cercato anche per questo aspetto di proporre la<br />
soluzione più semplice, utilizzando una numerazione unica che evitasse eventuali possibilità di confusioni e difficoltà di<br />
consultazione. Un criterio diverso sarebbe stato infatti possibile, ad esempio evidenziando i generi musicali, prima che la<br />
successione cronologica 3 . Si sarebbe potuto cioè suddividere sistematicamente tutto il corpus delle opere in diversi gruppi,<br />
secondo i generi o gli organici strumentali utilizzati, ed attribuire ad ognuno una numerazione indipendente. Ad esempio,<br />
riunendo in un primo gruppo le opere per chitarra (I:1, I:2, I:3,...), in un secondo quelle per pianoforte (II:1, II:2, II:3,...), e così<br />
via. A prescindere dal fatto che anche questa logica avrebbe comunque comportato dei problemi, si è ritenuto però più<br />
semplice raccogliere gli opera omnia seguendo un’unica successione numerica, allo scopo di evitare ogni possibile confusione<br />
e difficoltà di consultazione. Il semplicissimo gioco di rimandi numerici può in ogni caso soddisfare le principali esigenze.<br />
All’interno del criterio stabilito, l’applicazione di una numerazione ad esso coerente non sempre è stata immediata ed<br />
univoca. Attraverso l’uso di lettere alfabetiche che permettono un’ulteriore suddivisione delle schede, si è cercato di dare una<br />
soluzione al problema di come catalogare le varianti, le prime stesure, gli abbozzi, le trascrizioni, le rielaborazioni. Vi sono<br />
infatti brani che, dapprima indipendenti, sono stati poi uniti ad altri e trasformati in movimenti di un’unica composizione più<br />
ampia; vi sono diverse versioni di una stessa composizione; vi sono casi addirittura in cui non è chiaramente definibile se si ha<br />
a che fare con due diverse versioni di una stessa composizione, o con due composizioni indipendenti che semplicemente qua e<br />
là si assomigliano; e così via. Ciò ha reso a volte difficile il lavoro di catalogazione, lasciando prospettare soluzioni via via<br />
diverse e non sempre del tutto soddisfacenti.<br />
2 All’interno di questa suddivisione, le composizioni si susseguono in ordine alfabetico.<br />
3 Tale criterio è stato seguito, ad esempio, da Anthony van Hoboken per la catalogazione dell’opera di Franz Joseph Haydn: secondo tale criterio, in essa<br />
le Sinfonie sono numerate in un primo gruppo, i Divertimenti in un secondo, i Quartetti per archi in un terzo e così via (cfr. HOBOKEN, Anthony van.<br />
Thematisch-bibliographisches Werkverzeichnis, I-III, Mainz, 1957-1978). Allo stesso modo, ma seguendo un’unica progressione numerica, è<br />
strutturato il <strong>catalogo</strong> delle opere di Johann Sebastian Bach, realizzato da Wolfgang Schmieder (cfr. SCHMIEDER, Wolfgang. Thematisch-Systematisch<br />
Verzeichnis der Musikalischen Werke von Johann Sebastian Bach. Bach-Werke-Verzeichnis [BWV], Lipsia, 1950 [6ª ed., Wiesbaden, Breitkopf &<br />
Härtel, 1977): in esso i numeri dall’1 al 249 comprendono Cantate ed altre opere di carattere sacro; i numeri dal 250 al 523 comprendono Corali<br />
armonizzati, Arie e Lieder spirituali non destinati all’organo; le composizioni dal 525 al 771 sono destinate all’organo, ecc. Tali criteri si impongono<br />
nei casi in cui la cronologia delle opere risulta particolarmente complessa, a scapito però a volte di quella chiarezza che una catalogazione ben<br />
realizzata dovrebbe presentare. Citeremo ad esempio le due differenti catalogazioni dell’opera di Franz Liszt, ambedue impostate su tali criteri, ma con<br />
risultati diversi: quelle compilate da Humphrey Searle (cfr. SEARLE, Humphrey. Voce Liszt, Franz, in: Grove’s Dictionary of Music and Musician, 5ª<br />
ed.) e da Peter Raabe (cfr. RAABE, Peter. Franz Liszt, Stuttgart, 1931 [2ª ed. 1968]).<br />
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