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BREVI NOTE BIOGRAFICHE 1<br />
Nato ad Orzinuovi il 30 ottobre 1908, figlio secondogenito di un cancelliere di Tribunale, Franco Margola fin da piccolo<br />
manifestò una spiccata inclinazione per la musica, e venne presto iscritto all’Istituto musicale `Venturi’ di Brescia, dove studiò<br />
violino con Romano Romanini, che ne era direttore, conseguendo nel 1926 il diploma di magistero; e dove seguì i corsi di<br />
pianoforte complementare, armonia e contrappunto con Isidoro Capitanio. Nel 1927 iniziò lo studio della composizione al<br />
Conservatorio di Parma, dapprima con Guido Guerrini, poi con Carlo Jachino ed infine con Achille Longo, col quale si<br />
diplomò nel 1933.<br />
Contemporaneamente agli studi musicali Margola aveva coltivato gli studi umanistici dapprima frequentando il ginnasio,<br />
poi continuando per proprio conto e con fervore ad interessarsi di filosofia, storia delle religioni, storia dell’arte, letteratura<br />
classica, ecc.<br />
Frutto del periodo scolastico sono composizioni già vigorose, che riscossero subito una calorosa accoglienza non solo nei<br />
saggi di Conservatorio, ma anche in concerti e in concorsi musicali. Il suo Campiello delle Streghe, del 1930, fu premiato al<br />
concorso della Camerata Musicale di Napoli; e il Quintetto per pianoforte ed archi (1932-33) venne pubblicato dall’editore<br />
Bongiovanni ed eseguito da rinomati complessi, quali il Quintetto Chigiano ed altri.<br />
Nel 1933, ancora studente, Margola incontrò per la prima volta Alfredo Casella, e gli presentò la Preghiera d’un Clefta<br />
per canto e pianoforte: il Maestro ne fu colpito, tanto che lo invitò a mostrargli altri suoi lavori di più ampio respiro. Stimolato<br />
da questo incontro, il giovane si accinse allora a comporre un Trio in la (1934-35), che Casella giudicò subito come uno dei<br />
migliori Trii moderni, inserendolo nel repertorio del proprio complesso (Casella-Bonucci-Poltronieri) ed eseguendolo ovunque<br />
in Italia e all’estero, anche in concerti radiofonici. Questa composizione procurò all’autore il Premio Rispoli di Napoli, e<br />
rappresentò, insieme a poche altre, la musica moderna italiana al IV Festival Internazionale di Venezia nel 1936.<br />
Dapprima orientato verso lo stile di Pizzetti, Margola fu poi profondamente influenzato dalla conoscenza di Casella, e lo<br />
dimostrò con composizioni come il Quartetto n. 3 (1937), col quale vinse il Premio Scaligero di Verona. Furono gli anni che<br />
lo videro impegnato principalmente nella composizione di musica per archi. Col Quartetto n.4 (1938) vinse il Premio del<br />
Concorso Nazionale del Sindacato dei Musicisti a Roma; col Quartetto n. 5, dello stesso anno, vinse, ex-aequo con Gavazzeni,<br />
il Premio San Remo 1938 per la musica da camera.<br />
Frattanto il compositore aveva iniziato ad insegnare. Dal 1936 al 1939 ebbe la cattedra di Storia della Musica presso<br />
l’Istituto musicale di Brescia. E parallelamente si dedicava ad iniziative di vario genere, fra le quali la più notevole fu la<br />
costituzione di un’orchestra d’archi, tutta composta di elementi locali, per l’esecuzione di musiche classiche e moderne. Il<br />
primo concerto con questo complesso ebbe luogo nel Teatro Grande di Brescia il 4 novembre 1938, con la collaborazione<br />
dell’allora diciottenne Arturo Benedetti Michelangeli.<br />
Nel 1939 Margola fu nominato direttore ed insegnante di armonia e contrappunto nel Liceo Musicale di Messina<br />
(Filarmonica Laudamo), impiego che mantenne fino al gennaio 1941, quando venne chiamato per chiara fama ad insegnare<br />
composizione al Conservatorio di Cagliari. Qui mantenne nominalmente l’impiego fino al 1949, anche se dal 1943 al 1945,<br />
impossibilitato per cause belliche a trasferirsi in Sardegna, non poté svolgere regolarmente l’incarico. Di questo periodo è<br />
l’opera teatrale Il Mito di Caino su versi di Edoardo Ziletti, che fu rappresentata per la prima volta il 29 settembre 1940 al<br />
Teatro Donizetti di Bergamo per iniziativa del Teatro delle Novità. Il successo di questa lo incoraggiò alla composizione di<br />
una seconda opera, il Titone, ancora su versi di Ziletti, che però andò perduta per il siluramento della nave che trasportava i<br />
suoi bagagli in Sardegna. La sua vena rimase feconda anche nei difficili anni della guerra: nel 1943 compose il Concerto per<br />
pianoforte e orchestra, dedicato ad Arturo Benedetti Michelangeli e da lui più volte eseguito, che è sicuramente una delle sue<br />
opere migliori. Rastrellato a Brescia dai tedeschi mentre si recava alla posta per spedire all’editore Suvini-Zerboni questo<br />
Concerto, Margola fu deportato nel luglio 1944 a Mühldorf in Germania, dove fu addetto al trasporto di sacchi di cemento e di<br />
carbone. Nel 1944-45 insegnò Armonia complementare al Conservatorio di Parma, poi, terminata la guerra, il compositore<br />
riprese a riscuotere successi e riconoscimenti: il Trio per archi, del 1947, fu premiato nel concorso indetto in quell’anno dal<br />
Ministero della Pubblica Istruzione per una composizione di musica da camera.<br />
Trasferitosi da Cagliari, insegnò Armonia e Contrappunto a Bologna (1950-52), quindi Armonia, Contrappunto, Fuga e<br />
Composizione a Milano dal 1952 al 1957 e a Roma all’Accademia S. Cecilia dal 1957 al 1959; nel 1960 vinse il concorso di<br />
direttore del Conservatorio di Cagliari, e dal 1963 al 1975, anno di pensionamento, fu, su sua richiesta, insegnante di alta<br />
composizione al Conservatorio di Parma. Molte furono le energie che dedicò all’attività didattica, che svolse sempre con<br />
grande passione, elaborando fra l’altro diversi testi ancora oggi base di studio in numerosi conservatori. Tra i suoi allievi,<br />
numerosissimi, taluni hanno poi raggiunto chiara fama: ricordiamo, fra gli altri, Camillo Togni, Niccolò Castiglioni e<br />
Giancarlo Facchinetti.<br />
La sua attività di compositore, di conferenziere, di uomo di cultura, fu instancabile, e sempre dettata da quel suo spirito<br />
schietto, avverso ad ogni leziosaggine, ed alieno da ogni falsa modestia, spirito che pervase sempre anche le sue<br />
numerosissime composizioni. Centinaia sono le opere, per lo più strumentali, lasciate dal maestro, riguardanti i generi più<br />
diversi (musica sinfonica, concerti con strumento solista, musica da camera di ogni specie, per strumenti solisti, ecc.).<br />
Franco Margola si è serenamente spento a Nave, presso Brescia, il 9 marzo 1992, all’età di ottantatre anni.<br />
1 Per una più approfondita indagine sulla vita e la figura di Franco Margola, sull’ambiente culturale in cui egli si è formato, sui rapporti che ha instaurato<br />
col mondo circostante, si rimanda ad un altro volume monografico complementare a questo.<br />
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