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Il dolore cronico Medicina Generale - Ministero della Salute

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86 <strong>Il</strong> <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> in <strong>Medicina</strong> <strong>Generale</strong><br />

impatto sul performances status e sulla qualità di vita (tumori ORL, urologici,<br />

ginecologici, stomaco, esofago, vie biliari, encefalo), si devono valutare<br />

accuratamente i vantaggi e gli svantaggi di un trattamento specifico,<br />

rispetto a una terapia di supporto ottimale (controllo del <strong>dolore</strong>, nutrizione,<br />

stanchezza, dispnea ecc.).<br />

• In nessun caso il trattamento antitumorale sostituisce una terapia antalgica,<br />

che deve essere impostata e iniziata valutando qualità, tipo e durata del <strong>dolore</strong>,<br />

indipendentemente dalla scelta <strong>della</strong> terapia antitumorale.<br />

Trattamento non farmacologico del <strong>dolore</strong> in fase di progressione<br />

Nell’affrontare questo argomento è necessario prima di tutto citare, rimandando<br />

ai relativi capitoli, i trattamenti non farmacologici, legati soprattutto alla<br />

cura del <strong>dolore</strong> da metastasi ossee o a invasione delle strutture nervose in cui<br />

trovano spazio, come noto, pratiche quali la radioterapia o l’uso di radioisotopi<br />

(vedi “Radioterapia”), o interventi specialistici algologici tra cui l’uso di tecniche<br />

neurolesive (vedi “Tecniche neurolesive”) o di neuromodulazioni spinali<br />

ovvero interventi di ortopedia oncologica (vedi “Chirurgia ortopedica”), in varia<br />

misura palliativi, che possono ottenere il controllo del <strong>dolore</strong>; ugualmente<br />

si possono citare gli interventi chirurgici palliativi endoscopici o laparotomici<br />

in caso di stenosi o di occlusioni di visceri cavi.<br />

Tuttavia, questi approcci evidentemente specialistici sono limitati a relativamente<br />

pochi pazienti.<br />

<strong>Il</strong> campo più ampio di intervento non farmacologico sul <strong>dolore</strong> oncologico<br />

riguarda da un lato l’approccio fisioterapico quale adiuvante in situazioni di<br />

<strong>dolore</strong> concomitante a quello oncologico o, più spesso, di tipo psicologico che,<br />

nel caso del paziente oncologico in fase avanzata, non possono, se non assai<br />

raramente, essere alternativi al trattamento farmacologico.<br />

Le tecniche di pertinenza psicologica sono numerose e la loro scelta è legata al<br />

livello di maturità dell’io: in caso di io saldo e strutturato si potranno scegliere<br />

tecniche immaginative o di ristrutturazione cognitiva. Nel caso in cui prevalgano<br />

le componenti di natura emotiva, ci si dovrà orientare verso un approccio<br />

corporeo quale il rilassamento; in ogni caso è indispensabile pianificare accuratamente<br />

l’intervento riconducendolo alla stretta dimensione soggettiva.<br />

Tra le tecniche margiommente utilizzate vi è il training autogeno, che consente,<br />

attraverso la focalizzazione sullo stato corporeo, di ottenere un buon<br />

rilassamento psicofisico, arrivando anche a una lieve alterazione del livello di<br />

coscienza. Una qualche analogia presenta la tecnica di rilassamento progressivo,<br />

che attraverso l’individuazione di specifiche contrazioni muscolari ne scioglie<br />

progressivamente la tensione risalendo alla causa <strong>della</strong> tensione emotiva.<br />

L’ipnosi agisce anch’essa producendo uno stato di coscienza alterato attraverso<br />

un processo dinamico che si differenzia sia dal sonno che dalla veglia, mi-

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