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Il dolore cronico Medicina Generale - Ministero della Salute

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Capitolo 5 • Approccio al paziente con <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> 23<br />

ma è comunque sempre importante che il paziente abbia il tempo di esprimere<br />

il proprio <strong>dolore</strong> e la propria sofferenza con le sue parole. Questo momento<br />

dedicato alla “raccolta <strong>della</strong> storia analgesica” assume sempre un ruolo importante<br />

nel far prendere atto al malato <strong>della</strong> disponibilità del medico all’ascolto<br />

e nel favorire il consolidamento del rapporto medico-paziente, così importante<br />

nella gestione del <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>.<br />

L’anamnesi serve quindi a capire le caratteristiche del <strong>dolore</strong>, a riconoscere<br />

dove è localizzato e dove si irradia o si diffonde, ma anche a rilevare l’intensità<br />

del sintomo, a definirne gli aspetti temporali, le sue esacerbazioni, tutti<br />

elementi, questi, che aiutano a prescrivere il farmaco ottimale alla posologia<br />

(dose/frequenza di somministrazione) appropriata. Rilevare inoltre il coinvolgimento<br />

psicologico del paziente e la sua influenza sul comportamento è un<br />

altro nodo centrale per definire la necessità di un supporto anche sul piano<br />

psicologico.<br />

L’anamnesi ha un duplice scopo:<br />

• diagnostico: capire dove è localizzato il <strong>dolore</strong>, dove si irradia o si diffonde;<br />

• terapeutico: l’intensità del <strong>dolore</strong> e la sua correlazione con i diversi momenti<br />

<strong>della</strong> giornata definiscono l’andamento del sintomo nel tempo e servono<br />

a valutare l’efficacia o l’assenza di efficacia di una terapia.<br />

Pertanto, qualsiasi sia il tipo di racconto del paziente, è importante ottenere i<br />

seguenti dati:<br />

• da quanto tempo il paziente ha <strong>dolore</strong> e se esiste un rapporto di causa-effetto<br />

con un fattore qualsiasi (malattia, trauma, lesione ecc.);<br />

• dove il paziente avverte il <strong>dolore</strong> principale, le sue irradiazioni e i suoi riferimenti.<br />

È fondamentale avere una mappa del <strong>dolore</strong> e, se possibile, disegnare<br />

l’area sul corpo;<br />

• valutazione dell’intensità del <strong>dolore</strong> con una scala numerica (scala 0-10). <strong>Il</strong><br />

valore non ha significato assoluto, o comparativo tra due persone, ma solo<br />

nella stessa persona prima e dopo un atto terapeutico. Nel <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> è<br />

possibile registrare valori di <strong>dolore</strong> sempre elevati, perché il paziente teme<br />

l’abbandono terapeutico da parte del curante o perché, continuando ad avere<br />

un po’ di <strong>dolore</strong>, vuole ottenere un supplemento di cura. Molto spesso<br />

la terapia è sovradosata perché tenta di rispondere a questo messaggio del<br />

paziente. Si riscontra frequentemente un disaccordo tra intensità del <strong>dolore</strong><br />

e recupero delle attività quotidiane;<br />

• identificazione delle ore <strong>della</strong> giornata passate con <strong>dolore</strong> e soprattutto se il<br />

<strong>dolore</strong> è presente di notte e sveglia il paziente;<br />

• identificazione di quanto il <strong>dolore</strong> è spontaneo o quanto è evocato da movimenti,<br />

alimenti, attività corporee (deglutizione, defecazione, masticazione<br />

ecc.). Si definisce spontaneo il <strong>dolore</strong> presente al risveglio ancora prima che<br />

il malato compia i primi movimenti o azioni;

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