d) Tractatus in Ioannis evangeliumAnche in 109,4 ricorre la stessa contrapposizione tra fede delladrone e mancanza <strong>di</strong> fede “in quelli stessi che dovevano insegnarla”,anzi con una accentuazione maggiore del tema del colpevolesilenzio dei <strong>di</strong>scepoli: «Latro vero ille tunc cre<strong>di</strong><strong>di</strong>t, quandoin ipsis doctoribus fides quae fuerat qualiscumque defecit. Nec ipseitaque per eorum verbum cre<strong>di</strong><strong>di</strong>t in Christum Iesum; et tamen siccre<strong>di</strong><strong>di</strong>t, ut quem videbat crucifixum, confiteretur non solumresurrecturum, verum etiam regnaturum, <strong>di</strong>cendo: Memento mei,cum veneris in regnum tuum».L’episo<strong>di</strong>o del buon ladrone viene richiamato in 47,10 allorchéAgostino commenta la frase “potestatem habeo ponen<strong>di</strong> animammeam” (Io 10,18), chiedendosi in che senso possa essere stata pronunziatadal Signore: «A Verbo autem animam separatam esse non<strong>di</strong>co. Latronis animae <strong>di</strong>xit: Ho<strong>di</strong>e mecum eris in para<strong>di</strong>so. Fidelemlatronis animam non deserebat, et deserebat suam? Absit! Sed illiusut Dominus custo<strong>di</strong>vit, suam vero inseparabiliter habuit. Si autem<strong>di</strong>xerimus quia ipsa se anima posuit, et iterum ipsa se sumit,absur<strong>di</strong>ssimus sensus est; non enim quae a Verbo non erat separata,a seipsa poterat separari».Il “descensus ad Inferos”, già altrove ricordato, ricorre in 111,2in cui, tra l’altro, il para<strong>di</strong>so, mai abbandonato da Cristo, vieneidentificato con il cielo: «Qui enim homini poenaliter pendenti, etsalubriter confitenti ait: Ho<strong>di</strong>e mecum eris in para<strong>di</strong>so, secundumid quod homo erat, anima eius ipso <strong>di</strong>e futura fuerat in inferno,caro in sepulcro; secundum autem id quod Deus erat, utique et inpara<strong>di</strong>so erat. Et ideo latronis anima a pristinis facinoribus absoluta,et illius munere iam beata, quamvis ubique sicut ille esse nonpoterat, tamen etiam ipso <strong>di</strong>e cum illo in para<strong>di</strong>so esse poterat,unde ille qui ubique semper est, non recesserat».Degna <strong>di</strong> nota è la menzione della categoria paolina dell’essere-con-Cristo,che aiuta a comprendere l’esatta portata della promessasalvifica al buon ladrone, la cui beatitu<strong>di</strong>ne consiste proprionell’essere-con-Cristo: «Esse enim cum illo, magnum bonum est.Nam et miseri esse possunt ubi est ille, quoniam ubicumque fuerint,est et ille; sed beati soli sunt cum illo, quia beati esse non poteruntnisi ex illo» (111,2).<strong>Teologia</strong> e <strong>Vita</strong> 7 - Giugno 2005Domenico De Risi15
Anche qui la condanna del ladrone impenitente e l’assoluzionedel buon ladrone sono prefigurazione del giu<strong>di</strong>zio universale:«Tamen et ipsa crux, si adtendas, tribunal fuit: in me<strong>di</strong>o enim iu<strong>di</strong>ceconstituto, unus latro qui cre<strong>di</strong><strong>di</strong>t liberatus, alter qui insultavitdamnatus est. Iam significabat quod facturus est de vivis et mortuis:alios positurus ad dexteram, alios ad sinistram; similis ille latrofuturis ad sinistram, similis alter futuris ad dexteram. Iu<strong>di</strong>cabatur,et iu<strong>di</strong>cium minabatur» (31,11).e) La questione del battesimo del buon ladroneNel corpus delle opere <strong>di</strong> Agostino esiste un piccolo dossierche affronta il tema dell’eventuale battesimo del buon ladrone: Deanima et eius origine 1,9,11; 2,10,14; 3,9,12; De <strong>di</strong>versisquaestionibus octoginta tribus 62; Retractationes 1,26,2, q.62;2,55,3; Quaestiones in Heptateucum 3,84. È un argomento importante,poiché negare che il buon ladrone abbia ricevuto, in qualchemodo, il battesimo aprirebbe, per Agostino, la via alla dottrina sullanon-obbligatorietà del battesimo in or<strong>di</strong>ne alla salvezza.La posizione <strong>di</strong> Agostino è <strong>di</strong>versificata; le argomentazioni cheadduce, tuttavia, non brillano per chiarezza o verosimiglianza: taloraAgostino si contrad<strong>di</strong>ce, altrove appare indeciso.Storicamente la questione può farsi risalire a Cipriano, il qualeannovera il buon ladrone tra i martiri battezzati nel proprio sangue:«Lo stesso Signore nel suo vangelo <strong>di</strong>ce che quanti sono battezzaticon lo spargimento del proprio sangue e nelle proprie sofferenze,<strong>di</strong>ventano perfetti e raggiungono la grazia promessa daDio. Ricaviamo tale conclusione dal fatto che il Signore si rivolgaall’assassino, proprio durante la sua agonia. A lui che crede edesprime la sua confessione il Signore promette che “sarà con lui inpara<strong>di</strong>so”» (Ep. 73,22 – Trad. G. Toso).Agostino, pur concordando con Cipriano 13 , non vuole che dall’esempiodel buon ladrone si concluda contro la necessità del bat-13Cfr De anima et eius origine 1,9,11. In 1,9,10 Agostino scrive: «nemo fitmembrum Christi nisi aut baptismate in Christo aut morte pro Christo», e dunqueammette pacificamente il valore salvifico del martirio, appoggiandosi a Mt10,39 (“Qui per<strong>di</strong>derit animam suam propter me, inveniet eam”). Vedremo come,in seguito, egli cambi quasi del tutto questa posizione.16Domenico De Risi<strong>Teologia</strong> e <strong>Vita</strong> 7 - Giugno 2005
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