Ora <strong>di</strong> Sereno noi non abbiamo l’iscrizione sepolcrale. Tuttaviail suo nome è presente nei Registri Pontificali negli anni 494-496 e499-501: si tratta in modo particolare <strong>di</strong> alcune lettere <strong>di</strong> papaGelasio I, comprese nel periodo del suo pontificato (492-496). 41Inoltre alcuni manoscritti del Concilio Romano del 499, il primotenuto da papa Simmaco (498-514), successore <strong>di</strong> Anastasio II (496-498), menzionano per errore come presenti a questa assemblea romanadue vescovi <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>: Benigno e Sereno 42 . “Bisogna sacrificareBenigno”, afferma il Leclercq, che non accetta la tesi dellosdoppiamento sostenuta dal Remon<strong>di</strong>ni e dagli altri autori locali. 43Comunque la prima fase dell’episcopato <strong>di</strong> Sereno si svolge sottoil pontificato <strong>di</strong> papa Gelasio I, salito al trono l’1 marzo del 492,ed essa è caratterizzata da alcuni interventi del nuovo PonteficeRomano, succeduto a papa Felice III, morto il 24 febbraio precedente.Questi interventi evidenziano una particolare sollecitu<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> papa Gelasio per le sorti del Pastore nolano e per le vicende delsuo gregge. Egli infatti si rivolse ad un abbate <strong>di</strong> nome Natale,dopo che questo aveva già scritto al vescovo Sereno, mostrandoglila somma premura che nutriva per il vescovo <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>. Non sappiamochi sia questo abbate né <strong>di</strong> quale monastero si tratti, ma è probabileche il vescovo Sereno sia quello <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> e non quello <strong>di</strong>Squillace nel Bruttium, come sostiene il Leclercq contro l’opinione<strong>di</strong> Ewald. 44Papa Gelasio interviene <strong>di</strong> nuovo a favore del vescovo Sereno<strong>di</strong> <strong>Nola</strong> in un momento particolarmente delicato del suo episcopato:due chierici nolani, Felice e Pietro, con accuse molto gravi hannodeferito il loro vescovo alla corte <strong>di</strong> Ravenna dove ormai regnaTeodorico, re degli Ostrogoti, il quale, sconfitto Odoacre, si èimpadronito dell’Italia (493-526). Convocato a corte, il vescovoSereno si <strong>di</strong>fese così egregiamente che Teodorico, sebbene <strong>di</strong> fedeariana, riconobbe la sua innocenza oltraggiata e condannò in contumaciai due chierici, affidando poi al Pontefice la loro effettivapunizione. Papa Gelasio, a sua volta, incaricò due vescovi dellaCampania, Quinigesio o Quingerio, non si sa <strong>di</strong> quale chiesa, e41GELASIUS, Epistolae et Decreta, in PL 59, 13-190 e JAFFÉ-LOEWENFELD,Epistolae roman. Pontificum, nn. 646, 721, 723, 737, 743.42G. D. MANSI, Sacrorum Conciliorum amplissima collectio, t. VIII, col. 283.43H. LECLERCQ, art. cit.,1425-1426.44Ibid., 1426.<strong>Teologia</strong> e <strong>Vita</strong> 7 - Giugno 2005Giovanni Santaniello35
Costantino, forse della chiesa <strong>di</strong> Capua, per svolgere un rigorosoprocesso ecclesiastico ed infliggere il giusto castigo ai due chiericife<strong>di</strong>fraghi. 45La vicenda <strong>di</strong> Felice e Pietro contro il loro Vescovo presentanotevoli risvolti politico-religiosi ed evidenzia le buone relazioniesistenti tra Teodorico ed il Pontefice Romano, almeno nella primafase del dominio degli Ostrogoti in Italia, allorquando i rapportitra il Papato e il governo <strong>di</strong> Costantinopoli furono molto tesi acausa della questione monofisita. La lettera <strong>di</strong> papa Gelasio ai duevescovi campani sottolinea queste relazioni “pacifiche” tra Romae Ravenna: “I Chierici della <strong>Nola</strong>na Chiesa, Felice e Pietro, ostinatamentee contro ogni legge ribelli, portati si sono al Tribunaledel Re mio Figlio... Per la qual cosa fu <strong>di</strong> necessità che il suddettofratello e Vescovo Sereno si portasse anch’egli sollecitamente allostesso Signore e Figlio mio...”.Un’altra lettera <strong>di</strong> papa Gelasio è in<strong>di</strong>rizzata “Ai VescoviMajorico, Sereno, e Giovanni” in occasione “che alcuni Chiericidella Vibionense Chiesa in Calabria rei convinti, e condannati, come<strong>di</strong>spregiatori degli Ecclesiastici privilegj, ed usurpatori de’ benide’ poveri, non perciò ravveder si volevano, e li cagionati dannirisarcire; e pur vi fu Celestino Sacerdote <strong>Nola</strong>no, che osò con tuttoquesto <strong>di</strong> porger loro la S. Comunione”. 46Non sappiamo con certezza se questo vescovo Sereno sia il Vescovo<strong>di</strong> <strong>Nola</strong> oppure l’omonimo Vescovo <strong>di</strong> Squillace in Calabria,come vuole il Leclercq, dal momento che il Pontefice nella sualettera non in<strong>di</strong>ca come “<strong>Nola</strong>no” - come peraltro fa il Remon<strong>di</strong>ni- neppure il sacerdote Celestino. Il testo gelasiano, infatti, dopoaver sottolineato la “scomunica” dei chierici Vibionensi (restinodalla sacra Comunione all’intutto <strong>di</strong>scacciati, infino a tanto cheimparino ad usar con pia e <strong>di</strong>vota mente quel rispetto, che all’onor<strong>di</strong>vino si conviene...), aggiunge: “E Celestino Sacerdote del Fratelnostro, e compagno Vescovo Sereno, il quale contra il già notogiu<strong>di</strong>zio, e contra l’or<strong>di</strong>ne della S. Sede Apostolica ebbe ar<strong>di</strong>mento<strong>di</strong> somministrare loro la S. Comunione; poiché non ha potutoignorare la sentenza del proprio Vescovo, sia subito anch’egli dell’EcclesiasticoMinistero <strong>di</strong>scacciato; acciocché niun sia de’ Mi-45GELASIUS, Epistolarum… decem fragmenta, in PL 59, 99-100.46G. REMONDINI, NES III, 61-62.36Giovanni Santaniello<strong>Teologia</strong> e <strong>Vita</strong> 7 - Giugno 2005
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