commencera à la fin des temps, mais à l’existence présente desin<strong>di</strong>vidus opposée à un “ensuite” qui ne peut être ici que l’au-delàde la mort» 17 .d) At 1, 24 - 25: «Tu, Signore, che conosci il cuore <strong>di</strong> tutti, mostraciquale <strong>di</strong> questi due hai designato a prendere il posto in questo ministeroe apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al postoda lui scelto». Nella preghiera inserita nel racconto della sostituzione<strong>di</strong> Giuda con Mattia emerge la contrapposizione (v. 25) tra ton topontes <strong>di</strong>akonias e ton topon i<strong>di</strong>on. La maggioranza dei critici (Holtzmann,Zahn, Loisy, Wikenhauser, Dupont, Haenchen, Stählin, Conzelmann…)intende la seconda espressione col significato <strong>di</strong> “Geenna”. Tale interpretazionesi basa su alcuni testi rabbinici nei quali l’espressioneviene usata, appunto, nel senso <strong>di</strong> “Geenna”. Se l’interpretazione èesatta 18 , questo testo si riferisce alla sorte <strong>di</strong> Giuda imme<strong>di</strong>atamentedopo la sua morte.e) At 7, 55 - 60: nella visione <strong>di</strong> Stefano appare il Figlio dell’uomo“stante ritto alla destra <strong>di</strong> Dio” (ek dexion estota tou Theou:At 7, 56) 19 . Alla luce <strong>di</strong> Lc 12, 8 “Inoltre vi <strong>di</strong>co: Chiunque miriconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconosceràdavanti agli angeli <strong>di</strong> Dio”, nell’atteggiamento del Figliodell’uomo si può vedere un’anticipazione della funzione <strong>di</strong> testimonea favore dei suoi e loro <strong>di</strong>fensore. Il logion sul “riconoscimento”del Figlio dell’uomo è un ulteriore elemento che chiariscela promessa salvifica al ladrone (23, 43) il quale ha realmente avutoil coraggio <strong>di</strong> confessare, in una situazione umanamente <strong>di</strong>sperante,la messianicità <strong>di</strong> Gesù, meritando <strong>di</strong> entrare, il giorno stessodella sua morte, con lui nel Para<strong>di</strong>so. L’invocazione finale <strong>di</strong>Stefano : «Signore Gesù, accogli il mio spirito» (7, 59), che richiamaquella <strong>di</strong> Gesù morente (Lc 23, 46), creando un legame tra lamorte <strong>di</strong> Stefano e quella del Signore, evoca pure la medesima confidentecertezza dell’esau<strong>di</strong>mento della implorazione, grazie alla17Cfr J. DUPONT, “L’Eschatologie in<strong>di</strong>viduelle dans l’oeuvre de Luc”, cit.,1072.18L’espressione, infatti, potrebbe anche significare semplicemente la mortetragica <strong>di</strong> Giuda o il suo “posto” <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tore, in opposizione al suo precedentestato <strong>di</strong> apostolo: cfr R. PESCH, Atti degli Apostoli, cit., 104.19È l’unico passo fuori dei vangeli in cui compare questo titolo, e in bocca auno <strong>di</strong>verso da Gesù.<strong>Teologia</strong> e <strong>Vita</strong> 7 - Giugno 2005Domenico De Risi81
quale Stefano potrà avere la certezza <strong>di</strong> essere, come il buon ladrone(Lc 23, 43), e subito, con Gesù 20 .Escatologia in<strong>di</strong>viduale ed escatologia collettiva in Luca nonrappresentano due posizioni contrapposte ma, piuttosto, parallele21 ; anche su questo tema, infatti, si rivela insieme “la sua fedeltàalla tra<strong>di</strong>zione e la sua originalità” 22 . Sensibile al pericolo derivanteda una esasperazione del tema della fine prossima del mondo(cfr Lc 19, 11; 21, 8 - 9), egli non vi cerca più il motivo unicodella speranza dei credenti e si volge verso una riflessione maggiormentecentrata sul destino dell’uomo dopo la sua morte. I testinei quali è possibile ravvisare la presenza <strong>di</strong> questo tema presentanola sorte dell’in<strong>di</strong>viduo dopo la sua morte come definitiva e nonci permettono, pertanto, <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> alcuno “stato interme<strong>di</strong>o”(Zwischenzustand). Questo dato conferma l’assoluta autonomiadell’escatologia in<strong>di</strong>viduale nella teologia lucana; tale modo <strong>di</strong>concepire il destino dell’uomo non è più subor<strong>di</strong>nato allaescatologia collettiva (che pure ha il suo valore) ma è un modo<strong>di</strong> vedere che possiede una consistenza propria.Non si può negare, tuttavia, che questa prospettiva ad<strong>di</strong>viene auna certa relativizzazione dell’avvenire collettivo, sicché quelloche in un altro quadro teologico <strong>di</strong> riferimento era l’avvenire delmondo, <strong>di</strong>viene ora presente per ciascuno al momento della morte23 . Tentando <strong>di</strong> inserire le conclusioni esegetiche nell’ambito <strong>di</strong>una riflessione teologica, Dupont osserva: «On a le droit de sedemander si cette présentation est précisément celle qui rendral’espérance chrétienne plus facilement accessible aux hommes denotre temps» e conclude: «Assumé dans le mystère du Christ, leprésent acquiert une <strong>di</strong>mension nouvelle, qui n’est pas purementfuture; il prend le caractère de ce qui est définitif, et in ce sens“eschatologique”. Loin de devenir provisoire et caduc …le présent20Ai testi presi in esame, molto espliciti sul destino dell’uomo post-mortem,se ne possono aggiungere degli altri (Lc 12, 33-34; 16, 9; 20, 38; 21, 19) neiquali la prospettiva escatologica in<strong>di</strong>viduale non è, però, evidente.21Cfr J. DUPONT, “L’eschatologie in<strong>di</strong>viduelle dans l’oeuvre de Luc”, cit.,1066.22G.C. BOTTINI, Introduzione all’opera <strong>di</strong> Luca. Aspetti teologici, Jerusalem1992, 182.23Diversamente delle tra<strong>di</strong>zioni apocalittiche del giudaismo, la sorte in<strong>di</strong>vidualenon è collegata agli eventi escatologici. Cfr Ibid., 18182Domenico De Risi<strong>Teologia</strong> e <strong>Vita</strong> 7 - Giugno 2005
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