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Un unico partito possibile? 193or<strong>di</strong>nariamente si parla come se la necessità dell’azionefacesse cessare tutto il merito e il demerito, ogni <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>lodare e <strong>di</strong> biasimare, <strong>di</strong> ricompensare e <strong>di</strong> punire, ma bisognaammettere che siffatta conseguenza non è affatto giusta insenso assoluto. Sono assai lontano dalle opinioni <strong>di</strong>Bradwar<strong>di</strong>ne, Wycliff, Hobbes e Spinoza i quali, a quanto pare,insegnano questa necessità del tutto matematica, che credo <strong>di</strong>aver sufficientemente refutato e fors’anche con maggiorchiarezza <strong>di</strong> quanto si sia soliti fare. 12Il brano concerne alcuni temi irrinunciabili, stando all’intentodell’opera, e non stupisce che Leibniz si adoperi per contrastare inmodo deciso le tesi attribuite agli autori citati, né sorprende ilriferimento ai due autori me<strong>di</strong>evali da parte <strong>di</strong> un attento frequentatoredei testi del <strong>di</strong>battito teologico dell’età <strong>di</strong> mezzo. Certo, invita aqualche considerazione constatare che il nome <strong>di</strong> Wyclif ricorra altretre volte negli Essais, immancabilmente quale oggetto polemico esempre in illustre compagnia. Oltre a Bradwar<strong>di</strong>ne, infatti, Leibnizassocia Wyclif ad Abelardo, biasimando entrambi per la temerarietàcon cui si sono addentrati troppo nella spiegazione dei misteri 13 . Piùavanti, lo rimprovera ancora per aver con<strong>di</strong>viso con il maestropalatino un’idea pericolosa, contraria alla dottrina dei santi e allaragione, come ebbe poi a riconoscere – viene precisato – lo stessoAbelardo: si tratta della tesi in accordo alla quale Dio non può farealtro che ciò che fa 14 ; al proposito, chiosa Leibniz: Sembra che lapresunta necessità <strong>di</strong> Wyclif, condannata dal Concilio <strong>di</strong> Costanza,non derivi che da questo malinteso 15 . L’errore dei due autorime<strong>di</strong>evali, in ultima analisi, <strong>di</strong>scende dalla posizione da loro assuntanei confronti della <strong>di</strong>stinzione tra possibile e attuale quali oggetti dellapotenza e della volontà <strong>di</strong>vine: i due maestri avrebbero negato – ofrainteso – tale <strong>di</strong>stinzione, cadendo in tal modo senza alcun bisogno,in espressioni sconvenienti ed urtanti 16 . Tuttavia, essa appareirrinunciabile, dal momento che Dio sceglie tra i possibili, ed è perquesto che sceglie liberamente e non è necessitato: non ci sarebbe néscelta né libertà, se non ci fosse che un unico partito possibile 17 .La relativa insistenza con la quale ricorre il nome <strong>di</strong> Wyclifall’interno <strong>di</strong> un’opera come gli Essais, rivolta alla confutazione <strong>di</strong>

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