196 Luigi Campieretiche. Non figurano in tale elenco articoli concernenti gli or<strong>di</strong>nimen<strong>di</strong>canti (come il n. 24 del Concilio <strong>di</strong> Costanza, riportato daLeibniz), che erano già stati censurati nel 1382, e che pure nonsarebbe stato arduo rinvenire nel Trialogus 30 . Compare, invece, per laprima volta – e si ba<strong>di</strong>, a più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni dalla morte del riformatoreinglese – una proposizione relativa alla necessità degli eventi futuri: sitratta della n. 17 dell’elenco <strong>di</strong> Woodford (Omnia quae evenient,absolute necessario evenient), estratta dal capitolo 8 del Libro III delTrialogus.Qualche anno dopo, durante un esame della dottrina <strong>di</strong> Wyclifpromosso dall’Università <strong>di</strong> Praga il 28 maggio 1403, alcuni maestritedeschi in <strong>di</strong>vinis avrebbero proposto <strong>di</strong> aggiungere alle tesi giàcondannate nel 1382 a Londra altre ventuno tratte dagli scrittiwycliffiti 31 : tra queste figura nuovamente la tesi determinista che, apartire da quella raccolta praghese (la medesima condannata più tar<strong>di</strong>dallo stu<strong>di</strong>um parigino, e infine a Costanza), avrebbe occupato laposizione n. 27, con la definitiva formulazione Omnia de necessitateabsoluta eveniunt 32 . Infine, si deve ancora alla proposta dei teologitedeschi l’inserimento nella lista condannata a Praga e a Costanzadella proposizione n. 33, concernente la donazione <strong>di</strong> Costantino 33 .Nel re<strong>di</strong>gere la propria selezione degli articoli condannati, Leibnizsembra pre<strong>di</strong>ligere il tema sacramentale della dottrina eucaristica chein effetti, insieme ad alcune tesi ecclesiologiche, aveva giocato unpeso notevole anche nella condanna <strong>di</strong> Hus 34 cui, tuttavia, Leibniz nonfa cenno nelle glosse alle pagine <strong>di</strong> Carranza su Costanza. Per laposizione assunta nella controversia eucaristica, d’altro canto, Wyclifera stato accolto come auctoritas da <strong>di</strong>versi pensatori riformati, piùsulla scorta della smaniosa ricerca del precursore cui si è già fattocenno, che sulla base <strong>di</strong> un effettivo riscontro testuale – impe<strong>di</strong>to,d’altronde, dalla <strong>di</strong>fficile reperibilità delle fonti, eccezion fatta per itesti delle condanne 35 . Uno spirito ecumenico come Leibniz, dunque,non poteva esimersi dal segnalare l’ostacolo che proposizionianaloghe alle prime tre condannate a Costanza ponevano ai fini del<strong>di</strong>alogo tra le Chiese 36 . Per quanto concerne le altre tesi wycliffiteritenute tutt’altro che commendevoli, Leibniz ne riassume la gravità el’erroneità segnalando l’avversione del riformatore inglese neiconfronti dei costumi degli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti, in particolar modo dei
Un unico partito possibile? 197minoriti, dai quali era <strong>di</strong>stante per più versi sotto il profilo dottrinale, eche rimproverava duramente imputando loro un tra<strong>di</strong>mento ipocritadella regola e dello spirito del fondatore, Francesco 37 ; Leibnizevidenzia, inoltre, l’affermazione urtante e inutile della necessità deglieventi futuri, preoccupato con buona probabilità dalle ripercussioniche una posizione del genere avrebbe potuto avere sul <strong>di</strong>battitoteologico tra riformati e controriformati circa la predestinazione e lasalvezza per sola grazia; infine, segnala la denuncia wycliffitadell’errore compiuto da Silvestro I e da Costantino nel dotare laChiesa <strong>di</strong> un patrimonio, autorizzandola in tal modo a esercitare undominio secolare – un tema che richiama, sebbene solo limitatamente,la portata delle critiche contenute negli scritti ecclesiologici <strong>di</strong> Wyclif,che pure occuparono a ben vedere poco spazio nella condanna <strong>di</strong>Costanza 38 .Quando circa venticinque anni dopo Leibniz si sarebbe de<strong>di</strong>catoalla stesura degli Essais, rivolgendosi a un pubblico <strong>di</strong> lettoriappartenenti alle <strong>di</strong>verse confessioni cristiane e confidando <strong>di</strong> potercontribuire alla loro riconciliazione, avrebbe associato alla figura <strong>di</strong>Wyclif la sola tesi della necessità degli eventi futuri, allarmato dagliesiti nefasti implicati da una tale affermazione per quanto concerne lateoria della salvezza. Così facendo, Leibniz contribuì in misuraconsistente al consolidamento e alla <strong>di</strong>ffusione del mito <strong>di</strong> un Wyclifdeterminista estremo – anzi, matematico –, in<strong>di</strong>cando nel superamentodelle sue opinioni (e, ben inteso, soprattutto <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> altriinterlocutori più autorevoli e più noti) un possibile punto <strong>di</strong> incontrotra cattolici e riformati, e collocando il nostro autore all’interno <strong>di</strong> unaben definita genealogia, nella consueta posizione <strong>di</strong> precursore. Inquesta versione della narrazione del mito, Wyclif non prefigura glieroici protagonisti della Riforma, ma anticipa piuttosto gravi epericolosi errori, cui avrebbe condotto anche la riflessione <strong>di</strong> duebestie nere del filosofo <strong>di</strong> Lipsia come Hobbes e Spinoza.