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<strong>turrisbabel</strong> <strong>69</strong> März Marzo 2006 Progettare l’incertezza – Statements 23<br />

2 – 3<br />

1 Convegno internazionale<br />

“Professione architetto del<br />

paesaggio, problemi e prospettive<br />

della figura professionale<br />

in Europa e nel<br />

mondo alla luce della vigente<br />

legislazione”, Roma il<br />

18 maggio 2002<br />

2 B. Zevi, “Paesaggi e<br />

città”, Newton, Roma, 1995<br />

3 C. Girot, “Tra-Piantare:<br />

il paesaggio come natura<br />

umana”, in Paesaggio<br />

Urbano, settembre/dicembre<br />

2000<br />

4 G. Simmel, “Filosofia del<br />

paesaggio”, Brücke und Tur,<br />

Stuttgart, 1957<br />

5 Campagna fotografica<br />

per documentare i pae-<br />

saggi francesi promossa<br />

dall’organismo interministeriale<br />

DA TAR i cui risultati<br />

sono stati pubblicati in<br />

‘Paysages Photographies’,<br />

editions Hazan, 1989<br />

6 U. Weilacher, „Zwischen<br />

Landschaftsarchitektur<br />

und Land Art“, Birkhäuser,<br />

Berlin, 1999<br />

7 L Calvino, “Gli dei<br />

della città” 1975, in Saggi<br />

1945 1985, Mondadori,<br />

Milano, 1995<br />

1 La nuova fiera di<br />

Friedrichshafen in<br />

Germania (1998/2002)<br />

2 – 3 La nuova fiera di<br />

Rimini (1998/2002)<br />

se una riflessione filosofica sul concetto di<br />

paesaggio. 4 L’introduzione del sentimento<br />

del paesaggio come invenzione dell’epoca<br />

moderna, apre la porta alla “natura artefatta”,<br />

al “sentimento unitario della grande natura”,<br />

la Stimmung del paesaggio.<br />

Pierre de Fenoyl, fotografo della missione<br />

DATAR 5 , si spinge a vedere il ruolo del<br />

paesaggista non più per illustrare un mito,<br />

ma per mitizzare un paesaggio quotidiano.<br />

L’incertezza sta proprio nel tornare ad occuparsi<br />

dei paesaggi quotidiani che richiedono<br />

la nostra adesione, l’empatia, come<br />

definita da Lassus nella sua “analisi inventiva”,<br />

ma anche al contrario la distanza,<br />

la nostra specifica differenza per non annegare<br />

nelle cose. II determinismo ecologico<br />

alla Mc Harg o laissez-faire alla Louis<br />

Le Roy, ecologista olandese molto seguito<br />

in Germania negli anni ’80, oggi viene integrato<br />

da una componente maggiormente<br />

individualista che propone la costituzione<br />

del paesaggio più come interpretazione<br />

della realtà che come realtà stessa. Ma al<br />

di là di ogni incertezza occorre riconciliare<br />

la progettazione del paesaggio con l’esigenza<br />

di un ambientalismo più evoluto<br />

in grado di distinguere tra i valori ecologici<br />

e quelli estetici. “Uno dei problemi principali<br />

dei nostri tempi è il rapporto “alterato”<br />

tra uomo e natura […] si sta lentamente<br />

riconoscendo che l’uso dell’obiettività<br />

scientifica per indagare le cause della crescente<br />

distruzione del nostro ambiente servirà<br />

a poco, a meno che non si accompagni<br />

a uno sforzo teso a far sì che i dati confermati<br />

possano anche essere compresi<br />

e sperimentati soggettivamente. Fondamentalmente,<br />

essere in grado di superare<br />

la crisi ecologica e sociale è soprattutto<br />

un problema umano”. 6 Proporre fin dall’inizio<br />

dell’insegnamento una visione artistica<br />

e culturale della natura incentrata<br />

sull’uomo, potrebbe anche aiutare a sfruttare<br />

il mito della natura statica che ha nutrito<br />

fortemente la dottrina conservatrice<br />

oggi ancora largamente presente nell’architettura<br />

del paesaggio italiana. Se è vero<br />

che il paesaggio è lo specchio vivente della<br />

nostra società multiforme e multiculturale,<br />

o come diceva Goethe “forma plasmata<br />

che vivendo evolve”, occorre di nuovo<br />

insegnare una propria autonomia percettiva.<br />

“Per vedere una città non basta<br />

tenere gli occhi aperti. Occorre per prima<br />

cosa scartare tutto ciò che impedisce di<br />

vederla, tutte le idee ricevute, le immagini<br />

precostituite che continuano a ingombrare<br />

il campo visivo e la capacità di comprendere?”<br />

7 Un consiglio di Calvino che<br />

vale per la città e non può non valere per<br />

il paesaggio. L’incertezza sta nello sgombrare<br />

la mente da tutto ciò che ci impedisce<br />

di vedere e di sviluppare una maggiore<br />

consapevolezza ambientale. In tutta<br />

questa incertezza la progettazione paesaggistica<br />

propone oggi un possibile percorso<br />

nel rilevare un sito, dei luoghi determinati<br />

da cui far partire la sperimentazione<br />

di nuovi programmi e interventi.<br />

Il sito come filo conduttore di una pratica<br />

professionale che sappia andare oltre<br />

le divisioni settoriali, che sappia pensare<br />

il progetto in termini sociali e spaziali.<br />

Un contributo non più in ultima istanza<br />

ma propedeutico in un processo di trasformazione<br />

territoriale e la sua gestione dal<br />

piano al progetto fino alla realizzazione.

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