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66<br />

Diplomarbeiten 1000+<br />

Tesi 1000+<br />

Stefano Peluso e Carlo Neidhardt<br />

Alice nel paesaggio<br />

delle meraviglie<br />

Schizofrenia<br />

delle regioni di confine<br />

I territori di frontiera, luoghi un tempo<br />

protetti dalla staticità dei rapporti politicoeconomici<br />

tra stati confinanti, oggi stanno<br />

subendo un decisivo processo di trasformazione<br />

e sono investiti dall’aumento vertiginoso<br />

degli scambi. Ciò che apparteneva<br />

alla periferia del sistema diventa ambiente<br />

strategico e il cambiamento suscita<br />

le reazioni contrapposte di chi lo accoglie<br />

e di chi vi resiste. Queste trasformazioni<br />

generano conflitti interni alla composizione<br />

sociale del tutto nuovi, tra tutela dell’ambiente<br />

e della cultura locale e processi<br />

di modernizzazione che dissolvono le<br />

identità precedenti in sistemi territoriali<br />

mobili e dilatati (Bonomi). L’esempio della<br />

Val di Susa è sotto gli occhi di tutti, qui la<br />

salvaguardia del paesaggio locale si scontra<br />

con le esigenze di sviluppo economico<br />

a livello europeo, la conservazione della<br />

ricchezza naturalistica piemontese si contrappone<br />

alla necessità di realizzare il corridoio<br />

5 Lisbona–Kiev, infrastruttura necessaria<br />

per lo sviluppo commerciale dell’intero<br />

continente eurasiatico. Gli interessi microregionali<br />

si oppongono a decisioni di<br />

livello continentale e il tavolo del dibattito<br />

attorno al quale tutti si scatenano è proprio<br />

quello del paesaggio. Di fronte al cambiamento<br />

la reazione è schizofrenica, si oscilla<br />

tra la difesa di posizioni conservatrici e la<br />

svendita acritica del patrimonio culturale e<br />

identitario della propria comunità.<br />

1<br />

Paesaggio spettacolo<br />

vs paesaggio della resistenza<br />

März Marzo 2006 <strong>turrisbabel</strong> <strong>69</strong><br />

Apparentemente l’Alto Adige è come una<br />

cartolina a colori, perfetto e immobile.<br />

Le Dolomiti merlettate di neve, curatissime<br />

vigne giallo oro che si arrampicano<br />

sui monti, frutteti modello, boschi dove<br />

anche i funghi rispettano i regolamenti.<br />

Nessuno direbbe che questo mondo è attraversato<br />

dagli interessi inafferrabili della<br />

geopolitica. E invece c’è una corrente<br />

d’aria che gela la Val d’Adige (Rumiz).<br />

È il pendolo del Sudtirolo, ein ganz normales<br />

Land, che sfocia negli estremismi<br />

di questo territorio. Lo stereotipo del paesaggio<br />

che si identifica con l’idea di natura<br />

incontaminata diventa strumento economico<br />

e politico: economico nella promozione<br />

del pacchetto turistico e del prodotto<br />

enogastronomico, politico nella protezione<br />

dei vantaggi che derivano dall’essere<br />

“speciali”. Il pericolo della strumentalizzazione<br />

di questo paesaggio idealizzato e<br />

idilliaco, è quello di uscire dai binari della<br />

realtà, andare oltre i suoi confini, trasformare<br />

la natura in qualcosa di artificiale<br />

ad uso e consumo del turista e del politico.<br />

In un clima di intensa competizione economica<br />

su scala globale, è necessario che<br />

il paesaggio assuma le caratteristiche dettate<br />

dal mercato; la sua immagine è strategica<br />

nella lotta per attirare capitale e per<br />

vendere il territorio, è quindi fondamentale<br />

che esso sia raffigurabile e riconoscibile.<br />

Il paesaggio deve attirare e sedurre il turi-

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