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SCUOLAeFORMAZIONEFor English text see page 80Il tema della riforma dell’Alberghiero è “caldo”.Molti colleghi ci hanno descritto la situazionedella loro scuola, elencando i problemi eformulando proposte. Tutti hanno aggiunto nuovipreziosi elementi che possono aiutare a riflettere.L’obiettivo è trovare soluzioni valide dal puntodi vista professionale, alle necessità diammodernamento del sistema formativoRiforma: invitoal dibattitoA cura di Giovanni Guadagnoinsegnante Itp Collegio Ballerini, Seregno (MB)L’aforisma del professoreCiò che dobbiamoimpararea fare, lo impariamofacendolo(Aristotele di Stagira,filosofo greco, 384-322 a.C.)Lettera di Stefano Pelizzoni*Chiedo un piccolo spazio in questarubrica per proporre a mia voltaqualche piccolo spunto di riflessione.Comincio da dove vi siete fermati voicon la rubrica dello scorso numero deIl Cuoco, ovvero dall’elenco di cinquepunti di debolezza della Riforma. A questovorrei affiancare quelli che, secondome, sono tre punti di forza:1. L’invito a costituire un comitatotecnico-scientifico con l’apporto di professionisti,che valuti l’offerta formativadella scuola e suggerisca cambiamentidella stessa in merito alle esigenzedel mercato del lavoro.2. L’ampia autonomia concessanella strutturazione del piano di studi,specie nel Triennio conclusivo, che permettedi adattare meglio il percorsoscolastico alle peculiarità del territorionel quale opera.3. La possibilità di proseguire la praticaanche al IV e V anno, introducendoinoltre l’obbligo di affiancare alla specializzazione(o articolazione, nel linguaggioministeriale) scelta alcune oredi pratica nell’altra, creando così il presupposto,anche psicologico, che unvalido professionista non può più permettersi,nell’attuale panorama del mercatodel lavoro, il lusso di avere competenzeesclusive in un settore della ristorazione.Detto questo, poiché nessuno vivesulla Luna, confermo le perplessità davoi già espresse, prima fra tutte quellache un cambiamento imposto senzafornire le adeguate risorse rischia di essereforiero di confusione e scadimentodell’offerta formativa, specie se sisomma alle difficoltà già in essere. Ioconosco bene i problemi che il settorepubblico non statale vive da sempre intermini di un sostanziale abbandono ase stesso da parte delle istituzioni. Soanche, di contro, che il settore pubblicostatale ha un assetto burocratico-amministrativoche di fatto rende inapplicabili,allo stato attuale, molte dellepositività che la Riforma introduce, specienella diversa articolazione delle cattedre.Credo, tuttavia, che questo nondebba per forza portare a gettare laspugna, ma stimolare un diverso mododi approcciarsi al nostro lavoro.Gli istituti professionali da semprerappresentano un punto critico nel panoramascolastico, perché sono quellichepiùmettonoinevidenzaladicotomiatra la staticità intrinseca del sistemascolastico e la dinamicità evolutivadel mondo del lavoro.Ecco perché occorre, a mio parere,che siano proprio coloro che sono piùnaturalmente inseriti in questa realtàdinamica a farsi carico di essere l’avanguardiadel rinnovamento. Mi riferisco,ovviamente, proprio agli I.T.P., che inquesto momento più che mai divengonouna risorsa per gli Istituti nei qualioperano.50|

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