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06/04/2012 - Comune di Bologna

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press LinE<strong>06</strong>/<strong>04</strong>/<strong>2012</strong> LOGNAtea'715‘tìt.‘,"Città senza progetti da 30 anniinvesta sul Piano strategico"Roversi Monaco: "Pedonalizzare? Era necessario"LUCIANO NIGROIL PIANO strategico? «Un'ottima idea,perché <strong>Bologna</strong> non pianifica più il suofuturo dagli anni Ottanta. Da quando cominciòa sentirsi appagata dalla sua presunta<strong>di</strong>versità da isola felice». Fabio Ro -versi Monaco, il presidente della fondazioneCarisbo, parla per la prima voltadello sforzo della città <strong>di</strong> darsi un orizzontecon<strong>di</strong>viso. Un tentativo, sottolinea,che a parte qualche lodevole eccezione,non si fa più da trent'anni. Neiquali le forze conservatrici hanno bloccatoogni slancio, ogni grande progetto.Ieri la Staveco e il trasferimento del policlinico,quando si potevano fare. Oggil'Au<strong>di</strong>torium <strong>di</strong> Abbado e Piano. E parlaa tutto campo delle pedonalizzazioni(«Una scelta neces sana»), <strong>di</strong> piazzaMin -ghetti, <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>obanca che ha appenaconquistato e che presto potrebbe doverlasciare.Professore, sul piano strategico nonsi è ancora sentita la sua voce. Teme anchelei che si trasformi in un libro dei sognidestinato a rimanere sulla carta?«Al contrario. La ritengo un'occasione:<strong>Bologna</strong>, con la sua ricchezza <strong>di</strong> istituzioni,ha bisogno <strong>di</strong> riconsiderare sestessa in un contesto globale. Forse <strong>di</strong>mo<strong>di</strong>ficare scelte già fatte».In passato tentativi simili non hannoavuto esito.«Non mi sfugge il fatto che dal 1980 inpoi si è fatto <strong>di</strong> tutto per non pianificare.Ma senza un progetto lungimirante èemersa una politica incompatibile conQui purtroppo èsempre prevalsa lalogica consociativa,<strong>Bologna</strong> si è cullatasu una presunta idea<strong>di</strong> <strong>di</strong>versitàquella in<strong>di</strong>cata da D ozza, Fanti e Lorenzini».È allora che <strong>Bologna</strong> ha smesso <strong>di</strong> essereuna capitale?«In quegli anni la città ha <strong>di</strong>smes so lasua <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> capoluogo <strong>di</strong> Regionee <strong>di</strong> città imp ortante in Italia e in Europa.E la p olitica regionale ha finito per dep o -tenziarla».L'inizio del declino?«Non amo le esagerazioni. <strong>Bologna</strong>restaunacittà dove sivive b ene, mala suaanima (il suo tessuto e<strong>di</strong>lizio e urbanistico)è appannata. Accadono tante cose,ma senza elementi unificanti».E tutto cominciò negli anni Ottanta?«I tentativi interessanti non sonomancati, neppure dopo. Ma è prevalsauna logica consociativa tra l'ente locale,i partiti, i sindacati, la Confindustria, laCamera <strong>di</strong> Commercio, che ha frenatoogni slancio».E se alla lista dei desideri non seguirannofatti concreti?«Pensare in grande e in modo innovativoè un dovere della classe p olitica e impren<strong>di</strong>toriale.Io non conosco a sufficienzail piano strategico, ma se a fronte<strong>di</strong> enormi problemi e momenti decisivichi è chiamato a operare non coltiva unaparte <strong>di</strong> sogni, cambierà molto poco. Isogni sono le idee dei giovani: a volte sonosbagliati, ma meritano considerazione».Se i sol<strong>di</strong> non ci sono è <strong>di</strong>fficile faregran<strong>di</strong> cose.«Il <strong>Comune</strong> può mobilitare le risorse<strong>di</strong> una città ricca e amata partendo dallearee demaniali, dal suo patrimonio, dallesocietà partecipate. Ma la storia non<strong>di</strong>mostra affatto che le cose più belle sianostate realizzate in momenti <strong>di</strong> opulenza.Se i gran<strong>di</strong> car<strong>di</strong>nali, le gran<strong>di</strong> signorie,le gran<strong>di</strong> municipalità avesserofatto ragionamenti solo economicisticioggi vivremmo in un paese meno bello».Senza risorse, l'Au<strong>di</strong>torium che leicaldeggia non si fa.«Per un progetto <strong>di</strong> valore internazionaleanche l'Europapuò contribuire. Mami lasci <strong>di</strong>re che spesso i sol<strong>di</strong> sono statiimpiegati male. Che co sa hanno lasciatole iniziative effimere in piazza mentreandava in crisi la Gam, il Comunale macinavaper<strong>di</strong>te e il Duse non rinnovavaneppure le poltrone? E come sono statispesi, vent'anni fa, i sol<strong>di</strong> per lo sta<strong>di</strong>o?».Oggi il sindaco vorrebbe attirare unauniversità internazionale e dare la Stavecoall'Alma Mater.«L'UniversitàlaStaveco la ebb e già dalministro Formica, quando ero rettore.Ma ci fu unmovimento p er fermarmi: dalpresidente della Corte d'Appello al sindaco,a un pezzo dell'esercito. Un quarto<strong>di</strong> secolo dopo siamo ancora qui».Oggi si può fare?«L'Università la valuti, secondo i suoiinteressi, ma quella è un'idea e mi auguroche il sindaco la tenga alta cercando lamassima collaborazione con l'Ateneo».Le idee sono mille. Lei oggi trasferi-rebbe il S ant' Orsola?«Non lo so. Però è certo che quell'operazionesi poteva fare ne11995. Ne parlaicon il sindaco Vitali: quello era il momentobuono. Uno spazio enorme, de<strong>di</strong>catoal bello: lo si p otevavendere afon<strong>di</strong>immobiliari e con ciò pagarsi un nuovomodernissimo polo ospedaliero alBellaria, riducendo i troppi centri esistenti.Il Sant'Orsola allora era dell'Ateneo,solo più tar<strong>di</strong> si è consentito che sene appropriasse il Servizio sanitario nazionale».Oggi, converrà, è tutto più <strong>di</strong>fficile.Che fine ha fatto, per esempio, il pianodella Fondazione per fare case ad affitticontenuti?«Per anni era tutto fermo: non c'eranoaree <strong>di</strong>sponibili».Poi avete comprato iterreni del Caab.«È così. Il progetto in questo momentoè in stand by».La crisi?«La crisi, i problemi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà del settoreimmobiliare e anche le <strong>di</strong>sponibilitàdella Fondazione».Con<strong>di</strong>vide il piano <strong>di</strong> pedonalizzazionedel centro?«È una scelta necessaria: il sindaco hafatto bene».Ad ogni <strong>di</strong>b attito, però, una parte dellacittà scatena la rissa.«È il frutto <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> senso civico,anche questo espressione del degradodei tempi».Dopo le polemiche piazza Minghettisarà «da sballo», come <strong>di</strong>ce l'assessoreGabellini?La storia non<strong>di</strong>mostra affatto chele gran<strong>di</strong> cose sianostate realizzatein momenti<strong>di</strong> opulenza«La pedonalizzazione andava fatta.Sono statitoltiimotorini, le auto e ip e g-giori rifiuti che nascondeva il cosiddettogiar<strong>di</strong>no. Di sicuro la piazza sarà meglio<strong>di</strong> prima. Se sarà molto bella lo spero,ma non sono in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo».Lei è da poco entrato in Me<strong>di</strong>obancae già si <strong>di</strong>ce che dovrà lasciarla pereffetto della nuove norme sull'incompatibilità.«Aspetto la definizione ministerialedelle nuove norme, i tempi e i mo<strong>di</strong>.Ma se c'è un problema <strong>di</strong> incompatibilitàprovvederò imme<strong>di</strong>atamente asanarlo».C RIPRODUZIONE RISERVATAPagina 5"Città senza progetti da 30 anniinvesti sul Piano strategico"85

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