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ci si poteva ragionevolmente riproporre. Ha insomma sgombrato il terreno<br />
dagli equivoci che intralciavano ogni effettiva avanzata nel senso<br />
rivoluzionario. Noi pertanto ci proponiamo, già nell’immediato, di<br />
restaurare la fase della «propaganda armata» cercando, però, di imparare<br />
dalla storia ed usando questa fase, solo, come strumento funzionale<br />
all’avanzamento della lotta delle masse popolari e non, sic et simpliciter,<br />
come mezzo strategico generale.<br />
***<br />
È evidente che le sconfitte subite dai movimenti di lotta armata in passato<br />
(lo smantellamento di larga parte delle strutture, il tradimento e la defezione<br />
di gran numero di arrestati, la messa in forse della continuità dei movimenti<br />
stessi, della loro riproduzione) sono dovute ai limiti ed errori di concezione<br />
e di impostazione di tali gruppi armati, ai vizi d'origine conservati<br />
caparbiamente, alle malattie dovute al contesto non ancora superato, da cui<br />
hanno avuto origine. Per cui tutto oggi si riassume nel dilemma se<br />
riusciremo o no a superare i nostri limiti ed errori.<br />
Questo mette fuori gioco chi vuole ricominciare da capo, vuole ripartire a<br />
fare come è stato fatto nel '68, come individui o gruppi nel movimento di<br />
massa. Ovvio che lasciar perdere i risultati raggiunti e ritornare da capo è<br />
più semplice, si può evitare di risolvere tutti i problemi che invece si<br />
devono risolvere per passare dai gruppi armati, che hanno fatto<br />
«propaganda armata» e che con questo hanno sgomberato il terreno per la<br />
formazione del partito rivoluzionario, al partito rivoluzionario che, libero a<br />
questo punto da ogni accordo e ogni regola del gioco con la classe<br />
dominante, dirige le masse proletarie nell'accumulazione delle forze<br />
rivoluzionarie per la conquista del potere. Ma ciò è appunto rifuggire dai