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Queste sono lezioni che si traggono dal movimento storicamente avutosi<br />
nelle società imperialiste. Esse sono espresse in altro modo dalla teoria del<br />
movimento economico delle stesse società. Nelle società in cui il processo<br />
di produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell'esistenza ha<br />
raggiunto un alto grado di socializzazione (di divisione del lavoro e di<br />
integrazione, interdipendenza e connessione dei diversi lavori), una<br />
rivoluzione può vincere solo se il meccanismo sociale di produzione è<br />
comunque già di per se stesso bloccato, indipendentemente e prima della<br />
rivoluzione (20). Solo a quel punto le iniziative politiche, e tra esse quelle<br />
militari, di organismi, individui e classi assumono un ruolo determinante ai<br />
fini degli sviluppi ulteriori.<br />
(20) Da qui emerge l'inconsistenza delle discussioni e delle accuse relative<br />
al «tanto peggio, tanto meglio». Nascono tutte da una concezione<br />
soggettivistica del movimento economico della società. Il «peggio» non<br />
arriva per volontà, desiderio, scelta, opera di individui, gruppi e classi. Sono<br />
le leggi oggettive del modo di produzione capitalista che lo generano<br />
inevitabilmente. L'attività dei comunisti consiste:<br />
1.- Nell'evitare che il peggio generi nelle masse panico, rassegnazione,<br />
soggezione e docilità alla classe dominante. Ma nel far sì che generi<br />
un'azione efficace, mirata allo scopo di superare il peggio in cui la vecchia<br />
società le ha precipitate, eliminando la vecchia classe dominante e<br />
prendendo nelle proprie mani il proprio destino, ossia la ricostruzione della<br />
società su nuove basi. E non c'è maggiore stimolo all'azione, per masse<br />
ridotte allo stremo e animate di odio contro chi le ha precipitate nella<br />
condizione in cui si ritrovano, che il successo - che presuppone la giusta<br />
direzione - delle iniziative che comunque le masse iniziano a prendere.<br />
Questo è un tratto caratteristico delle situazioni rivoluzionarie: che le masse<br />
sono comunque costrette a muoversi, perché la società deve comunque