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movimento rivoluzionario durante tutto il periodo in cui le forze nemiche<br />
saranno preponderanti, cioè finché noi dovremo lavorare accerchiati dal<br />
nemico. Ma resistere non basta, è solo un punto di partenza. La resistenza<br />
non può protrarsi indefinitivamente se non trasformandosi in base di<br />
partenza della nostra iniziativa.<br />
L'anello di congiunzione tra la resistenza e la nostra nuova iniziativa è<br />
l'autocritica. Dobbiamo concretamente fare i conti con il nostro bagaglio<br />
teorico e d'esperienza. Dobbiamo tradurre in pratica e verificare nella<br />
pratica le nostre enunciazioni autocritiche generali.<br />
A che punto siamo? Vediamo alcuni esempi di dove siamo arrivati.<br />
***<br />
Tutti hanno detto che la fase della «propaganda armata» era finita, che era<br />
stato un errore gravido di conseguenze non essere passati al momento giusto<br />
alla fase superiore, quella del partito. Ma detto questo, cosa è stato fatto per<br />
passare alla fase superiore? Chi si è preoccupato di dire in cosa consisteva il<br />
passaggio al partito e il nuovo progetto politico?<br />
Nel 1983 gli autori di Politica e Rivoluzione hanno dato un grande<br />
contributo teorico in questo senso. Ma da allora non si sono più fatti<br />
sostanziali passi avanti. Gli autori di Politica e Rivoluzione hanno lasciato<br />
perdere la loro battaglia e sono approdati nel 1987 all'Unione dei Comunisti<br />
Combattenti, abbagliati dalla ripresa, del resto effimera, dell'attività<br />
combattente che essi stessi nel 1983 avevano chiaramente detto non essere<br />
l'aspetto qualificante della ripresa.<br />
Infatti in che cosa differiscono le esecuzioni di individui come Giorgieri o<br />
Ruffilli dalle attività combattenti degli anni 70, cioè da iniziative di<br />
«propaganda armata»? Differiscono forse per le motivazioni date e le analisi<br />
fatte nelle rivendicazioni? Un'azione si qualifica per i risultati che produce,