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La debolezza in questo campo è del resto ancora l'elemento centrale della<br />
attuale «crisi del movimento rivoluzionario».<br />
***<br />
Una volta affermata nuovamente l'esistenza di un centro della lotta del<br />
proletariato per il potere e la lotta armata come elemento della nuova<br />
strategia, i movimenti rivoluzionari della lotta armata dovevano impegnare<br />
tutte le loro energie al fine di sviluppare gli strumenti necessari per<br />
comprendere il movimento economico e politico della società, dirigere il<br />
movimento delle masse e mantenere aperte le contraddizioni della classe<br />
dominante.<br />
Invece si lasciarono trascinare in una gara insensata a chi sparava di più.<br />
Continuarono ad essere praticate forme di lotta che erano nate per una<br />
ragione ben definita nella fase della «propaganda armata», ma che non<br />
avevano più alcuna utilità (e anzi erano dannose) nella nuova fase: i<br />
compagni arrestati che continuano a dichiararsi facilitando il compito agli<br />
inquirenti e attirandosi condanne maggiori; i compagni detenuti che<br />
aggravano le condizioni di detenzione e quindi riducono le possibilità di<br />
liberazione con dichiarazioni ai processi e con proteste nelle carceri a<br />
carattere unicamente dimostrativo; ecc.<br />
I gruppi armati sbagliarono nella definizione della nuova fase della lotta.<br />
Venne deciso il passaggio alla «guerra civile dispiegata» proprio quando<br />
questa costituiva (e costituì) un'azione suicida. La «guerra civile dispiegata»<br />
nei paesi imperialisti si è data finora solo in condizioni particolari e ben<br />
precise: nel contesto di guerre interstatali (2° Guerra Mondiale) o di colpo<br />
di stato delle forze reazionarie (Spagna). È difficile valutare su quale base<br />
venne ritenuto plausibile in Italia alla fine degli anni 70 il passaggio alla<br />
«guerra civile dispiegata».