Due opposte collezioni di apoftegmi: la Floresta Española di ...
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<strong>Due</strong> apposte <strong>collezioni</strong> <strong>di</strong> <strong>apoftegmi</strong> 187<br />
stintamente dal<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione sco<strong>la</strong>stica, che inferisce <strong>la</strong> verità da ragioni intrinseche.<br />
A parere <strong>di</strong> Tesauro, <strong>la</strong> nuova modalità persuasiva, mostrandosi pratica e<br />
morale nel suo intento: purche muova gli Animi al<strong>la</strong> Virtù, può senz’altro servirsi<br />
«<strong>di</strong> figurate, & ingegnose, & estrinseche ragioni, etiam<strong>di</strong>o cavillose & apparenti ;<br />
fondate in Metafore, in Apologi, in curiose Eru<strong>di</strong>zioni; & trarrà frutto da fiori» 227 .<br />
Contro <strong>di</strong> essa, osserva ancora il sacerdote torinese, non è possibile addurre <strong>la</strong> censura<br />
profetica pronunciata da san Paolo: Coaceruabunt sibi Magistros prurientes<br />
auribus; et a veritatem quidem au<strong>di</strong>tum avertent; ad fabu<strong>la</strong>s autem convertentur.<br />
Infatti, deve apparire chiaro che ben <strong>di</strong>verso è insegnare favole, dall’insegnare <strong>la</strong><br />
verità me<strong>di</strong>ante esse. In sostanza, questo genere <strong>di</strong> concetti può essere ridotto a<br />
quel<strong>la</strong> virtù morale chiamata da Aristotele eutrapelìa, «ò versabilità dell’Ingegno<br />
negli umani <strong>di</strong>scorsi». Di questa tecnica si sono serviti, sia Salomone che aveva<br />
ornato il tempio <strong>di</strong> figurati Emblemi per spingere il suo popolo al<strong>la</strong> meraviglia, sia<br />
Mosè che ha dato insegnamenti morali con cerimoniali Misteri. Allo stesso modo,<br />
Dio ha rive<strong>la</strong>to i suoi segreti nel<strong>la</strong> Scrittura con Simboli arguti, e Gesù ha pre<strong>di</strong>cato<br />
<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> evangelica con paraboliche figure. Infine, Tesauro non <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong><br />
ammettere <strong>la</strong> negativa tendenza, già manifestatasi nell’eloquenza profana, ad utilizzare<br />
eccessivamente i concetti metaforici e, sempre appel<strong>la</strong>ndosi all’autorità <strong>di</strong><br />
Aristotele, ricorda il suo insegnamento: «le metafore si vogliono adoperar per confetti,<br />
non per vivanda» 228 . Peraltro, il senso <strong>di</strong> equilibrio che deve orientare le<br />
caratteristiche dello stile parenetico, in ambito iberico, era stato richiamato<br />
suggestivamente anche da Gracián: «Pero todo esto con un grano de acierto; que<br />
todo lo sazona <strong>la</strong> cordura. Puédese decir de los conceptos lo que de <strong>la</strong>s figuras retóricas:<br />
ni todo el cielo es estrel<strong>la</strong>s, ni todo el cielo es vacío; sirven éstos como de<br />
fondos para que campeen más altos de aquél<strong>la</strong>s, y altérnanse <strong>la</strong>s sombras para que<br />
brillen más <strong>la</strong>s luces 229 . Se l’argomentazione razionale non viene esclusa: «Non è<br />
227 Ibidem, 503.<br />
228 Ibidem, 503.<br />
229 Baltasar Gracián, Agudeza y Arte de Ingenio, Madrid, Agui<strong>la</strong>r, 1960, 496. A conclusione del breve<br />
trattato, estremamente interessanti sono le in<strong>di</strong>cazioni riassuntive per mezzo delle quali il Tesauro<br />
fornisce schematicamente le cinque parti che strutturano il nuovo sermone, oltre al<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />
Riflession Pre<strong>di</strong>cabile da cui partire. A suo parere, <strong>la</strong> maniera più semplice per procurarsi concetti<br />
adeguati è senza dubbio quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> ricorrere agli in<strong>di</strong>ci delle tante compi<strong>la</strong>zioni spagnole che ne<br />
contengono un gran numero per ogni tema pre<strong>di</strong>cabile, sebbene là si trovino nu<strong>di</strong> e secchi e dunque<br />
debbano essere rivestiti e sviluppati dall’ingegno italico. Il Croce riporta i titoli <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> questi<br />
repertori tra una quarantina <strong>di</strong> trattati spagnoli sull’arte del<strong>la</strong> pre<strong>di</strong>cazione e circa altrettante raccolte<br />
<strong>di</strong> concetti che <strong>di</strong>ce essere citate da Antonio Nicolás; B. Croce, op. cit., 175-176. Un parziale elenco<br />
<strong>di</strong> selve <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cabili, sia in lingua <strong>la</strong>tina e<strong>di</strong>te in Italia prima del 1614, sia pubblicate in Spagna in<br />
volgare, e <strong>di</strong>verso da quello del Croce viene fornito anche da G. Pozzi, op. cit., 175-176. Sul<strong>la</strong> base<br />
delle successive traduzioni francesi e tedesche che ne testimoniano il successo, il padre cappuccino<br />
riconosce che in questo genere letterario gli spagnoli non hanno avuto competitori fino al Seicento