<strong>Riders</strong> La Quinta Travel & Adventure 1 1. Il finlandese Kari 4. Il britannico Mark Nella pagina accanto: Wilska, arrivato Kinnard è il vincitore l'inglese Allan 41esimo. di questa edizione. Alistar, che ha chiuso 2. Roberto Franzini, 5. Renato Zocchi, che la gara al sesto posto ha chiuso la Gibraltar ha corso con una Honda assoluto, vicino al Race al 16esimo posto. CRF 250 Rally, la più Convento de Orada, 3. Giacomo Trisconi, piccola moto in gara, Telhero (Portogallo). è riuscito a entrare ha concluso con un nella top ten. nono posto assoluto. 36° 8’ 41 N / -5° 21’ 9 O 4 5 2 3 104
<strong>Riders</strong> Magazine n.106 OGNI TAPPA ERA INTENSA MA, QUANDO ARRIVAVA LA SERA, PORTAVA CON SÉ UNA SODDISFAZIONE INDESCRIVIBILE segue da pagina 98 mozione unica a dei comuni motociclisti, è diventato molto di più. La versione soft e accessibile di un rally raid ha assunto una conformazione più che mai versatile, divenendo una manifestazione che si è prestata a molteplici interpretazioni. Chi l’ha affrontata più agguerrito che mai puntando al risultato o alla vittoria, chi, all’opposto, l’ha presa in modo meno battagliero, privilegiandone l’appetto turistico. In ogni caso la Gibraltar Race è stata un’esperienza dura: i chilometri erano migliaia e la stanchezza si accumulava per tutti. Ma con il passare dei giorni, si approfondivano le conoscenze tra avversari, che stabilivano un rapporto di solidarietà reciproca, mutuo soccorso e, alla fine, amicizia. La strada, chilometro dopo chilometro, rafforzava il legame tra concorrenti, così diversi ma così vicini nella condivisione di valori e passioni. Bastavano quelli, infatti, per correre la Gibraltar. Perché si è dimostrata adatta anche ai meno esperti che, in due intense settimane, si sono buttati in una full immersion di on e offroad e, un po’ alla volta, hanno migliorato le loro abilità di guida. Hanno imparato a sopportare i lunghi trasferimenti, a stare dentro ai tempi, a usare la strumentazione per navigare. Titubanti all’inizio, ogni sera arrivavano al bivacco con qualche conoscenza tecnica in più, ampliando il proprio bagaglio di esperienza di guida che doveva, per forza di cose, diventare sempre più agile e reattiva. Una guida che, soprattutto in fuoristrada, da incerta si faceva sempre più sicura, corroborata dall’adrenalina e dalla sempre maggiore sicurezza in se stessi e nella propria moto, con la quale il feeling migliorava costantemente. Il paesaggio, così variegato, rendeva ogni giorno diverso da quello precedente. Ogni tappa era intensa, stancante e dura ma, quando arrivava la sera, portava con sé una soddisfazione indescrivibile. I concorrenti si sentivano cambiati nello spirito e nel corpo. I loro volti avevano i segni della stanchezza, la barba lunga, gli occhi arrossati. Le tute e le moto erano sporche di fango e si portano dietro le esperienze accumulate nei giorni scorsi. Pensata per motociclisti amatori che generalmente possiedono delle maxi enduro, la Gibraltar Race, in soli due anni, ha attirato l’attenzione anche di persone più navigate, che si sono presentate al via con moto più leggere. Una distinzione in classi che tuttavia non ha stemperato il clima tra i concorrenti che, anzi, si faceva sempre più caldo man mano che si avvicinavano alla meta. Ma, se la sfida si faceva più intensa, anche il rapporto tra le persone si rinsaldava. Col tempo la vicinanza aveva creato un legame tra gli individui tanto che la sera al bivacco, tra concorrenti e membri dello staff, non esistevano distinzioni e si cenava tutti insieme in un’atmosfera goliardica e rilassata, simile a quella di un viaggio tra amici. La Gibraltar Race ha vinto la sfida. Ha riunito nella stessa manifestazione varie tipologie di motociclisti grazie a una formula vincente che si è rivelata versatile e adattabile alle esigente dei diversi partecipanti, assecondandone gli stati d’animo e trasmettendo a ognuno di loro la consapevolezza di aver contribuito a renderla grande. Le variabili che intervenivano a complicare le piste offroad, le levatacce all’alba, i tanti chilometri affrontati tutti i giorni, la vita spartana del bivacco. Sono stati questi gli elementi che l’hanno resa speciale e che hanno contribuito ad arricchire i protagonisti in modo inimmaginabile. In generale, ciò che si vede lasciando la strada maestra per una meno battuta è qualcosa che rimarrà per sempre nella memoria, e che incoraggerà a ripetere esperienze simili. Ancora una volta, la moto si è dimostrata una bellissima conferma. Permette di divertirsi attraverso la guida, di conoscere tramite l’esplorazione e, soprattutto, di appianare le divergenze tra le persone in un’armonia in cui s’inseriscono tutte le discipline del motociclismo, unite dalla stessa filosofia di vita che non cambia con gli anni e che non conosce barriere. 35° 53’ 21 N / -5° 19’ 11 O 105