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<strong>Riders</strong> La Seconda Real People<br />
ESSERE<br />
b Foto di Nicolò Rastrelli<br />
Questa è la storia di chi ha fatto la storia<br />
della Superbike ma dietro le quinte.<br />
Di chi c’è sempre stato. Di chi ha visto ciò<br />
che altri raccontano. Di chi ha vissuto<br />
ciò di cui altri parlano: l’epoca d’oro di un<br />
campionato meraviglioso. Pochi sanno<br />
infatti che nei primi anni, quando la TV<br />
non c’era, le uniche immagini disponibili<br />
erano registrate lungo la pista da trequattro<br />
cameraman. Pochi sanno che<br />
allora il video veniva registrato su nastro<br />
e le cassette, a sera, venivano imbarcate,<br />
bagaglio a mano, sul primo aereo per<br />
Roma, dov’era la base operativa del<br />
promoter Flammini. Pochi sanno che in<br />
quegli studi venivano realizzati i montaggi<br />
per ricostruire la gara dalla partenza<br />
all’arrivo. Era un lavoro certosino e mai<br />
breve. Le TV avevano le immagini a metà<br />
settimana. La diretta era un’esclusiva<br />
di qualche gara, una ogni tanto, e non<br />
la facevano di certo con i mezzi attuali.<br />
Pochi sanno che la Superbike dei primi<br />
anni era come la Mille Miglia, vedevi<br />
uno spezzone ogni tanto, e il resto<br />
era racconto. Dalla cronaca al Mito,<br />
il passo è breve. Chissà cosa avrebbero<br />
commentato i cantori dell’epoca d’oro se<br />
avessero saputo che a Manfeil, in Nuova<br />
Zelanda, i box erano stati prima stalle per<br />
cavalli e la pista ricavata da un vecchio<br />
ippodromo. Ecco, quei pochi che c’erano<br />
a fine anni 80 e ci sono ancora oggi, sono<br />
loro, un piccolo manipolo di superstiti:<br />
Fabrizio Porrozzi, Paolo Gozzi, Giorgio<br />
Barbier, Giancarlo Falappa, Tatia Weston<br />
LEGGENDA<br />
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