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<strong>Riders</strong> La Seconda Real People<br />
QUESTA È LA STORIA DI UN PILOTA CHE SPUNTA DAL NULLA QUANDO HA 18 ANNI,<br />
CHE DOPO TRE GARE HA GIÀ LA FAMA DEL FENOMENO E SE LA GIOCA CON AGO E JOHNNY<br />
CECOTTO. QUESTA È LA STORIA DI VINICIO SALMI: «MOLLARE IL GAS<br />
MI DISPIACEVA, MI DAVA PROPRIO FASTIDIO». CON LE MOTO, LE AUTO<br />
(F3 E INDY), CON AEREI, SCAFI. E ANCHE CON LE DONNE<br />
TUTTO<br />
IL RESTO<br />
È NOIA<br />
S<br />
R I D E R S<br />
2/10<br />
T<br />
O<br />
R<br />
I<br />
E<br />
S<br />
a Articolo di Jeffrey Zani<br />
b Foto di Archivio Salmi<br />
I<br />
l talento l’aveva lanciato verso la vetta,<br />
ma lui non ci è mai arrivato: Vinicio<br />
Salmi è partito con le moto, è<br />
passato alle auto ed è finito sui motoscafi.<br />
Correva per curiosità, per<br />
passione e per scappare dalla monotonia.<br />
Anche dietro alle donne. A quanto dice,<br />
Vinicio Salmi, non ha mai avuto paura. Nemmeno<br />
quando aveva sedici anni e l’istruttore di<br />
volo gli aveva affidato la cloche a mille metri<br />
d’altitudine. Era il 1972 e per lui quella era la<br />
prima volta su un aereo, esperienza zero. Il<br />
maestro aveva chiesto una virata di 360<br />
gradi a destra, poi una a sinistra. E lui aveva<br />
eseguito, con il Cesna partito da Ferrara che<br />
ricamava traiettorie regolari sul fiume Po. Il<br />
più esperto era quindi tornato ai comandi,<br />
aveva indirizzato l’aereo verso la pista di atterraggio<br />
e aveva sfidato il ragazzo: «Ora ci pensi<br />
tu, e se il cicalino suona ricordati di puntare<br />
più in basso, perché significa che siamo troppo<br />
lenti». Vinicio aveva accompagnato a terra<br />
le ruote del Cesna, si era slacciato le cinture.<br />
L’istruttore gli aveva detto di aspettarlo al bar.<br />
E lì era esploso in tutta la sua irritazione: «Non<br />
mi piace essere preso in giro - aveva detto -<br />
quella non era affatto la tua prima volta». Ma il<br />
giovane aveva ribadito il messaggio: «Non ero<br />
mai salito su un aereo, lo giuro».<br />
Crescendo ripeterà più volte che per lui il<br />
talento è tutto, e dimostrerà di averne specialmente<br />
quando si tratta di spingere al limite<br />
un mezzo a motore. In cielo, in terra e in<br />
mare: «Ci sono doti che abbiamo senza saperne<br />
il perché» afferma con disinvoltura, quasi<br />
per giustificare le abilità di pilota che ha messo<br />
in pratica da quando era adolescente. «Mio<br />
padre mi aveva dato delle regole: studiare,<br />
non fumare, non drogarmi, non delinquere e<br />
non correre in moto. L’ho ascoltato in tutto,<br />
tranne che per l’ultimo tabù». Salmi spunta<br />
dal nulla quando ha 18 anni: dopo tre gare in<br />
sella a una Kawasaki di serie ha già la fama<br />
del fenomeno, e la scuderia Diemme di Lugo<br />
di Romagna, uno dei team privati più performanti<br />
della classe 350, se lo accaparra per<br />
l’anno successivo. «Era il 1975, ero un studente<br />
dell’Istituto aeronautico di Forlì e pensavo<br />
di gareggiare per un paio d’anni per poi iscrivermi<br />
all’Accademia militare. I miei avversari<br />
principali erano Giacomo Agostini, il più titolato<br />
di tutti i tempi, e Johnny Cecotto, un fulmine<br />
appena arrivato dal Sudamerica. Vincere<br />
era dura, ma io e la mia Yamaha ce la giocavamo».<br />
Dopo pochi mesi Vinicio è già riuscito<br />
a dare del filo da torcere ad Ago, ma è conosciuto<br />
anche per essere irruento, festaiolo,<br />
uno che quando vede una gonna ingrana la<br />
sesta. Nella prima prova del Motomondiale,<br />
corsa in Francia, la scuderia Diemme non lo fa<br />
partire perché è rientrato alle cinque del mattino<br />
dopo una notte di baldoria. Un po’ di disciplina<br />
non guasta. Ma quando si presenta in<br />
griglia per la terza prova del Campionato italiano,<br />
corsa a Imola, nella sua testa non ci<br />
sono distrazioni. Solo un obiettivo: spingere.<br />
«Mollare il gas mi dispiaceva, mi dava proprio<br />
fastidio. Dal mio punto di vista guidavo in<br />
modo disinvolto, senza rischiare. Portavo il<br />
mezzo al limite, senza superarlo, come facevo<br />
durante le acrobazie aeree che avevo imparato<br />
dal mio istruttore». Al via, assieme a Salmi, ci<br />
sono Agostini, Cecotto e l’asso laziale Tommaso<br />
Piccirilli, anche lui esordiente tra i big.<br />
La bagarre si accende subito, il ferrarese sente<br />
di averne più di tutti e di poterne sorpassare<br />
anche due alla volta. «Salgo alla curva della<br />
Piratella, poi verso la Acque Minerali. E lì nella<br />
mia memoria c’è un black-out». Salmi riprende<br />
coscienza in un letto d’ospedale, immobilizzato<br />
da una serie di fratture che coinvolge<br />
femore destro, bacino, costole, clavicole, un<br />
piede sinistro quasi paralizzato. Ma chi ha<br />
avuto la peggio è Piccirilli, che perderà la vita<br />
pochi giorni dopo. È la faccia crudele del motociclismo,<br />
quella che coinvolge i rischi, le<br />
fatalità e la scarsa sicurezza dell’epoca,<br />
senza margini di errore e vie di fuga.<br />
Paura? No, nemmeno dopo l’incidente: «Perché<br />
a quell’età il fisico si riprende bene». Per<br />
recuperare al 100 percento Salmi ci impiega<br />
comunque un anno e mezzo, e quando lo fa sa<br />
che la possibilità di accedere all’Accademia<br />
militare aeronautica è bruciata. Torna alla Diemme<br />
e partecipa al Motomondiale conquistando<br />
un quarto posto nel Gran Premio della<br />
Germania, con una rimonta iniziata dall’ultima<br />
posizione: «Sulla scia dell’incidente continuavo<br />
a prendere dei farmaci e avevo dei problemi<br />
di concentrazione. Ma quel giorno<br />
«MIO PADRE MI AVEVA<br />
DATO DELLE REGOLE: NON<br />
FUMARE, NON DROGARMI, NON<br />
DELINQUERE E NON CORRERE<br />
IN MOTO. LE HO RISPETTATE<br />
TUTTE TRANNE L’ULTIMA»<br />
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