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Riders N106

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<strong>Riders</strong> La Seconda Real People<br />

QUESTA È LA STORIA DI UN PILOTA CHE SPUNTA DAL NULLA QUANDO HA 18 ANNI,<br />

CHE DOPO TRE GARE HA GIÀ LA FAMA DEL FENOMENO E SE LA GIOCA CON AGO E JOHNNY<br />

CECOTTO. QUESTA È LA STORIA DI VINICIO SALMI: «MOLLARE IL GAS<br />

MI DISPIACEVA, MI DAVA PROPRIO FASTIDIO». CON LE MOTO, LE AUTO<br />

(F3 E INDY), CON AEREI, SCAFI. E ANCHE CON LE DONNE<br />

TUTTO<br />

IL RESTO<br />

È NOIA<br />

S<br />

R I D E R S<br />

2/10<br />

T<br />

O<br />

R<br />

I<br />

E<br />

S<br />

a Articolo di Jeffrey Zani<br />

b Foto di Archivio Salmi<br />

I<br />

l talento l’aveva lanciato verso la vetta,<br />

ma lui non ci è mai arrivato: Vinicio<br />

Salmi è partito con le moto, è<br />

passato alle auto ed è finito sui motoscafi.<br />

Correva per curiosità, per<br />

passione e per scappare dalla monotonia.<br />

Anche dietro alle donne. A quanto dice,<br />

Vinicio Salmi, non ha mai avuto paura. Nemmeno<br />

quando aveva sedici anni e l’istruttore di<br />

volo gli aveva affidato la cloche a mille metri<br />

d’altitudine. Era il 1972 e per lui quella era la<br />

prima volta su un aereo, esperienza zero. Il<br />

maestro aveva chiesto una virata di 360<br />

gradi a destra, poi una a sinistra. E lui aveva<br />

eseguito, con il Cesna partito da Ferrara che<br />

ricamava traiettorie regolari sul fiume Po. Il<br />

più esperto era quindi tornato ai comandi,<br />

aveva indirizzato l’aereo verso la pista di atterraggio<br />

e aveva sfidato il ragazzo: «Ora ci pensi<br />

tu, e se il cicalino suona ricordati di puntare<br />

più in basso, perché significa che siamo troppo<br />

lenti». Vinicio aveva accompagnato a terra<br />

le ruote del Cesna, si era slacciato le cinture.<br />

L’istruttore gli aveva detto di aspettarlo al bar.<br />

E lì era esploso in tutta la sua irritazione: «Non<br />

mi piace essere preso in giro - aveva detto -<br />

quella non era affatto la tua prima volta». Ma il<br />

giovane aveva ribadito il messaggio: «Non ero<br />

mai salito su un aereo, lo giuro».<br />

Crescendo ripeterà più volte che per lui il<br />

talento è tutto, e dimostrerà di averne specialmente<br />

quando si tratta di spingere al limite<br />

un mezzo a motore. In cielo, in terra e in<br />

mare: «Ci sono doti che abbiamo senza saperne<br />

il perché» afferma con disinvoltura, quasi<br />

per giustificare le abilità di pilota che ha messo<br />

in pratica da quando era adolescente. «Mio<br />

padre mi aveva dato delle regole: studiare,<br />

non fumare, non drogarmi, non delinquere e<br />

non correre in moto. L’ho ascoltato in tutto,<br />

tranne che per l’ultimo tabù». Salmi spunta<br />

dal nulla quando ha 18 anni: dopo tre gare in<br />

sella a una Kawasaki di serie ha già la fama<br />

del fenomeno, e la scuderia Diemme di Lugo<br />

di Romagna, uno dei team privati più performanti<br />

della classe 350, se lo accaparra per<br />

l’anno successivo. «Era il 1975, ero un studente<br />

dell’Istituto aeronautico di Forlì e pensavo<br />

di gareggiare per un paio d’anni per poi iscrivermi<br />

all’Accademia militare. I miei avversari<br />

principali erano Giacomo Agostini, il più titolato<br />

di tutti i tempi, e Johnny Cecotto, un fulmine<br />

appena arrivato dal Sudamerica. Vincere<br />

era dura, ma io e la mia Yamaha ce la giocavamo».<br />

Dopo pochi mesi Vinicio è già riuscito<br />

a dare del filo da torcere ad Ago, ma è conosciuto<br />

anche per essere irruento, festaiolo,<br />

uno che quando vede una gonna ingrana la<br />

sesta. Nella prima prova del Motomondiale,<br />

corsa in Francia, la scuderia Diemme non lo fa<br />

partire perché è rientrato alle cinque del mattino<br />

dopo una notte di baldoria. Un po’ di disciplina<br />

non guasta. Ma quando si presenta in<br />

griglia per la terza prova del Campionato italiano,<br />

corsa a Imola, nella sua testa non ci<br />

sono distrazioni. Solo un obiettivo: spingere.<br />

«Mollare il gas mi dispiaceva, mi dava proprio<br />

fastidio. Dal mio punto di vista guidavo in<br />

modo disinvolto, senza rischiare. Portavo il<br />

mezzo al limite, senza superarlo, come facevo<br />

durante le acrobazie aeree che avevo imparato<br />

dal mio istruttore». Al via, assieme a Salmi, ci<br />

sono Agostini, Cecotto e l’asso laziale Tommaso<br />

Piccirilli, anche lui esordiente tra i big.<br />

La bagarre si accende subito, il ferrarese sente<br />

di averne più di tutti e di poterne sorpassare<br />

anche due alla volta. «Salgo alla curva della<br />

Piratella, poi verso la Acque Minerali. E lì nella<br />

mia memoria c’è un black-out». Salmi riprende<br />

coscienza in un letto d’ospedale, immobilizzato<br />

da una serie di fratture che coinvolge<br />

femore destro, bacino, costole, clavicole, un<br />

piede sinistro quasi paralizzato. Ma chi ha<br />

avuto la peggio è Piccirilli, che perderà la vita<br />

pochi giorni dopo. È la faccia crudele del motociclismo,<br />

quella che coinvolge i rischi, le<br />

fatalità e la scarsa sicurezza dell’epoca,<br />

senza margini di errore e vie di fuga.<br />

Paura? No, nemmeno dopo l’incidente: «Perché<br />

a quell’età il fisico si riprende bene». Per<br />

recuperare al 100 percento Salmi ci impiega<br />

comunque un anno e mezzo, e quando lo fa sa<br />

che la possibilità di accedere all’Accademia<br />

militare aeronautica è bruciata. Torna alla Diemme<br />

e partecipa al Motomondiale conquistando<br />

un quarto posto nel Gran Premio della<br />

Germania, con una rimonta iniziata dall’ultima<br />

posizione: «Sulla scia dell’incidente continuavo<br />

a prendere dei farmaci e avevo dei problemi<br />

di concentrazione. Ma quel giorno<br />

«MIO PADRE MI AVEVA<br />

DATO DELLE REGOLE: NON<br />

FUMARE, NON DROGARMI, NON<br />

DELINQUERE E NON CORRERE<br />

IN MOTO. LE HO RISPETTATE<br />

TUTTE TRANNE L’ULTIMA»<br />

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