<strong>Riders</strong> La Quinta Travel DOPO 10 ANNI COME EDUCATORE E VOLONTARIO AVEVO BISOGNO DI DARE UN ORIZZONTE ALLA MIA VITA. COME DICEVA WALTER BONATTI: «CHI PIÙ IN ALTO SALE, PIÙ LONTANO VEDE, PIÙ A LUNGO SOGNA» In apertura, in viaggio tra Huè e Danang, in Vietnam. Il valico è stato attraversato in piena stagione monsonica. A destra, contrattazione con un meccanico Sikh nello stato del Goa, India. D esiderio. È questa la parola chiave che sta alla base del viaggio intrapreso da Pietro Porro con la sua Star LML 125 due tempi da Milano a Ho Chi Minh, capitale del Vietnam, che si intitola Nessuno ferma le stelle. E per capire il nome dato al progetto, basta scavare nell’etimologia della parola: il De in latino ha un’accezione negativa, ma unito al termine sidus, che significa letteralmente stella, si arriva al suggestivo significato: mancanza di stelle, nel senso di avvertire l’assenza di un obiettivo, di un punto di riferimento. Come possono essere le stelle. A cavallo dell’Aranciona – così è stata ribattezzata la Star LML 125 - ha percorso 40mila chilometri: dall’Italia ha attraversato 18 Paesi prima di arrivare in Vietnam, dalla Slovenia al Laos, passando per Croazia, Bosnia, Serbia, Kosovo, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Armenia, Iran, Pakistan, India, Myanmar, Thailandia e Cambogia. Circa 10 mesi di viaggio sulle orme del libro In Vespa di Giorgio Bettinelli: 24mila chilometri, nel 1992, da Roma a Saigon. Ma più che un’emulazione, l’avventura di Pietro è nata per ritrovare se stesso: «L’idea è arrivata una sera bevendo del vino rosso con Andrea (il compagno di viaggio che in India ha deviato la destinazione, procedendo verso il Nepal) per ricordare l’amico Mario, scomparso il giorno prima. Dopo 10 anni come educatore e volontario, avevo bisogno di dare un orizzonte alla mia vita e così mi sono preparato per un anno alla partenza». Quando lo contattiamo è impegnatissimo a rispondere alle domande dei cronisti vietnamiti. Il suo peregrinare ha suscitato molto interesse e soprattutto curiosità. Poi inizia citando l’esploratore italiano per eccellenza, Walter Bonatti: «Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna» e in seguito la conversazione si concentra sul veicolo a cui deve tutto, più o meno, e che gli ha permesso di portare a termine un’avventura donchisciottesca: «Viaggiare con una Star due tempi è come farlo con una Vespa PX a tutti gli effetti, anche se i vespisti storceranno il naso. Ma all’estero i Vespa Club mi hanno aperto le porte e accolto a braccia aperte». Uno scooter che, comunque, è stato preparato con speciali modifiche per sopportare il lungo e l’imprevedibile percorso: «Alla Scooteria di Milano il nostro meccanico di fiducia Gino ha previsto questi cambiamenti: il Pinasco 177cc con albero anticipato ha sostituito il gruppo termico LML 125cc, gli ammortizzatori Carboni regolabili in assetto al posto degli standard di serie, poi ha installato un faro led sul parafango anteriore per coprire il vuoto di luce creato dall’ombra del bagaglio e ha modificato il portapacchi posteriore. Senza contare le innumerevoli saldature e aggiunte di staffe fino a farla diventare una vera opera continua a pagina 95 90
<strong>Riders</strong> Magazine n.106 91