<strong>Riders</strong> La Quinta Travel & Adventure 36° 8’ 41 N / -5° 21’ 9 O A bilità, coraggio, stoicismo, resistenza fisica e concentrazione mentale. Tutte caratteristiche peculiari di un atleta, sviluppate con anni di sacrifici, allenamenti e rinunce. Prerogative indispensabili per affrontare quelle gare estreme e spericolate che fanno sognare quelli come noi, che restano imbambolati davanti al fascino selvaggio di un pilota che percorre un numero esagerato di chilometri attraversando luoghi remoti e sconosciuti, intento a spingersi al limite sopportando fatiche indescrivibili per raggiungere un sogno di gloria. Di solito questo genere di pilota corrisponde al ritratto del motociclista dakariano, quello più estremo, inossidabile e incurante del pericolo, che ci attrae, forse, perché rappresenta la nostra parte più recondita, quella avventurosa, indomabile e ribelle. Quella che per varie ragioni, non possiamo far emergere, ma che ci incanta e che faremmo di tutto per liberare, anche solo una volta nella vita. Le competizioni motoristiche sono estremamente difficili e dispendiose, richiedono capacità che in pochi possiedono e, perciò, tendono a restare un sogno irraggiungibile, una cosa da seguire da fuori, con gli occhi lucidi per l’emozione e la consapevolezza che, la maggior parte di noi, potrà solo immaginare come ci si può sentire a essere lì, protagonisti all’interno della scena. Ma c’è stato chi, con un’intuizione geniale, ha avuto l’ardire di rendere accessibili emozioni che si credevano inarrivabili, miscelando gli ingredienti principali dei grandi raid in una manifestazione motociclistica ridimensionata a misura di comune mortale. Opera di Moto Raid Experience, tour operator specializzato in 60 PARTECIPANTI. NON ATLETI, NON PILOTI, SEMPLICEMENTE UOMINI CON PROFESSIONI COMUNI MA CON UNA VOGLIA DI AVVENTURA INCONTENIBILE viaggiin tutto il mondo, che ha pensato di unire l’aspetto turistico a quello competitivo, impacchettando il tutto in stile Dakar. Risultato: 8mila chilometri totali suddivisi in quattordici tappe itineranti. Partenza da Burgas, arrivo a Gibilterra attraverso le strade e gli sterrati più spettacolari d’Europa. È la Gibraltar Race, quella che, mettendo insieme lunghe percorrenze, navigazione, vita da bivacco e classifica, si è guadagnata la definizione di avventura agonistica e che ha confezionato il tutto all’interno di contesti naturali e paesaggistici incantevoli quando selvaggi. Quel genere di posti che è difficile scovare da soli e che fanno sentire chi vi si addentra un avventuriero impavido e audace. La formula della Gibraltar Race, che ha da poco concluso la sua seconda edizione, ha colpito nel segno poiché, seppur ancora comprensibilmente in una fase di rodaggio, ha raccolto molti consensi da parte di partecipanti e spettatori, che sono rimasti entusiasti dell’esperienza. Una vera e propria maratona per inossidabili delle due ruote, che ha unito al piacere di viaggiare il gusto della sfida. Ciò che nelle gare ai massimi livelli è stressante, pericoloso e massacrante, qui si è tradotto in situazioni che appagano la voglia di avventura, permettono di godersi il percorso, e donano il brivido di un pizzico di competizione. Sveglia presto, oltre 500 chilometri di media al giorno, che per un amatore sono tutt’altro che uno scherzo, orari da rispettare e una tabella di marcia ben precisa a scandire le tempistiche delle prove speciali. Il percorso rappresenta una sorpresa quotidiana per i partecipanti che, chiamati a guidare in on e off-road, devono allo stesso tempo cercare la giusta rotta con l’ausilio del navigatore satellitare, ricevendo giorno per giorno la traccia GPS con tanto di way-point da raggiungere obbligatoriamente e un tempo di percorrenza prestabilito, secondo la formula tipica della gara di regolarità. A fine giornata, poi, l’arrivo al bivacco, manutenzione della moto e notte in tenda, coricati vicino al proprio mezzo. Ed è stato così che sessanta persone - non atleti, non piloti, semplicemente uomini con professioni normali, ma con una voglia di avventura incontenibile - hanno affrontato, un giorno alla volta, le due settimane di gara fino a superare tutte le problematiche che una manifestazione motoristica, facile o difficile che sia, porta inevitabilmente con sé. Stanchezza, imprevisti, stress, rischi, momenti di sconforto, problemi meccanici, infortuni. Ma anche gioia, entusiasmo, scoperta, aggregazione, divertimento, gratificazione. Suddivisi in tre classi - fino a 450cc, fino a 700cc, e over - gli iscritti sono partiti dalla Bulgaria il 23 giugno e hanno attraversato Macedonia, Albania, Italia, Spagna e Portogallo, prima di concludere la loro impresa il 7 luglio a Gibilterra, esattamente a Europa Point, dove un oceano e un mare, due continenti e tre nazioni si incontrano. Lì sono stati premiati i vincitori: al primo posto della classifica assoluta è arrivato l’inglese Mark Kinnard su KTM 690, dietro di lui l’austriaco campione in carica 2016 Helmut Frauwallner su Yamaha WR450, e l’olandere Jan Van Der Schuur su BMW X-Challenge 650 ha chiuso con la medaglia di bronzo. Lo squadrone italiano si è dovuto, invece, accontentare dei terzi posti di categoria di Giacomo Trisconi in classe 1 con la sua storica Honda Africa Twin XLV 750 totalmente personalizzata, Ivan Petruzzelli in classe 2 su Yamaha XT-Z 660 Ténéré, e Renato Zocchi in classe 3 con la più piccola moto in gara, la Honda CRF250 Rally. Il varesino Petruzzelli, esordiente alla Gibraltar Race e quarto assoluto, è risultato il migliore in classifica generale seguito da Marco Polani su Husqvarna 701, alla sua seconda partecipazione. Ma gli italiani che hanno conquistato Gibilterra coprendo l’intera distanza e superando ogni difficoltà sono stati molti di più: Gianclaudio Aiossa, Jonathan Balducci, Piercarlo Taverna, Fabrizio Oria, Alfredo Castiglione, Roberto Zazzali, Roberto Franzini e Cristiano Ricci. E così, ciò che nella testa di Manuel Podetti, Rino Fissore e Claudio Giacosa di Moto Raid Experience era il desiderio di regalare un’e- continua a pagina 105 98
<strong>Riders</strong> Magazine n.106 Ripresa dall'alto del Museu Militar do Forte de Santa Luzia, in Portogallo. 35° 53’ 21 N / -5° 19’ 11 O 99