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Jolly Roger_02_03

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Ester mi disse che anche Antonio<br />

aveva pianto all’idea di<br />

non poter cambiare vita e che<br />

le aveva detto: «Vuoi vedermi<br />

finire in miseria?». Lei, da<br />

brava innamorata, aveva risposto:<br />

«No amore, è l’ultima cosa<br />

che voglio. Ma non pensi che<br />

in qualche modo ce la potremmo<br />

cavare lo stesso, io e te?».<br />

Antonio aveva scosso la testa,<br />

aveva infilato le mani fra i pochi<br />

capelli che gli rimanevano,<br />

e non aveva detto più niente.<br />

Ester capì che non avrebbe mai<br />

avuto quello che voleva e lasciò<br />

Antonio. Era disperata. Trascurò<br />

ancora di più la professione,<br />

si abbandonò al dolore, passava<br />

intere giornate a letto. Io andavo<br />

a trovarla e la consolavo:<br />

«vedrai che passerà. Il tempo<br />

è un vero balsamo per i traumi.<br />

Non arrivo a dire che ti scorderai<br />

di lui, ma presto ti tornerà la<br />

voglia di vivere».<br />

Le tornò, infatti, ma sempre<br />

per merito di Antonio. Si rifece<br />

vivo dopo sei mesi dicendo che<br />

maître à penser<br />

si era liberato del ristorante e di<br />

Teresa. Aveva perfino ottenuto<br />

la separazione consensuale. Teresa<br />

aveva preso le redini del<br />

Bell’Antonio piazzando in sala<br />

un giovane cameriere brasiliano<br />

che, forse, le faceva anche<br />

da toy boy. Ma che importanza<br />

aveva tutto questo di fronte al<br />

loro grande amore che finalmente<br />

poteva spiccare il volo?<br />

Ester tornò al settimo cielo e si<br />

diede da fare per allestire la sua<br />

casetta in modo che potessero<br />

viverci in due.<br />

Antonio si trasferì da lei e avviarono<br />

una serena convivenza.<br />

Finché non cominciarono a<br />

mancare i soldi. Ester fece presente<br />

il problema ad Antonio<br />

che, nel frattempo, aveva preso<br />

ritmi da pensionato: pantofole<br />

e giornale alla mattina, pantofole<br />

e televisione al pomeriggio<br />

e dopo cena. «Non ti preoccupare,<br />

amore» disse lui «non<br />

avevi un sacco di contatti coi<br />

medici della zona? Perché non<br />

li riprendi in mano e ti fai qualche<br />

giro?». Ester ricominciò a<br />

lavorare a tempo pieno, mentre<br />

Antonio si abbrutiva sempre di<br />

più sul divano. Aveva perfino<br />

cominciato a fumare in casa<br />

senza aprire le finestre, saturando<br />

l’aria di una puzza insopportabile<br />

per il fine olfatto della<br />

mia amica. Non mise mai in<br />

discussione la sua posizione di<br />

mantenuto: lui aveva già fatto il<br />

sacrificio più alto rinunciando a<br />

un locale avviato, ora toccava a<br />

Ester sacrificarsi.<br />

Per fortuna, la mia amica, tornata<br />

indipendente dal punto di<br />

vista economico, si disamorò<br />

in fretta di quel rottame puzzolente<br />

in cui si era trasformato<br />

il “bell’Antonio” e lo cacciò di<br />

casa. Era ritornata sana di mente<br />

e si comportò in modo lucido<br />

e implacabile.<br />

Se è vero che l’amore è una<br />

malattia, lei appare oggi perfettamente<br />

guarita. Temo però che<br />

le sue ferite invisibili ci metteranno<br />

una vita a risanarsi.<br />

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ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019

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