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Ester mi disse che anche Antonio<br />
aveva pianto all’idea di<br />
non poter cambiare vita e che<br />
le aveva detto: «Vuoi vedermi<br />
finire in miseria?». Lei, da<br />
brava innamorata, aveva risposto:<br />
«No amore, è l’ultima cosa<br />
che voglio. Ma non pensi che<br />
in qualche modo ce la potremmo<br />
cavare lo stesso, io e te?».<br />
Antonio aveva scosso la testa,<br />
aveva infilato le mani fra i pochi<br />
capelli che gli rimanevano,<br />
e non aveva detto più niente.<br />
Ester capì che non avrebbe mai<br />
avuto quello che voleva e lasciò<br />
Antonio. Era disperata. Trascurò<br />
ancora di più la professione,<br />
si abbandonò al dolore, passava<br />
intere giornate a letto. Io andavo<br />
a trovarla e la consolavo:<br />
«vedrai che passerà. Il tempo<br />
è un vero balsamo per i traumi.<br />
Non arrivo a dire che ti scorderai<br />
di lui, ma presto ti tornerà la<br />
voglia di vivere».<br />
Le tornò, infatti, ma sempre<br />
per merito di Antonio. Si rifece<br />
vivo dopo sei mesi dicendo che<br />
maître à penser<br />
si era liberato del ristorante e di<br />
Teresa. Aveva perfino ottenuto<br />
la separazione consensuale. Teresa<br />
aveva preso le redini del<br />
Bell’Antonio piazzando in sala<br />
un giovane cameriere brasiliano<br />
che, forse, le faceva anche<br />
da toy boy. Ma che importanza<br />
aveva tutto questo di fronte al<br />
loro grande amore che finalmente<br />
poteva spiccare il volo?<br />
Ester tornò al settimo cielo e si<br />
diede da fare per allestire la sua<br />
casetta in modo che potessero<br />
viverci in due.<br />
Antonio si trasferì da lei e avviarono<br />
una serena convivenza.<br />
Finché non cominciarono a<br />
mancare i soldi. Ester fece presente<br />
il problema ad Antonio<br />
che, nel frattempo, aveva preso<br />
ritmi da pensionato: pantofole<br />
e giornale alla mattina, pantofole<br />
e televisione al pomeriggio<br />
e dopo cena. «Non ti preoccupare,<br />
amore» disse lui «non<br />
avevi un sacco di contatti coi<br />
medici della zona? Perché non<br />
li riprendi in mano e ti fai qualche<br />
giro?». Ester ricominciò a<br />
lavorare a tempo pieno, mentre<br />
Antonio si abbrutiva sempre di<br />
più sul divano. Aveva perfino<br />
cominciato a fumare in casa<br />
senza aprire le finestre, saturando<br />
l’aria di una puzza insopportabile<br />
per il fine olfatto della<br />
mia amica. Non mise mai in<br />
discussione la sua posizione di<br />
mantenuto: lui aveva già fatto il<br />
sacrificio più alto rinunciando a<br />
un locale avviato, ora toccava a<br />
Ester sacrificarsi.<br />
Per fortuna, la mia amica, tornata<br />
indipendente dal punto di<br />
vista economico, si disamorò<br />
in fretta di quel rottame puzzolente<br />
in cui si era trasformato<br />
il “bell’Antonio” e lo cacciò di<br />
casa. Era ritornata sana di mente<br />
e si comportò in modo lucido<br />
e implacabile.<br />
Se è vero che l’amore è una<br />
malattia, lei appare oggi perfettamente<br />
guarita. Temo però che<br />
le sue ferite invisibili ci metteranno<br />
una vita a risanarsi.<br />
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ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019