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sarafian says<br />
sarafian says<br />
Ho amato alla follia la prima<br />
stagione di True Detective, nonostante<br />
la sfacciata propaganda<br />
a vantaggio dell’industria<br />
del tabacco: regia, interpretazione,<br />
tutto era talmente pregno<br />
di grazia divina da muovere il<br />
sottoscritto a un’indulgenza che<br />
di norma non mi appartiene.<br />
La seconda? Un infame pasticcio<br />
sul quale stendere un pietoso<br />
velo.<br />
Ed eccoci alla terza: la mia opinione<br />
in merito è riassumibile<br />
anagrammando il nome della<br />
prestigiosa casa produttrice<br />
HBO in un laconico e sconcertato<br />
BOH!<br />
True Detective 3:<br />
una serie...BOH!<br />
di T. Sarafian<br />
“Mahershala Ali, interpretazione<br />
magistrale, tra gli attori più<br />
talentuosi dei nostri tempi”?<br />
BOH!<br />
Al di là di una prova sempre<br />
convincente e a tratti toccante,<br />
Marsala non mi pare questo<br />
gran fenomeno.<br />
Bravo, senz’altro, ma “unico”?<br />
“Magistrale”?<br />
Con quella faccia, e non di rado<br />
l’espressione, da Bugs Bunny?<br />
Certo, l’assenza degli abituali,<br />
orrendi baffetti disegnati a matita<br />
è un valore aggiunto, e la<br />
perdita di massa muscolare esibita<br />
ai tempi di “4400” lo rende<br />
finalmente più simile a un essere<br />
umano che a un toon.<br />
Per quanto lo invidiassi quando<br />
era ENORME, il fisico pompato<br />
strideva non poco con quel<br />
collo lungo e la faccia ridicola<br />
coi baffi alla Mandrake; anche<br />
la testa appariva piccina picciò.<br />
Sarò eccessivamente legato<br />
all’estetica, ma quando si<br />
sceglie di mettere in scena un<br />
dramma dai toni cupi, quando<br />
non sulfurei, come TD, l’aspetto<br />
dei protagonisti, i paesaggi, e<br />
financo gli oggetti di scena meritano<br />
attenzione e oculatezza,<br />
altrimenti l’atmosfera sfuma<br />
rapidamente nel maccosa, andando<br />
a farsi benedire.<br />
A proposito: menzione speciale<br />
all’odioso parrucchino esibito<br />
da Stephen Dorff nelle scene<br />
ambientate negli anni ottanta.<br />
Ma sul serio?<br />
Se il diavolo, come si suol dire,<br />
sta nei dettagli, questi, pur importantissimi,<br />
non inficerebbero<br />
la (parziale) riuscita dello<br />
show, qualora soggetto e trama<br />
compensassero le lacune stilistiche.<br />
Purtroppo ciò non avviene; la<br />
storia, il caso cui i personaggi<br />
ruotano intorno è inconsistente<br />
e almeno all’inizio, scopiazzato<br />
da una vicenda realmente<br />
accaduta in Arkansas da cui<br />
sono già stati tratti almeno un<br />
film (Devil’s knot), un episodio<br />
di C.S.I. e un ciclo narrativo a<br />
fumetti con protagonista Daredevil.<br />
Alcune recensioni puntualizzano<br />
che lo script non enfatizza<br />
le indagini, preferendo concentrarsi<br />
sulle vicende personali e<br />
famigliari di poliziotti e indiziati.<br />
Andrebbe benissimo, ma<br />
anche tali aspetti appaiono vaghi<br />
e poco approfonditi.<br />
I dialoghi fanno pena: recitazione<br />
intimista? Legittima<br />
scelta autoriale? Se l’obiettivo<br />
è annoiare a morte il risultato è<br />
garantito, altrimenti siamo del<br />
tutto fuori strada.<br />
Sulla stragrande maggioranza<br />
delle scene, soprattutto negli<br />
episodi finali, grava una colonna<br />
sonora tesa a inquietare, implicando<br />
che: ehi, stiamo guardando<br />
True Detective, quindi<br />
tutto è gustosamente creepy.<br />
Anche Marsala che apre e chiude<br />
porte. Anche Marsala che si<br />
alza dal divano; Marsala che<br />
beve dell’acqua, o più spesso<br />
del whiskey, e fuma come un<br />
turco avendo cura di esibire la<br />
marca delle sigarette, giacché,<br />
come abbiamo detto, ci troviamo<br />
davanti allo show più sfacciatamente<br />
sponsorizzato di<br />
sempre, orgoglioso testimonial<br />
del cancro ai polmoni.<br />
Veniamo ora ai pregi che a sorpresa<br />
non sono pochi, ma talmente<br />
diluiti nelle cazzate da<br />
risultare poco rilevanti e inefficaci<br />
nel risollevare uno show<br />
nato morto.<br />
TD3 parla di vita vera, e la vita<br />
è spesso noiosa, banale, tragica<br />
e al contempo epica e bellissima.<br />
Parentesi: nella vita vera, però,<br />
se vieni preso a botte da dodici<br />
energumeni incazzati e privi di<br />
scrupoli, non ti siedi a fine serata<br />
a bere whiskey sul ciglio<br />
della strada in compagnia di un<br />
amorevole cane randagio; piuttosto<br />
trascorri l’esistenza su<br />
una sedia a rotelle a cagare in<br />
un sacchetto. Chiusa parentesi.<br />
Non mancano una struggente poetica<br />
di fondo e pregevoli riflessioni<br />
sulla condizione umana.<br />
Ribadisco: Marsala non sarà<br />
un gigante ma è bravo. L’intero<br />
cast fa il suo con mestiere e<br />
dignità.<br />
Alcuni momenti emozionano,<br />
toccano corde sensibili, muovono<br />
a commozione.<br />
Ma se per mettere le mani su<br />
tali perle centellinate, dobbiamo<br />
affondare fino ai gomiti in<br />
un letamaio di lungaggini, ridondanze<br />
e prolissità, ne vale<br />
la pena?<br />
È la confezione a essere difettata:<br />
la narrazione frammentata<br />
su tre/quattro linee temporali,<br />
gli eccessi nel non detto, l’onnipresente<br />
prosopopea.<br />
Come nel caso di “The Maus”:<br />
“Imbarazzante come alcuni<br />
ottimi spunti e suggestioni da<br />
urlo, finiscano per naufragare<br />
in una realizzazione tecnica<br />
zeppa di errori grossolani ed<br />
evitabilissimi.<br />
Piange il cuore quando un’opera<br />
potenzialmente spaccaculi<br />
naufraga sotto il peso di ambizioni<br />
autoriali che confondono la<br />
noia col virtuosismo”.<br />
Gnègnè.<br />
Ho pianto abbastanza, quindi<br />
chiudo.<br />
ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />
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