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Jolly Roger_02_03

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sarafian says<br />

sarafian says<br />

Ho amato alla follia la prima<br />

stagione di True Detective, nonostante<br />

la sfacciata propaganda<br />

a vantaggio dell’industria<br />

del tabacco: regia, interpretazione,<br />

tutto era talmente pregno<br />

di grazia divina da muovere il<br />

sottoscritto a un’indulgenza che<br />

di norma non mi appartiene.<br />

La seconda? Un infame pasticcio<br />

sul quale stendere un pietoso<br />

velo.<br />

Ed eccoci alla terza: la mia opinione<br />

in merito è riassumibile<br />

anagrammando il nome della<br />

prestigiosa casa produttrice<br />

HBO in un laconico e sconcertato<br />

BOH!<br />

True Detective 3:<br />

una serie...BOH!<br />

di T. Sarafian<br />

“Mahershala Ali, interpretazione<br />

magistrale, tra gli attori più<br />

talentuosi dei nostri tempi”?<br />

BOH!<br />

Al di là di una prova sempre<br />

convincente e a tratti toccante,<br />

Marsala non mi pare questo<br />

gran fenomeno.<br />

Bravo, senz’altro, ma “unico”?<br />

“Magistrale”?<br />

Con quella faccia, e non di rado<br />

l’espressione, da Bugs Bunny?<br />

Certo, l’assenza degli abituali,<br />

orrendi baffetti disegnati a matita<br />

è un valore aggiunto, e la<br />

perdita di massa muscolare esibita<br />

ai tempi di “4400” lo rende<br />

finalmente più simile a un essere<br />

umano che a un toon.<br />

Per quanto lo invidiassi quando<br />

era ENORME, il fisico pompato<br />

strideva non poco con quel<br />

collo lungo e la faccia ridicola<br />

coi baffi alla Mandrake; anche<br />

la testa appariva piccina picciò.<br />

Sarò eccessivamente legato<br />

all’estetica, ma quando si<br />

sceglie di mettere in scena un<br />

dramma dai toni cupi, quando<br />

non sulfurei, come TD, l’aspetto<br />

dei protagonisti, i paesaggi, e<br />

financo gli oggetti di scena meritano<br />

attenzione e oculatezza,<br />

altrimenti l’atmosfera sfuma<br />

rapidamente nel maccosa, andando<br />

a farsi benedire.<br />

A proposito: menzione speciale<br />

all’odioso parrucchino esibito<br />

da Stephen Dorff nelle scene<br />

ambientate negli anni ottanta.<br />

Ma sul serio?<br />

Se il diavolo, come si suol dire,<br />

sta nei dettagli, questi, pur importantissimi,<br />

non inficerebbero<br />

la (parziale) riuscita dello<br />

show, qualora soggetto e trama<br />

compensassero le lacune stilistiche.<br />

Purtroppo ciò non avviene; la<br />

storia, il caso cui i personaggi<br />

ruotano intorno è inconsistente<br />

e almeno all’inizio, scopiazzato<br />

da una vicenda realmente<br />

accaduta in Arkansas da cui<br />

sono già stati tratti almeno un<br />

film (Devil’s knot), un episodio<br />

di C.S.I. e un ciclo narrativo a<br />

fumetti con protagonista Daredevil.<br />

Alcune recensioni puntualizzano<br />

che lo script non enfatizza<br />

le indagini, preferendo concentrarsi<br />

sulle vicende personali e<br />

famigliari di poliziotti e indiziati.<br />

Andrebbe benissimo, ma<br />

anche tali aspetti appaiono vaghi<br />

e poco approfonditi.<br />

I dialoghi fanno pena: recitazione<br />

intimista? Legittima<br />

scelta autoriale? Se l’obiettivo<br />

è annoiare a morte il risultato è<br />

garantito, altrimenti siamo del<br />

tutto fuori strada.<br />

Sulla stragrande maggioranza<br />

delle scene, soprattutto negli<br />

episodi finali, grava una colonna<br />

sonora tesa a inquietare, implicando<br />

che: ehi, stiamo guardando<br />

True Detective, quindi<br />

tutto è gustosamente creepy.<br />

Anche Marsala che apre e chiude<br />

porte. Anche Marsala che si<br />

alza dal divano; Marsala che<br />

beve dell’acqua, o più spesso<br />

del whiskey, e fuma come un<br />

turco avendo cura di esibire la<br />

marca delle sigarette, giacché,<br />

come abbiamo detto, ci troviamo<br />

davanti allo show più sfacciatamente<br />

sponsorizzato di<br />

sempre, orgoglioso testimonial<br />

del cancro ai polmoni.<br />

Veniamo ora ai pregi che a sorpresa<br />

non sono pochi, ma talmente<br />

diluiti nelle cazzate da<br />

risultare poco rilevanti e inefficaci<br />

nel risollevare uno show<br />

nato morto.<br />

TD3 parla di vita vera, e la vita<br />

è spesso noiosa, banale, tragica<br />

e al contempo epica e bellissima.<br />

Parentesi: nella vita vera, però,<br />

se vieni preso a botte da dodici<br />

energumeni incazzati e privi di<br />

scrupoli, non ti siedi a fine serata<br />

a bere whiskey sul ciglio<br />

della strada in compagnia di un<br />

amorevole cane randagio; piuttosto<br />

trascorri l’esistenza su<br />

una sedia a rotelle a cagare in<br />

un sacchetto. Chiusa parentesi.<br />

Non mancano una struggente poetica<br />

di fondo e pregevoli riflessioni<br />

sulla condizione umana.<br />

Ribadisco: Marsala non sarà<br />

un gigante ma è bravo. L’intero<br />

cast fa il suo con mestiere e<br />

dignità.<br />

Alcuni momenti emozionano,<br />

toccano corde sensibili, muovono<br />

a commozione.<br />

Ma se per mettere le mani su<br />

tali perle centellinate, dobbiamo<br />

affondare fino ai gomiti in<br />

un letamaio di lungaggini, ridondanze<br />

e prolissità, ne vale<br />

la pena?<br />

È la confezione a essere difettata:<br />

la narrazione frammentata<br />

su tre/quattro linee temporali,<br />

gli eccessi nel non detto, l’onnipresente<br />

prosopopea.<br />

Come nel caso di “The Maus”:<br />

“Imbarazzante come alcuni<br />

ottimi spunti e suggestioni da<br />

urlo, finiscano per naufragare<br />

in una realizzazione tecnica<br />

zeppa di errori grossolani ed<br />

evitabilissimi.<br />

Piange il cuore quando un’opera<br />

potenzialmente spaccaculi<br />

naufraga sotto il peso di ambizioni<br />

autoriali che confondono la<br />

noia col virtuosismo”.<br />

Gnègnè.<br />

Ho pianto abbastanza, quindi<br />

chiudo.<br />

ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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