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acconti<br />
racconti<br />
ma di Firenze.<br />
Fino alla Pasqua precedente si era occupato personalmente<br />
di aggiogare il tiro di buoi alla grande<br />
staffa di legno borchiato, ma quest’anno aveva<br />
dovuto accontentarsi di sedere su una della<br />
panchine in pietra serena poste davanti al Grand<br />
Hotel Villa Medici e osservare con infinita tristezza<br />
gli stessi gesti eseguiti senza alcuna grazia<br />
dal pakistano, ignaro del fatto che le condizioni<br />
perfette con cui consegnava il Carro alla città<br />
erano frutto della fatica di chi aveva lavorato<br />
gratis al posto suo.<br />
Si era accodato alla piccola processione che seguiva<br />
il Brindellone fin da Via il Prato, per poi<br />
superarlo a passo svelto concedendosi di ammirarlo<br />
ancora una volta e dirigersi verso Via Cavour,<br />
dove aveva deciso che avrebbe aspettato il<br />
volo della Colombina.<br />
Da Palazzo Medici Riccardi godeva di una vista<br />
perfetta di quella porzione del Battistero che<br />
fronteggiava la Cattedrale e, nonostante la calca<br />
in fase di costante crescita, avrebbe potuto raggiungere<br />
un punto da cui vedere il Carro in una<br />
manciata di secondi.<br />
Si appoggiò al bugnato ruvido con la schiena<br />
dolorante e bisognosa di riposo, dopo le ultime<br />
quattro nottate trascorse arrampicato sulla struttura<br />
del Brindellone, e si concesse di chiudee per<br />
un attimo gli occhi, ripercorrendo nella memoria<br />
tutto quello che stava accadendo in quegli istanti<br />
che precedevano l’arrivo del Carro in Piazza del<br />
Duomo.<br />
Il corteo, gli sbandieratori del Calcio Storico, il<br />
Sindaco con il gonfalone della città; e via, fino<br />
al sorteggio delle squadre per il prossimo torneo<br />
da disputarsi tra Bianchi, Azzurri, Verdi e Rossi,<br />
sempre conteso tra il finto sdegno per la brutalità<br />
del gioco e il vero amore per i Calcianti che incarnano<br />
tutt’ora lo spirito di quella Firenze sotto<br />
assedio, capace di ridere in faccia perfino al Re<br />
di Francia.<br />
Poi il passaggio attraverso Piazza della Repubblica,<br />
e finalmente la cortissima e prestigiosa Via<br />
Roma, dalla quale il Brindellone, trainato dai<br />
quattro imponenti buoi bianchi, avrebbe fatto la<br />
sua comparsa tra Battistero e Cattedrale nel tripudio<br />
del pubblico.<br />
Quante volte aveva seguito ogni giro di ruota con<br />
infinito amore. Quante volte aveva ammirato il<br />
Carro attraversare la sua Firenze davanti agli occhi<br />
pieni di meraviglia di chiunque vi posasse lo<br />
sguardo. Quante volte si era sentito orgoglioso<br />
del suo lavoro, leggendo l’ammirazione sui volti<br />
delle persone e sapendo che parte di quello stupore<br />
era anche merito suo.<br />
Il pakistano, con tutta probabilità, adesso se ne<br />
stava stravaccato su un divano dell’Ikea a bere<br />
un tè schifoso e a fumare le sue fottute sigarette,<br />
in qualche buco di alloggio del Comune, fregandosene<br />
di una tradizione secolare che non avrebbe<br />
mai potuto capire.<br />
Il boato della folla lo stappò ai suoi pensieri e al<br />
bugnato di Palazzo Medici Riccardi, annunciando<br />
che il Brindellone si era finalmente affacciato<br />
in Piazza del Duomo.<br />
La voce stentorea dell’Arcivescovo rimbombava<br />
tra le navate, innalzando verso il capolavoro del<br />
Brunelleschi le lodi al Signore, mentre la colombina<br />
attendeva paziente come ogni anno, sospesa<br />
al cavo d’acciaio, di prodursi in quelle bizze<br />
tanto temute e al tempo stesso tanto attese dai<br />
fiorentini.<br />
Amedeo ascoltava il cupo salmodiare dei fedeli<br />
mentre si avvicinava a Piazza del Duomo con un<br />
lento slalom tra la folla di turisti. Il volo del piccolo<br />
razzo alato era imminente e lui non voleva<br />
perdersi quel momento per niente al mondo.<br />
Avrebbe potuto starsene a casa e riposarsi, dopo<br />
tutte quelle notti insonni trascorse a lavorare sul<br />
Carro, ma aveva deciso che si meritava di assistere<br />
allo spettacolo un’ultima volta.<br />
L’improvviso silenzio che inghiottì ogni rumore<br />
nella Cattedrale e sul sagrato antistante gli fece<br />
capire come il momento fosse arrivato.<br />
Dall’altar maggiore l’Arcivescovo disattivò il<br />
fermo meccanico e, con un prezioso accendino<br />
Dupont, accese la piccola miccia che fuoriusciva<br />
accanto alla coda della colombina, che si accese<br />
sprizzando la prima piccola pioggia di scintille.<br />
Un mormorio di meraviglia si levò dal pubblico<br />
presente all’interno dell’edificio mentre il piccolo<br />
uccello metallico iniziava a scivolare sul cavo<br />
teso, dirigendosi con risolutezza verso l’enorme<br />
portone spalancato per l’occasione.<br />
Il sibilo prodotto dall’attrito delle carrucole sul<br />
filo metallico fendette l’aria nel silenzio rarefatto,<br />
finché la colombina non decise che era arrivato<br />
il momento di far capire chi comandava,<br />
bloccandosi caparbiamente a circa venti metri<br />
dal portone, mentre continuava a sputacchiare<br />
scintille, dondolando sul filo a un’altezza di circa<br />
un metro e mezzo da terra.<br />
L’Arcivescovo scattò come un centometrista percorrendo<br />
la navata centrale seguito dagli sguardi<br />
dei fedeli, raggiungendo il piccolo artificio in<br />
pochi secondi.<br />
Prese ad armeggiare sulle carrucole in modo<br />
concitato, mentre le labbra si muovevano rapidamente<br />
scandendo una litania che difficilmente si<br />
sarebbe potuta immaginare nel repertorio di un<br />
tale pastore d’anime.<br />
Amedeo, dritto sulle punte dei piedi per sovrastare<br />
i fedeli assiepati fuori dal portone, osservava<br />
i movimenti stizzosi del prelato intorno alla<br />
colombina, temendo che tutto il suo lavoro potesse<br />
essere reso inutile dai capricci di un uccellino<br />
meccanico finché, con un’espressione di pura<br />
rabbia dipinta sul volto, l’Arcivescovo strattonò<br />
il volatile metallico strappandolo dal filo d’acciaio<br />
e sollevandolo davanti ai fedeli come se si<br />
trattasse delle Tavole della Legge.<br />
Un boato entusiastico accompagnò i primi passi<br />
del sacerdote che, sempre tenendo la colombina<br />
sollevata sopra la testa, incurante della pioggia<br />
di scintille, si dirigeva verso il Brindellone per<br />
appiccare personalmente il fuoco alle polveri.<br />
Amedeo era esterrefatto: nemmeno nei suoi sogni<br />
più sfrenati avrebbe potuto immaginare un simile<br />
epilogo per la sua ultima volta con il Carro,<br />
e si ritrovò a battere le mani cadenzando i passi<br />
dell’Arcivescovo in una sorta di trance mistica<br />
che sembrava aver colpito tutti i presenti.<br />
Ancora pochi metri e poi l’uomo avrebbe scagliato<br />
la colombina dentro al Carro per avviare la<br />
reazione pirotecnica che tutti stavano attendendo<br />
con trepidazione.<br />
Cinque passi al massimo.<br />
Quattro.<br />
Tre...<br />
Con i lineamenti stravolti l’alto prelato si inarcò<br />
all’indietro prendendo lo slancio, quindi scattò<br />
come il flettente di una balestra facendo partire la<br />
colombina fumante, ormai più simile a una palla<br />
di cannone, e centrando perfettamente la piccola<br />
apertura nella quale si perdeva l’ormai inutile<br />
cavo d’acciaio.<br />
La folla esplose in un boato di giubilo mentre<br />
l’uomo, madido di sudore, si guardava intorno<br />
compiacente annuendo e facendo immediatamente<br />
dimenticare il grido strozzato che aveva<br />
lanciato mentre lasciava partire l’improvvisato<br />
proiettile, con il quale aveva messo innegabilmente<br />
in dubbio davanti alla folla festante la verginità<br />
della Madre del Redentore.<br />
Le prime scintille vennero sputate fuori dalle<br />
viscere del Brindellone mentre l’odore acre e<br />
dolciastro della cordite prendeva ad aleggiare<br />
nell’aria introducendo quello che sarebbe stato<br />
lo spettacolo pirotecnico dell’anno.<br />
Amedeo chiuse gli occhi creando in vuoto dentro<br />
di sé e ripercorse gli ultimi giorni che aveva<br />
trascorso nella rimessa di Via il Prato. Rivide le<br />
sue mani che curavano ogni asta, ogni incastro,<br />
ogni vite.<br />
Si rivide prendersi cura per l’ultima volta di un<br />
vecchio amico che avrebbe salutato nel modo più<br />
degno.<br />
E poi ripercorse i mesi precedenti, tutti quei nuovi<br />
contatti, la Moschea, l’addestramento.<br />
Amedeo era morto, e al suo posto era rinato Achmed,<br />
Guerriero della Fede e difensore dei Credenti,<br />
che con la sua opera aveva raggiunto il più<br />
ambizioso obiettivo mai inquadrato dai suoi predecessori.<br />
Le prime piccole esplosioni all’interno del Carro<br />
furono seguite da scoppi sempre più forti finché,<br />
davanti agli occhi sgranati dell’Arcivescovo, con<br />
un boato degno dell’apocalisse, il Brindellone<br />
esplose dando voce ai quasi tre chili di esplosivo<br />
plastico ad alto potenziale che Achmed aveva<br />
amorevolmente sistemato nelle sue viscere di legno<br />
e metallo.<br />
Riaprì gli occhi solo per poter fissare l’immenso<br />
lampo di luce e sussurrare “Allah Akbar”, prima<br />
di essere polverizzato nel suo glorioso martirio<br />
insieme a qualche migliaio di fedeli, all’Arcivescovo<br />
di Firenze e a buona parte della facciata<br />
del Duomo.<br />
ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />
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