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Jolly Roger_02_03

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acconti<br />

racconti<br />

ma di Firenze.<br />

Fino alla Pasqua precedente si era occupato personalmente<br />

di aggiogare il tiro di buoi alla grande<br />

staffa di legno borchiato, ma quest’anno aveva<br />

dovuto accontentarsi di sedere su una della<br />

panchine in pietra serena poste davanti al Grand<br />

Hotel Villa Medici e osservare con infinita tristezza<br />

gli stessi gesti eseguiti senza alcuna grazia<br />

dal pakistano, ignaro del fatto che le condizioni<br />

perfette con cui consegnava il Carro alla città<br />

erano frutto della fatica di chi aveva lavorato<br />

gratis al posto suo.<br />

Si era accodato alla piccola processione che seguiva<br />

il Brindellone fin da Via il Prato, per poi<br />

superarlo a passo svelto concedendosi di ammirarlo<br />

ancora una volta e dirigersi verso Via Cavour,<br />

dove aveva deciso che avrebbe aspettato il<br />

volo della Colombina.<br />

Da Palazzo Medici Riccardi godeva di una vista<br />

perfetta di quella porzione del Battistero che<br />

fronteggiava la Cattedrale e, nonostante la calca<br />

in fase di costante crescita, avrebbe potuto raggiungere<br />

un punto da cui vedere il Carro in una<br />

manciata di secondi.<br />

Si appoggiò al bugnato ruvido con la schiena<br />

dolorante e bisognosa di riposo, dopo le ultime<br />

quattro nottate trascorse arrampicato sulla struttura<br />

del Brindellone, e si concesse di chiudee per<br />

un attimo gli occhi, ripercorrendo nella memoria<br />

tutto quello che stava accadendo in quegli istanti<br />

che precedevano l’arrivo del Carro in Piazza del<br />

Duomo.<br />

Il corteo, gli sbandieratori del Calcio Storico, il<br />

Sindaco con il gonfalone della città; e via, fino<br />

al sorteggio delle squadre per il prossimo torneo<br />

da disputarsi tra Bianchi, Azzurri, Verdi e Rossi,<br />

sempre conteso tra il finto sdegno per la brutalità<br />

del gioco e il vero amore per i Calcianti che incarnano<br />

tutt’ora lo spirito di quella Firenze sotto<br />

assedio, capace di ridere in faccia perfino al Re<br />

di Francia.<br />

Poi il passaggio attraverso Piazza della Repubblica,<br />

e finalmente la cortissima e prestigiosa Via<br />

Roma, dalla quale il Brindellone, trainato dai<br />

quattro imponenti buoi bianchi, avrebbe fatto la<br />

sua comparsa tra Battistero e Cattedrale nel tripudio<br />

del pubblico.<br />

Quante volte aveva seguito ogni giro di ruota con<br />

infinito amore. Quante volte aveva ammirato il<br />

Carro attraversare la sua Firenze davanti agli occhi<br />

pieni di meraviglia di chiunque vi posasse lo<br />

sguardo. Quante volte si era sentito orgoglioso<br />

del suo lavoro, leggendo l’ammirazione sui volti<br />

delle persone e sapendo che parte di quello stupore<br />

era anche merito suo.<br />

Il pakistano, con tutta probabilità, adesso se ne<br />

stava stravaccato su un divano dell’Ikea a bere<br />

un tè schifoso e a fumare le sue fottute sigarette,<br />

in qualche buco di alloggio del Comune, fregandosene<br />

di una tradizione secolare che non avrebbe<br />

mai potuto capire.<br />

Il boato della folla lo stappò ai suoi pensieri e al<br />

bugnato di Palazzo Medici Riccardi, annunciando<br />

che il Brindellone si era finalmente affacciato<br />

in Piazza del Duomo.<br />

La voce stentorea dell’Arcivescovo rimbombava<br />

tra le navate, innalzando verso il capolavoro del<br />

Brunelleschi le lodi al Signore, mentre la colombina<br />

attendeva paziente come ogni anno, sospesa<br />

al cavo d’acciaio, di prodursi in quelle bizze<br />

tanto temute e al tempo stesso tanto attese dai<br />

fiorentini.<br />

Amedeo ascoltava il cupo salmodiare dei fedeli<br />

mentre si avvicinava a Piazza del Duomo con un<br />

lento slalom tra la folla di turisti. Il volo del piccolo<br />

razzo alato era imminente e lui non voleva<br />

perdersi quel momento per niente al mondo.<br />

Avrebbe potuto starsene a casa e riposarsi, dopo<br />

tutte quelle notti insonni trascorse a lavorare sul<br />

Carro, ma aveva deciso che si meritava di assistere<br />

allo spettacolo un’ultima volta.<br />

L’improvviso silenzio che inghiottì ogni rumore<br />

nella Cattedrale e sul sagrato antistante gli fece<br />

capire come il momento fosse arrivato.<br />

Dall’altar maggiore l’Arcivescovo disattivò il<br />

fermo meccanico e, con un prezioso accendino<br />

Dupont, accese la piccola miccia che fuoriusciva<br />

accanto alla coda della colombina, che si accese<br />

sprizzando la prima piccola pioggia di scintille.<br />

Un mormorio di meraviglia si levò dal pubblico<br />

presente all’interno dell’edificio mentre il piccolo<br />

uccello metallico iniziava a scivolare sul cavo<br />

teso, dirigendosi con risolutezza verso l’enorme<br />

portone spalancato per l’occasione.<br />

Il sibilo prodotto dall’attrito delle carrucole sul<br />

filo metallico fendette l’aria nel silenzio rarefatto,<br />

finché la colombina non decise che era arrivato<br />

il momento di far capire chi comandava,<br />

bloccandosi caparbiamente a circa venti metri<br />

dal portone, mentre continuava a sputacchiare<br />

scintille, dondolando sul filo a un’altezza di circa<br />

un metro e mezzo da terra.<br />

L’Arcivescovo scattò come un centometrista percorrendo<br />

la navata centrale seguito dagli sguardi<br />

dei fedeli, raggiungendo il piccolo artificio in<br />

pochi secondi.<br />

Prese ad armeggiare sulle carrucole in modo<br />

concitato, mentre le labbra si muovevano rapidamente<br />

scandendo una litania che difficilmente si<br />

sarebbe potuta immaginare nel repertorio di un<br />

tale pastore d’anime.<br />

Amedeo, dritto sulle punte dei piedi per sovrastare<br />

i fedeli assiepati fuori dal portone, osservava<br />

i movimenti stizzosi del prelato intorno alla<br />

colombina, temendo che tutto il suo lavoro potesse<br />

essere reso inutile dai capricci di un uccellino<br />

meccanico finché, con un’espressione di pura<br />

rabbia dipinta sul volto, l’Arcivescovo strattonò<br />

il volatile metallico strappandolo dal filo d’acciaio<br />

e sollevandolo davanti ai fedeli come se si<br />

trattasse delle Tavole della Legge.<br />

Un boato entusiastico accompagnò i primi passi<br />

del sacerdote che, sempre tenendo la colombina<br />

sollevata sopra la testa, incurante della pioggia<br />

di scintille, si dirigeva verso il Brindellone per<br />

appiccare personalmente il fuoco alle polveri.<br />

Amedeo era esterrefatto: nemmeno nei suoi sogni<br />

più sfrenati avrebbe potuto immaginare un simile<br />

epilogo per la sua ultima volta con il Carro,<br />

e si ritrovò a battere le mani cadenzando i passi<br />

dell’Arcivescovo in una sorta di trance mistica<br />

che sembrava aver colpito tutti i presenti.<br />

Ancora pochi metri e poi l’uomo avrebbe scagliato<br />

la colombina dentro al Carro per avviare la<br />

reazione pirotecnica che tutti stavano attendendo<br />

con trepidazione.<br />

Cinque passi al massimo.<br />

Quattro.<br />

Tre...<br />

Con i lineamenti stravolti l’alto prelato si inarcò<br />

all’indietro prendendo lo slancio, quindi scattò<br />

come il flettente di una balestra facendo partire la<br />

colombina fumante, ormai più simile a una palla<br />

di cannone, e centrando perfettamente la piccola<br />

apertura nella quale si perdeva l’ormai inutile<br />

cavo d’acciaio.<br />

La folla esplose in un boato di giubilo mentre<br />

l’uomo, madido di sudore, si guardava intorno<br />

compiacente annuendo e facendo immediatamente<br />

dimenticare il grido strozzato che aveva<br />

lanciato mentre lasciava partire l’improvvisato<br />

proiettile, con il quale aveva messo innegabilmente<br />

in dubbio davanti alla folla festante la verginità<br />

della Madre del Redentore.<br />

Le prime scintille vennero sputate fuori dalle<br />

viscere del Brindellone mentre l’odore acre e<br />

dolciastro della cordite prendeva ad aleggiare<br />

nell’aria introducendo quello che sarebbe stato<br />

lo spettacolo pirotecnico dell’anno.<br />

Amedeo chiuse gli occhi creando in vuoto dentro<br />

di sé e ripercorse gli ultimi giorni che aveva<br />

trascorso nella rimessa di Via il Prato. Rivide le<br />

sue mani che curavano ogni asta, ogni incastro,<br />

ogni vite.<br />

Si rivide prendersi cura per l’ultima volta di un<br />

vecchio amico che avrebbe salutato nel modo più<br />

degno.<br />

E poi ripercorse i mesi precedenti, tutti quei nuovi<br />

contatti, la Moschea, l’addestramento.<br />

Amedeo era morto, e al suo posto era rinato Achmed,<br />

Guerriero della Fede e difensore dei Credenti,<br />

che con la sua opera aveva raggiunto il più<br />

ambizioso obiettivo mai inquadrato dai suoi predecessori.<br />

Le prime piccole esplosioni all’interno del Carro<br />

furono seguite da scoppi sempre più forti finché,<br />

davanti agli occhi sgranati dell’Arcivescovo, con<br />

un boato degno dell’apocalisse, il Brindellone<br />

esplose dando voce ai quasi tre chili di esplosivo<br />

plastico ad alto potenziale che Achmed aveva<br />

amorevolmente sistemato nelle sue viscere di legno<br />

e metallo.<br />

Riaprì gli occhi solo per poter fissare l’immenso<br />

lampo di luce e sussurrare “Allah Akbar”, prima<br />

di essere polverizzato nel suo glorioso martirio<br />

insieme a qualche migliaio di fedeli, all’Arcivescovo<br />

di Firenze e a buona parte della facciata<br />

del Duomo.<br />

ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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