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in primo piano il mondo economico si confronta con l’arcivescovo mazzocato Partendo dalla Lettera Pastorale rivolta a tutti i soggetti incontrati nel corso della visita alle 600 chiese della diocesi, l’arcivescovo di <strong>Udine</strong>, Andrea Bruno Mazzocato, ed il presidente di <strong>Confindustria</strong> <strong>Udine</strong>, Adriano Luci, hanno riflettuto insieme, a fine luglio, sullo stato della società friulana e sulle sue prospettive. Luci, riconfermato al vertice degli Industriali friulani, ha voluto quale suo primo atto istituzionale incontrarsi infatti con l’arcivescovo per condividere un messaggio di speranza per il futuro e di impegno per costruire una società più solida e coesa fondata su valori etici. Come ha ricordato l’arcivescovo Mazzocato a sintesi del suo “viaggio”, in Friuli non risultano situazioni di tracollo ma non man “Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente…”. Era il 1981 quando Franco Battiato cantava e ballava questo simpatico refrain, scalando le vette della classifica con il suo album “La voce del padrone”. Chi lo avrebbe mai detto che, a distanza di 30 anni, il centro di gravità permanente rappresentasse invece un problema dal momento che, oggi, pur volendo, non riusciamo più a cambiare idea sulla classe politica che, per contro, fa poco o nulla per far cambiare idea a noi? Prendete l’estate che abbiamo da poco lasciato alle spalle. Abbiamo assistito alle piroette della manovra finanziaria aggiuntiva in cui chi ci governa avrebbe davvero avuto bisogno di un centro di gravità permanente per non cambiare continuamente le carte in tavola. Molti, non a torto, hanno paragonato il provvedimento alla Da sinistra Adriano Luci, l’arcivescovo Bruno Mazzocato e Cristina Papparotto in occasione di un precedente incontro datato 18 dicembre del 2009 cano difficoltà e fenomeni di disagio sociale. L’industria come le altre attività economiche costituisce un forte presidio, come ha ricordato Luci, che va consolidato facendo sistema per superare le difficoltà e dare una speranza concreta ai giovani. Lo spopolamento della montagna è un problema di tutto il Friuli, come hanno riconosciuto Mazzocato e Luci, che va affrontato riportando vita ed attività in altitudine. La montagna abbandonata è una realtà che mina le prospettive di sviluppo: occorrono idee e prospettive attuabili per fare in modo che le persone restino sul posto e quelle che se ne sono andate vi ritornino. Su questo la Chiesa è fortemente impegnata richiamando l’iniziativa e la collaborazione anche degli imprenditori per il centro di gravità permanente tela di Penelope: un fare e disfare a seconda del calcolo politico e degli umori della piazza che ha evidenziato ancora una volta di più l’incapacità della politica di cogliere con coraggio l’opportunità della crisi per mettere mano alle riforme strutturali che servono al Paese. E’ stata un’estate anche in cui abbiamo preso, improvvisamente, consapevolezza editoriale dare prospettive sostenibili al rilancio della montagna. Un’altra area che presenta situazioni di difficoltà è rappresentata dal distretto della sedia al centro di un processo di trasformazione rimasto ancora incompiuto. Il presidente Luci ha messo in risalto l’impegno delle imprese della sedia per innovarsi e cercare nuovi modelli organizzativi. E’ un percorso che andrà rafforzato con la ricerca di forme di aggregazione all’interno della filiera nello sforzo di fare sistema. Attenzione particolare è stata rivolta ai giovani, alla necessità di motivarli sulla base di valori positivi accompagnandoli attraverso percorsi rieducativi che valorizzino stili di vita legati al non spreco. Se sprechiamo risorse, non costruiamo le condizioni per una crescita sostenibile ed eticamente fondata. Mazzocato ha illustrato le iniziative della Chiesa friulana su questi temi, l’impegno per ridare vita alla montagna ed i percorsi educativi rivolti in particolare ai giovani, rispetto alle quali il Presidente di <strong>Confindustria</strong> <strong>Udine</strong> ha assicurato collaborazione e disponibilità nel comune interesse a sostenere una società più salda, ancorata al territorio, radicata nei valori fondativi. E.L. che non sempre è possibile andare avanti confidando nell’abilità tutta italiana di arrangiarsi, in un modo o nell’altro. Il mondo ci guarda, l’Unione Europea ci tiene sotto stesso controllo, la stessa credibilità dell’Italia è stata messa in discussione. Le conseguenze di questo declino del nostro Paese riguardano tutti noi. Abbiamo due possibilità: o fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia sperando che la tempesta un giorno possa passare per tornare alle vecchie (cattive) abitudini oppure cogliere l’attimo ripensando a nuovi comportamenti virtuosi. In tal senso, sarebbe già una conquista se l’evasione fiscale, nella nostra percezione quotidiana, non fosse più rappresentata come un’esaltazione della furbizia, ma come un reato a danno di tutta la comunità. Alfredo Longo ottobre 11 5